Cinema
11:30 pm, 1 Marzo 23 calendario
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La biblioteca del mondo di Eco nel film by Ferrario

Di: Redazione Metronews
La biblioteca del mondo
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La biblioteca del mondo (quello di Umberto Eco) sbarca nelle sale dal 2 marzo.

Tutto il mondo in una biblioteca. Non una qualsiasi ma la biblioteca di un signore che di nome fa Umberto Eco e che ha passato la vita a girovagare di volume in volume, di mondo in mondo. Per questo la sua biblioteca è una storia lunghissima, una rappresentazione di vite e ora un film che dal 2 marzo sarà nelle sale, dopo un passaggio alla Festa del Cinema di Roma.

Il titolo dice già tutto La biblioteca del mondo, lo firma Davide Ferrario e ciò che lo spettatore vedrà è il mondo della biblioteca privata di Umberto Eco. Più di 30.000 volumi di titoli contemporanei e 1.500 libri rari e antichi. Un universo cartaceo che abbraccia la memoria di molti mondi.

Per Ferrario un’esperienza che non somiglia a nessun’altra. «Nel film – racconta il regista – uno dei suoi collaboratori storici dice a un certo punto di “aver avuto nella vita una fortuna: conoscere Umberto Eco”. Posso dire lo stesso ma, contrariamente al suo collaboratore, l’incontro non si era potuto trasformare in una vera frequentazione, nasce questo film, costruito giorno per giorno insieme alla famiglia».

Da dove arriva l’idea del film La biblioteca del mondo ?

«Nel 2015 Vincenzo Trione, allora direttore del Padiglione Italia della Biennale d’Arte di Venezia, mi chiese di realizzare con Eco una videoinstallazione sul tema della memoria, composta da un’intervista filmata e da un lavoro di montaggio, divisa in 3 parti. Cosi incontrai Eco. Filmammo l’intervista nel salotto della sua casa di Milano. E poi ci mettemmo a chiacchierare e lui mi chiese se volevo vedere la sua biblioteca. Ovviamente accettai e il sentimento misto di sorpresa e ammirazione che ne ricavai è quel che si comunica allo spettatore nella sequenza iniziale del film, quando seguiamo Eco in quel labirinto di libri».

«Gli chiesi subito se era disposto a rifare quella camminata per la macchina da presa. Ne venne fuori una sequenza iconica – continua Ferrario –. Ma con un risvolto triste, perché quando qualche mese dopo il professore morì, le tv di tutto il mondo usarono quelle immagini per descrivere lui e il suo rapporto coi libri. Passarono gli anni e un giornalista spagnolo, che faceva un pezzo sulle biblioteche dei grandi scrittori, mi chiese di parlargli di quella di Eco. Questo rimise in moto i contatti con la famiglia, che mi disse che la biblioteca sarebbe probabilmente stata ceduta allo Stato e che sarebbe loro piaciuto avere una testimonianza visiva della casa con i libri. Da una conversazione all’altra, venne fuori il progetto di documentare la biblioteca prima che traslocasse».

Cosa avete scoperto lavorando sui materiali d’archivio?

«Concetti magari espressi 20 anni fa, oggi profetici. Per esempio la sua provocazione anti-internet, secondo cui, venendo meno una “enciclopedia comune”, esiste la possibilità che 6 miliardi di utenti della rete credano in sei miliardi di verità private. Siamo vicini a una babele in cui sembra impossibile condividere l’idea stessa di realtà».
Ecco, se per Eco la biblioteca era una metafora del mondo, la sua biblioteca sarà non una collezione di libri ma la sua personale, anche intima, storia. Per sempre.

1 Marzo 2023
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