Tensione per le nomine nelle aziende big, tutto rimandato
Resta alta nel governo la tensione per le nomine nelle aziende big partecipate statali, come Enel, Eni, Poste e Terna.
Le nomine e il Governo
“I giornali vendono sempre di meno perchè appunto raccontano cose spesso fantasiose…”, assicura il vicepremier Matteo Salvini, oggi a Udine con il governatore del Friuli Venezia Giulia, il leghista Massimiliano Fedriga.
“Ieri ho sentito più volte Giorgia, ieri l’altro pure, oggi ci vediamo in Cdm alle 15 – dice Salvini – e la questione delle nomine delle partecipate statali “la chiuderemo in totale serenità”.
“Bizzarro se a decidere è un partito solo…”
Invece il Consiglio dei ministri ha rimandato la questione. Il tema delle nomine per le aziende partecipate dallo Stato non è stato affrontato nel Consiglio dei Ministri odierno, rendono noti diversi ministri, al termine della riunione di oggi. E dunque la tensione resta.
In qualche modo lo certifica Riccardo Molinari, capogruppo alla Camera della Lega: «La scelta dei vertici delle società di Stato quotate è una partita ristretta tra i leader, quindi questa è una partita che sta seguendo direttamente il nostro segretario Salvini con Giorgia Meloni e Tajani e credo Gianni Letta per Forza Italia – dice Molinari – E’ chiaro che c’è massimo riserbo sulle scelte, ma è chiaro che sarebbe bizzarro che fosse un solo partito ad indicare i nomi a discapito degli altri. Quindi al netto di quello che si legge sono certo che in questo momento c’è un’interlocuzione e alla fine ne usciranno delle soluzioni equilibrate dove ogni gruppo potrà indicare dei nomi o comunque dare delle preferenze. Bisogna tenere conto che sono scelte da cui deriva il futuro di queste aziende che hanno un valore economico importante per il paese, quindi non si parla di nomine di partito, si tratta di indicare dei manager, delle figure di possibili amministratori pubblici che abbiano i titoli necessari e che possono essere graditi ai partiti, ma non sono scelte di bandiera, sono scelte che vanno coniugate con la competenza ed il fatto di essere graditi da una parte o dall’altra».
«Quello che credo sia importante, che credo si sia capito anche dalle prime nomine fatte, è che per noi conta la competenza non l’appartenenza – dice il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, intervenendo alla registrazione di Porta a Porta su Rai1 – Conta la capacità di gestire un’impresa perchè il governo Meloni, il nostro Paese, si misura nella sua capacità oggi di cogliere l’occasione del Pnrr e di rispondere agli shock prima della pandemia e poi dell’energia che hanno colpito soprattutto l’Italia».
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