Pnrr
7:46 pm, 28 Marzo 23 calendario

“Alcuni progetti Pnrr irrealizzabili entro il 2026”. Lo dice Fitto

Di: Redazione Metronews
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«Se noi oggi capiamo, e lo possiamo capire anche da questa relazione, che alcuni interventi da qui al 30 giugno 2026 non possono essere realizzati, ed è matematico, è scientifico che sia così, dobbiamo dirlo con chiarezza e non aspettare il 2025 per aprire il dibattito su di chi sia la colpa».

Lo dice chiaro il ministro degli Affari europei Raffaele Fitto intervenendo durante la presentazione della Relazione della Corte dei Conti sul Pnrr dove commenta anche lo slittamento della terza tranche da 19 miliardi del Pnrr dopo la decisione della Commissione Europea di estendere di un mese la fase di verifica degli obiettivi raggiunti. «Il nostro approccio è assolutamente costruttivo e collaborativo, non si tratta di immaginare polemiche. Sarebbe singolare che gli obiettivi al 31 dicembre 2022 fossero in carico a chi si è insediato a ottobre».  Una revisione degli obiettivi si rende necessaria insomma. «L’orizzonte temporale di questo governo porta a fare una valutazione su come recuperare le risorse di quei progetti che non hanno una capacità realizzativa entro il 2026» aggiunge il ministro, sottolineando che l’opportunità del Pnrr «non è per sempre quindi bisogna valutare in modo oggettivo la necessità di modificare alcuni obiettivi».

Pnrr, personale precario, rischio ritardi

Fitto ha parlato a margine della presentazione della Relazione sullo stato di attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza redatta dalla Corte dei Conti che individua diverse criticità che contribuiscano a rallentare la navigazione del Piano. Le modalità di reclutamento del personale dedicato al Pnrr «con formule non stabili» hanno fatto emergere «non poche difficoltà, per le Amministrazioni, nel garantire la continuità operativa delle strutture che, al contrario, necessiterebbero di un quadro di risorse certo per tutto l’orizzonte temporale del Piano» si legge nella relazione. A febbraio 2023  è stato versato alle ditte solo il 70% delle somme ricevute dagli enti,  4,8 miliardi i fondi che le amministrazioni centrali titolari di interventi che fanno parte del Pnrr «hanno trasferito ai soggetti attuatori o ai realizzatori delle specifiche iniziative di spesa. La Corte sottolinea inoltre come «oltre la metà delle misure interessate dai flussi mostri ritardi o sia ancora in una fase sostanzialmente iniziale dei progetti».

 

Le modifiche alla programmazione delle risorse previste dal Pnrr, previsto da governo nell’ultima nota di aggiornamento al def, dovrebbero portare a un ritardo degli investimenti effettuati, rispetto al cronoprogramma iniziale, di circa 15 miliardi di euro a fine 2023.  Nel successivo biennio 2024-2025 è poi stimato il picco di spesa, con valori annuali che supereranno i 45 miliardi. «Risultano tutti conseguiti i 55 obiettivi del secondo semestre 2022» rileva la Corte dei Conti «In esito a tale avanzamento 38 iniziative hanno esaurito gli obiettivi europei per le stesse fissati: si tratta di 31 riforme, segnando un progresso del 49 per cento sul totale di categoria, e 7 investimenti, pari ad oltre il 3 per cento del complesso. Dette 38 misure non possono naturalmente considerarsi ultimate, in quanto le stesse potrebbero necessitare di step realizzativi ulteriori, rispetto agli obiettivi concordati in sede europea. Per i 52 obiettivi nazionali, la ricognizione effettuata dalla Corte dei conti evidenzia un tasso di conseguimento più basso (62 per cento, n. 32); a fine anno, le attività inerenti a 7 target risultavano solo avviate, 5 target figuravano ancora in via di definizione, mentre per ulteriori 8 obiettivi emergevano ritardi rispetto alla scadenza programmata».

28 Marzo 2023
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