Def, i sindacati: “Non sufficiente, resta la mobilitazione”

«Restiamo in attesa di leggere il testo integrale del Def uscito ieri sera dal Cdm per un giudizio complessivo. Le anticipazioni circolate in queste ore profilano tuttavia un impianto non sufficiente a garantire una svolta sui principali dossier dal lavoro alla sanità, dalla coesione allo sviluppo». Lo ha dichiarato il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, a margine del Consiglio generale della Cisl del Veneto, in corso a Mestre.
Il Def e il fisco
«Sul fronte fiscale registriamo una buona notizia fortemente rivendicata dalla Cisl, la volontà del governo di mettere 3 miliardi aggiuntivi, in corso d’anno, sul taglio del cuneo. Una scelta importante e positiva a condizione che le risorse siano concentrate tutte sul lavoro per ridurre le tasse ai redditi medio-bassi. Ci sembra un Documento Finanziario troppo difensivo, così si rischia di non agganciare la sfida della ripartenza. Dobbiamo dare margine a una politica espansiva, riallacciare il confronto con il sindacato e rafforzare un dialogo sociale che in questi mesi si è andato indebolendo. Per questo ci mobiliteremo nelle prossime settimane in modo intransigente, costruttivo e responsabile avanzando proposte concrete su fisco, previdenza , lavoro, aumento retribuzioni e pensioni, sanità, risorse per la non autosufficienza, rinnovo contratti pubblici e privati, politiche industriali e Mezzogiorno. Il governo ascolti la voce del mondo del lavoro».
“Appena saranno resi disponibili leggeremo con attenzione i testi, ma al momento restano confermate tutte le ragioni della nostra mobilitazione”. Lo ha dichiarato PierPaolo Bombardieri, il segretario generale della Uil nel corso di un’assemblea organizzata alla raffineria Api di Falconara Marittima, in provincia di Ancona commentando il Def.
“Appena avremo i testi a disposizione – rileva – verificheremo, nel dettaglio, cosa significano i 3 miliardi per il taglio del cuneo fiscale previsti nel Def e che impatto concreto avranno sulle retribuzioni. Resta, comunque, il problema del mancato rinnovo dei contratti. Il governo – prosegue il leader della Uil – dovrebbe intervenire per detassare gli aumenti contrattuali sia di primo sia di secondo livello. Inoltre, non dovrebbero essere più dati contributi a quelle aziende che non rinnovano i contratti, che non rispettano le norme sulla sicurezza, che delocalizzano e non pagano le tasse in Italia. Nel Def, poi, non ci sarebbero risorse per la riforma fiscale, che noi continuiamo a rivendicare per una riduzione strutturale delle tasse a lavoratori dipendenti e pensionati, dai quali, oggi, proviene il 90% del gettito Irpef”. “Peraltro – sottolinea Bombardieri-, ribadiamo la nostra contrarietà alla riduzione delle aliquote, perché la storia dimostra che tutte le volte che si è seguita questa strada ne hanno beneficiato solo i redditi più alti. Nessuna risposta, infine, viene data sul capitolo pensioni e welfare”.
“Non conosciamo ancora il testo del Def e nemmeno ci hanno coinvolti per discutere di questo: il governo dunque mantiene un approccio verso il mondo del lavoro che per noi non è utile nemmeno per il governo e per il Paese. Ed è vero che il Pil cresce più di altri ma noi abbiamo una inflazione altissima che erode salari e potere d’acquisto. C’è bisogno di risposte ai problemi che ci sono: i giovani non possono continuare ad essere precari sfruttati o al nero o doversene andare via dal Paese per lavorare e le persone che per vivere hanno bisogno di lavorare non possono essere povere lavorando – avverte il leader Cgil, Maurizio Landini – Per questo noi scendiamo in piazza, per dare voce a chi non ce l’ha. E se le risposte arriveranno siamo pronti a fare la nostra parte; se non avvengono per quel che ci riguarda maggio non sarà che l’inizio della mobilitazione e non escludiamo nessuna iniziativa di nessun genere che il sindacato ha a disposizione. Vogliamo essere ascoltati e rispettati”.
Leo: “Mediato tra finanza pubblica, sostegno all’economia e riduzione del carico fiscale”
«I mercati ci osservano, purtroppo abbiamo dei tassi di interesse in crescita e abbiamo mediato tra finanza pubblica, misure di sostegno all’economia e riduzione del carico fiscale» Lo ha detto il viceministro all’Economia, Maurizio Leo, incontrando il Consiglio di Confcommercio sui temi della riforma fiscale spiegando che «bisogna fare attenzione sempre, altrimenti ne deriverebbero conseguenze assolutamente pregiudizievoli per la tenuta del sistema paese».
«A novembre avremo i dati della finanza pubblica e quindi gli elementi che riguardano la crescita, il rapporto deficit/Pil» e quelle le risorse «verranno messe da una parte per la riduzione delle tasse. Vedremo le risorse che verranno esattamente individuate con la Nota di aggiornamento al Def, in novembre si dovrà presentare la nota di aggiornamento, e sulla base di quei dati potremmo dire gli interventi di riduzione delle tasse che faremo nel 2024», ha spiegato.
Il Fmi
Il Fondo Monetario Internazionale conferma per il 2023 per l’Italia il target tendenziale di deficit del 3,7% espresso nel Def, con un rapporto debito pil al 140,3%. E’ quanto mostrano le tabelle contenute nel Fiscal Monitor appena diffuso. Per il nostro paese, secondo l’organizzazione, quest’anno si dovrebbe tornare a un avanzo primario (ovvero la differenza fra incassi e spesa, escluso il peso degli interessi sul debito) dello 0,4% del Pil , con un incremento allo 0,8% nel 2024.
Per il disavanzo il Fondo stima un calo progressivo al 3,3% nel 2024, al 2,3% nel 2025, fino al quasi pareggio del -0,7% nel 2028.
Sul fronte debito, invece, dopo il picco toccato nel 2020 al 154,9%, solo nel 2027 si tornerà vicini al livello pre-Covid con il 134,8% (era al 134,1% nel 2019) per poi scendere nel 2028 al 131,9%. Quanto alla pressione fiscale, per il 2023 il Fondo prevede il picco al 50% con un calo progressivo al 47,8% nel 2028. Anche per la spesa pubblica il trend è di calo continuo dal 53,7% (interessi inclusi) quest’anno fino al 48,5% del Pil nel 2028.
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