disturbi alimentari
2:07 pm, 14 Marzo 23 calendario

Disturbi alimentari, riguardano 3 milioni di persone. Coinvolti sempre più giovani

Di: Redazione Metronews
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Sono 126 in Italia i centri dedicati alla cura dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione, di cui 112 pubblici e 14 appartenenti al settore del privato accreditato. Il maggior numero dei centri (63) si trova nelle regioni del Nord (in particolare 20 in Emilia Romagna e 15 in Lombardia), al centro ve ne sono 23 (di cui 8 nel Lazio e 6 in Umbria), mentre 40 sono distribuiti tra il Sud e le Isole (12 in Campania e 7 in Sicilia). Con l’aggiornamento della piattaforma online dedicata a questi centri (censimento al 28 febbraio) è questa la mappatura territoriale dell’Istituto superiore di sanità (Iss), pubblicata in vista della giornata del Fiocchetto lilla, coordinata dal Centro nazionale dipendenze e doping dell’Iss, e realizzata con il supporto tecnico e finanziario del Ministero della Salute-Ccm.

I disturbi dell’alimentazione e della nutrizione

“I disturbi dell’alimentazione e della nutrizione, quali anoressia, bulimia e binge eating – afferma Simona Pichini, responsabile facente funzione del Centro nazionale dipendenze e doping dell’Iss – sono purtroppo sempre più diffusi, colpiscono fasce sempre più giovani della popolazione e, se non diagnosticati e trattati precocemente, tendono a cronicizzare con effetti gravi su tutto l’organismo, a volte anche letali. La nostra piattaforma web, costantemente aggiornata, è un servizio prezioso perché offre, in tempo reale, un database dei centri dedicati alla cura di tali disturbi, che prevedono una presa in carica globale e integrata, consentendo così ai cittadini con disturbi della nutrizione e dell’alimentazione, alle loro famiglie, a chi sta loro vicino la possibilità di usufruire di interventi appropriati”.

La piattaforma offre informazioni dettagliate sui servizi a partire dalla distribuzione geografica. Rispetto alla fascia d’età presa in carico dai centri, l’84% ha dichiarato di prendere in carico persone di età pari o superiore a 18 anni, l’82% la fascia d’età 15-17 anni e il 48% i minori fino a 14 anni. La modalità di accesso è diretta nel 77% dei casi, ossia è il paziente stesso che si reca nella struttura. I centri prevedono l’accesso mediante pagamento del ticket sanitario (68%), in modalità gratuita (33%), in regime di intramoenia (11%). Mentre sono 1491 i professionisti che vi lavorano, nella quasi totalità formati e aggiornati: soprattutto psicologi (25%), psichiatri e neuropsichiatri infantili (18%), infermieri (15%), dietisti (12%), educatori professionali (8%), medici specialisti in nutrizione clinica (7%), internisti o pediatri (5%) e altri specialisti (tra tecnici della riabilitazione psichiatrica, assistenti sociali, fisioterapisti e operatori della riabilitazione motoria).

Gli interventi

Quasi tutti i servizi censiti rilevano l’esordio della patologia (97%), il tempo trascorso tra l’esordio e la presa in carico del paziente (96%) ed eventuali trattamenti pregressi (98%). E propongono, nell’85% dei casi, assistenza a carattere ambulatoriale specialistica, ma anche terapie ambulatoriali intensive o semiresidenziali (59%), mentre la riabilitazione intensiva residenziale è offerta dal 23% delle strutture.

Lo strumento diagnostico più utilizzato (87%) è il Dsm5 (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali). Una volta fatta la diagnosi, l’offerta integra diverse tipologie di intervento: psicoterapeutico (99%), di monitoraggio della condizione psichico-fisico-nutrizionale (99%), nutrizionale (98%), di terapia farmacologica (98%), psicoeducativo (97%), di abilitazione o riabilitazione fisica e sociale (66%). Gli interventi psicoterapeutici comprendono approcci individuali (98%), familiari (77%) e di gruppo (68%), spesso co-presenti. Tra gli interventi nutrizionali vi è il counseling dietologico (92%), la prescrizione di integratori alimentari (90%), la riabilitazione nutrizionale (85%), la nutrizione artificiale (71%), i pasti assistiti (67%), la supplementazione orale (65%). La valutazione della qualità del servizio viene effettuata dal 44% dei centri che rilevano la soddisfazione degli utenti (nel 97% dei casi), la soddisfazione dei familiari (63%) e la soddisfazione degli operatori (42%).

Al pediatrico Bambino Gesù di Roma casi raddoppiati in due anni

Sono quasi raddoppiati, negli ultimi due anni, gli accessi per disturbi del comportamento alimentare al pronto soccorso dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma. Aumentati di oltre il 50% anche i ricoveri, passati dai 180 casi pre-pandemia (2019) a quasi 300 casi nell’ultimo anno. Mentre, più in generale, l’esordio di questi disturbi è sempre più precoce. Negli ultimi anni si è infatti registrato un abbassamento dell’età fino agli 8 o 9 anni.

L’ospedale della Santa Sede rende noti i dati di un fenomeno che coinvolge in Italia circa 3 milioni di persone e rappresenta nel mondo, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, la seconda causa di morte per le ragazze nella fascia di età tra i 12 e i 25 anni. Nel dettaglio, nel 2021 e nel 2022 gli accessi al pronto soccorso del Bambino Gesù legati ai disturbi del comportamento alimentare sono cresciuti del 96,8% rispetto al biennio precedente (2019-2020), passando da 463 a 911. I ricoveri ordinari sono invece passati dai 362 del 2019-2020 ai 565 del 2021-2022 (+56%). In aumento anche i day hospital che sono passati da 1.062 a 1320 (+24.3%). L’andamento è confermato anche dal confronto tra i dati del 2019 (l’ultimo prima del Covid) con quelli del 2022, in cui gli accessi al pronto sono passati da 214 a 443 (+107,1%), i ricoveri da 180 a 279 (+55%) e i day hospital da 607 a 669 (+10,2%). Un trend che conferma l’aumento del disagio giovanile durante gli anni della pandemia. “Il lockdown prima e le restrizioni della socialità dopo- spiega la dottoressa Valeria Zanna, responsabile di anoressia e disturbi alimentari del Bambino Gesù – hanno fatto da detonatore per un malessere che era spesso già presente, a volte in maniera meno manifesta a volte di più . Il Covid e la quarantena sono stati sicuramente fattori di accelerazione, ma molte di queste ragazze e di questi ragazzi erano già allenati a mangiare di nascosto, a vomitare di nascosto, a vivere di nascosto”. I disturbi alimentari nell’ambito delle patologie psichiatriche presentano il più alto indice di mortalità, in particolare, nel caso dell’anoressia nervosa il rischio di morte è 5-10 volte maggiore di quello di persone sane della stessa età e sesso. In Italia, bulimia e anoressia causano più di 4000 morti.

14 Marzo 2023
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