Terzo Polo
9:02 am, 13 Aprile 23 calendario

Calenda e Renzi, il partito unico è già morto

Di: Redazione Metronews
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Il partito unico è morto del tutto. Per Carlo Calenda «il progetto è naufragato».

Calenda e Renzi, addio al partito unico

Si tratta dell’epilogo di uno scontro che, in maniera sotterranea, si protrae da mesi all’interno del cosiddetto Terzo Polo. Da quando, cioè, Matteo Renzi ha ripreso le redini di Italia Viva, assumendo la carica di presidente. Continuato con il confronto sulla leadership del partito che sarebbe dovuto essere e su questioni più prosaiche, come le risorse da mettere in campo per le europee. Questioni sempre emerse nei passaggi che vedevano lo scioglimento di forze politiche per far nascere soggetti nuovi. In questo caso, tuttavia, i sospetti reciproci sono sembrati più forti del progetto a cui si tendeva. E il vaso ha traboccato.

L’ultima goccia, stando a quanto riferiscono i protagonisti della vicenda, è stato il comitato politico riunito ieri sera per sciogliere i nodi che si erano materializzati nei giorni scorsi. Il confronto, però, è stato troppo acceso per lasciar sperare in una ricomposizione. Le condizioni di Azione rimanevano quelle dello scioglimento anticipato delle due forze per correre uniti alle elezioni europee. Assieme a questo, la messa in comune delle risorse economiche dei due soggetti politici. Condizioni che non hanno convinto Italia Viva, stando a quanto riferisce Calenda.

 «La risposta di Renzi è stata netta: l’indisponibilità a sciogliere in qualsiasi caso Italia Viva», dice il segretario di Azione che deve prendere atto anche dell’indisponibilità del leader Iv «a prendere un commitment per passare le risorse di Italia Viva al nuovo partito. Perchè il partito nasce senza risorse, senza il 2 per mille e deve affrontare la campagna per le europee. Ovviamente erano tutti impegni che Azione era disponibile a prendere, esattamente paralleli», spiega ancora Calenda. «Alibi», è la risposta secca di Italia Viva: «Gli argomenti utilizzati appaiono alibi. Italia Viva è pronta a sciogliersi, come Azione, il 30 ottobre, dopo un congresso libero e democratico. Sulle risorse, Italia Viva ha trasferito fino a oggi quasi un milione e mezzo di euro al team pubblicitario di Carlo Calenda ed è pronta a concorrere per la metà delle spese necessarie alla fase congressuale e a trasferire le risorse dal momento della nascita del partito unico». Dunque, per i renziani lo stop al progetto di partito unico è «una scelta unilaterale di Carlo Calenda. Pensiamo che sia un clamoroso autogol ma rispettiamo le decisioni di Azione».
Ora, ad Azione non resta che «andare avanti» aprendo «all’ala liberale e popolare». Tradotto: si lavora per attrarre quell’elettorato moderato che non si riconosce nella destra di governo così come non si riconosce nel Pd. Rimane il problema della gestione di gruppi che a Camera e Senato sono ancora comuni fra Italia Viva e Azione. «In queste settimane sono stato riempito di insulti da tutte le parti, da Italia Viva e da Renzi stesso. Non ho risposto a questi insulti. I miei rilievi sono stati sempre puntuali e di natura politica. Non risponderò a questi insulti», dice Calenda: «C’è un problema di fiducia reciproca e su questo bisognerà lavorare. Perchè comunque abbiamo dei gruppi parlamentari comuni».

Botta e risposta continuo

“Eviterei di inseguire le polemiche e i retroscena. Andrei al sodo. Ieri Azione ha presentato un documento, a noi va bene con piccole modifiche assolutamente accettabili. Le abbiamo pubblicate: i vecchi partiti si sciolgono con l’elezione del Segretario nazionale del partito unico. Se Calenda ci sta, noi firmiamo. Se Calenda ha cambiato idea, lo rispettiamo e ne prendiamo atto”.

«Quanto alla Leopolda – prosegue il leader di Italia viva – chi conosce quell’esperienza sa che è un momento bello di confronto politico tra generazioni e storie diverse. E’ un momento in cui tante persone si avvicinano alla politica. Dire che non può essere più fatta la Leopolda non ha senso. La facciamo con migliaia di volontari dal 2010, non vedo perchè dovremmo smettere di farla oggi in un momento in cui la politica va difesa dai populismi e dai sovranismi. Il mio è un appello finale: basta polemiche, rimettiamoci al lavoro tutti insieme. Noi ci siamo, consapevoli della responsabilità verso tanta gente che ci chiede di tornare a sognare, non di volare rasoterra».

Calenda: “Non so se oggi la riunione”

“Il partito non lo riusciremo a fare, perché non lo vuole fare”. Questa la risposta di Carlo Calenda, intercettato questa mattina da Enrico Lucci che ha chiesto al leader di Azione aggiornamenti sull’accordo con Matteo Renzi per il partito unico con Italia Viva. “Perché non vuole farlo?”, lo incalza l’inviato di Striscia. “Perché vuole tenersi soldi e partito di Italia Viva e non si può far nascere, da due partiti, tre partiti: diventa ridicolo”, risponde Calenda. Che aggiunge: “Non so se oggi ci sarà una nuova riunione, ma lui non viene alle riunioni. Non ci ho parlato, perché lui parla solo con Obama e Clinton”.

Italia Viva: “Stop è scelta unilaterale di Calenda”

«Interrompere il percorso verso il partito unico è una scelta unilaterale di Carlo Calenda. Pensiamo che sia un clamoroso autogol ma rispettiamo le decisioni di Azione». Così Italia viva, in una nota dell’ufficio stampa.

«Gli argomenti utilizzati appaiono alibi. Italia Viva è pronta a sciogliersi, come Azione, il 30 ottobre, dopo un congresso libero e democratico. Sulle risorse, Italia Viva ha trasferito fino a oggi quasi un milione e mezzo di euro al team pubblicitario di Carlo Calenda ed è pronta a concorrere per la metà delle spese necessarie alla fase congressuale e a trasferire le risorse dal momento della nascita del partito unico».

Da Italia Viva si commentano le parole del leader di Azione che ha definito “morto” il progetto del partito unico. “Noi siamo pronti a lavorare fino all’ultimo e lo stavamo facendo mentre Calenda se ne è uscito con quelle dichiarazioni”, spiegano parlamentari renziani. Da Iv si ricordano i passaggi delle ultime ore. “Ieri alla riunione c’era accordo su tutto tranne che su due punti: la questione dei soldi con la nostra proposta, riteniamo condivisibile, di dividere a metà tutte le spese e poi il punto della Leopolda che francamente è inaccettabile. Ci siamo lasciati, dopo la riunione, con l’accordo di tenere bassi i toni e poi Calenda esce e spara a zero. Stamattina sui social lo stesso” mentre Matteo Renzi, si sottolinea, ha risposto “con toni distensivi”.

Quindi si arriva all’aula stamattina in Senato. “Abbiamo ascoltato Calenda e poi lui se ne è andato di fretta e furia. Siamo rimasti in aula tutti insieme a discutere di come ricomporre e aggiustare il documento e mentre lo facevamo Calenda fa quelle dichiarazioni…”. Il sospetto, argomentano i renziani, è che il leader di Azione avesse già deciso di rompere e per un motivo: il timore di perdere il congresso se si fosse candidato Luigi Marattin. “Il sospetto c’è. Dice che Iv non si scioglie? Ma se abbiamo detto che il 30 ottobre Italia Viva si scioglie chiunque vinca il congresso. C’è la data di scadenza come lo yogurt…”.

13 Aprile 2023
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