Capitale invasa dalla droga, raffica di arresti
Capitale invasa dalla droga, raffica di arresti . Un vero e proprio linguaggio in codice per riferirsi alla droga. È quanto è stato scoperto nel corso dell’indagine anti-droga fra Torpignattara e il Pineto che ha portato stamattina dalle prime luci dell’alba, i carabinieri del comando provinciale di Roma, supportati dal Nucleo carabinieri cinofili di Santa Maria di Galeria, a dare esecuzione ad un’ordinanza che dispone misure cautelari nei confronti di 15 persone, tra le quali italiani, bengalesi, romeni e tunisini, emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Roma su richiesta della locale Direzione distrettuale antimafia.
Capitale invasa dalla droga, raffica di arresti
E’ emerso infatti l’impiego di telefoni, denominati “citofoni”, adoperati esclusivamente per comunicazioni sui luoghi d’appuntamento e per la tipologia e quantità di sostanza stupefacente richiesta, attraverso l’utilizzo di un apposito linguaggio in codice: così, con il nome “Bruno” ci si riferiva in realtà all’hashish, con “Maria”, ”Mary, “Verde” o “M” alla marijuana, mentre con “Lei”, “Ina” o “Cristiano” veniva indicata la cocaina.
Con il termine “un biglietto intero”, poi, in base alla tipologia di droga richiesta dall’acquirente, venivano indicate le dosi da consegnare, mentre con “chiavi della bicicletta” i membri del sodalizio comunicavano tra loro riferendosi alle chiavi dei depositi dove lo stupefacente veniva di volta in volta custodito.
La Capitale invasa dalla droga
«La Capitale è invasa dalla droga: c’è una grandissima richiesta e di conseguenza una variegata offerta. Poi riscontriamo una maggiore facilità a ricorrere all’uso delle armi, sempre più diffuse in città». Ad affermarlo in un’intervista a Il Messaggero è il questore della capitale Carmine Belfiore, secondo cui ciò spiegherebbe l’escalation di omicidi, tentati omicidi, gambizzazioni, sequestri di persona degli ultimi tempi. E se alcuni fatti sono del tutto imponderabili quanto imprevedibili, tuttavia per il massimo dirigente di Polizia della città l’apparato di repressione «ha dato ottimi risultati perchè su 15 omicidi, 13 sono stati risolti; su 7 tentati omicidi, 5 sono stati risolti».
La droga arrivava da Primavalle
Al termine di ogni giornata di lavoro, infine, il vertice della struttura riceveva la contabilità e controllava così l’operato e l’efficienza dei singoli spacciatori. Stando alle indagini a rifornire la piazza di spaccio, completando di fatto la struttura delinquenziale piramidale, vi era un ventinovenne romano in qualità di fornitore ufficiale, che a sua volta si approvvigionava da un grossista di origini pakistane, con contatti nel quartiere di Primavalle, in grado di alimentare il sodalizio con ingenti partite di hashish e marijuana, alcune delle quali sono state intercettate dai carabinieri.
In due differenti interventi, infatti, i militari sono riusciti a sequestrare un carico da 5 chilogrammi di hashish e un altro da più di 2 chilogrammi di marijuana, pronti per essere confezionati in dosi e successivamente distribuiti nelle piazze di spaccio. Gli accertamenti compiuti dai militari hanno permesso di appurare l’esistenza di un altro canale di rifornimento che il grossista aveva aperto verso altri pusher attivi al Pigneto, anche loro raggiunti dall’ordinanza.
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