Roma
7:37 pm, 4 Maggio 23 calendario
5 minuti di lettura lettura

Madonna del parto: restaurata la statua cara alle aspiranti mamme

Di: Redazione Metronews
Madonna del parto
condividi

Nel cuore di Roma, nella centralissima basilica di Sant’Agostino in Campo Marzio, c’è una statua cara a tutte le aspiranti mamme. È la “Madonna con bambino”, capolavoro rinascimentale di Jacopo Sansovino, restaurata grazie al finanziamento di Banca Intesa attraverso il progetto “Restituzioni”, in sinergia con la Soprintendenza Speciale di Roma. Le donne di Roma chiamano però questa statua Madonna del parto, e a lei si rivolgono con preghiere e pensieri scritti, offerte e candele nella speranza di avere un figlio o se stanno affrontando una gravidanza difficile.

Madonna del parto: restaurata la statua cara alle aspiranti mamme

Un culto popolare e ancora molto sentito. Una devozione che però nel corso dei decenni ha ricoperto di una patina di sporco e grasso il complesso scultoreo. Le carezze ai piedi della statua e al bambino Gesù, i fumi di lanterne e candele sempre accese, lo sfregamento di olii sulle superfici in marmo avevano offuscato il suo splendore.

Il recupero con i batteri

L’opera è tornata al suo splendore grazie al biorestauro, una tecnica che utilizza dei batteri che “mangiano” lo sporco senza intaccare il marmo della scultura. Si tratta di una tecnica che ha preso il via nel 2.000 e che è diventata sempre più innovativa. Nel caso del restauro della Madonna del parto è stato fondamentale il contributo del laboratorio Oem dell’Enea.

Il culto promosso nel XIX secolo

Nel corso del XIX secolo c’è stato un exploit del culto mariano dovuto a papa Pio VII Chiaramonti. «Il pontefice istituì la concessione dell’indulgenza alle donne e agli uomini che avessero baciato il piede della statua recitando l’Ave Maria», ha spiegato Ilaria Sgarbozza, direttrice dei lavori della Soprintendenza. Nella prima metà del Novecento il piede sinistro era così consumato che venne sostituito da un arto in lamina d’argento.

Nel 1984o sporco aveva completamente ricoperto l’opera e si sono prese le prime misure protettive, come contenere il numero di lumi accesi o mettere un bussolotto ai piedi della statua per raccogliere le offerte.

Sei mesi di lavoro

Ci sono voluti sei mesi di intervento in cui sono state fatte analisi diagnostiche e si è collaborato con chimici e biologi per l’impiego di metodologie tradizionali, con l’uso di solventi organici ad estrazione, e innovative, con l’utilizzo di agenti pulenti di origine biologica (batteri). Un metodo che oltre a non aggredire i marmi tutela la salute degli stessi restauratori.

I microrganismi hanno mangiato lo sporco sull’opera d’arte non intaccando la materia di cui è composta. Poi con il laser si sono rimosse le incrostazioni sulle dorature della partitura architettonica e decorativa che incornicia il gruppo scultoreo.

L’impegno di Banca intesa

L’intervento di restauro rientra nel programma Restituzioni di Intesa Sanpaolo. Dal 1989 la banca collabora con enti ministeriali per il recupero delle opere d’arte. Ad oggi sono oltre 2.000 quelle restituite alla collettività. Negli ultimi anni la Soprintendenza speciale di Roma ha effettuato numerosi interventi di restauro nella Basilica di Sant’Agostino: sugli affreschi ottocenteschi durante il Covid, sul “Profeta Isaia” di Raffaello e sulla “Madonna di Loreto” del Caravaggio che gode anche di una nuova illuminazione. A breve è previsto il restauro della cappella di Bongiovanni con il ciclo di pitture di Giovanni Lanfranco.

 

4 Maggio 2023
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il giornale
Più letto del mondo