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5:33 pm, 16 Febbraio 23 calendario

La coltivazione del riso italiano ai minimi da 30 anni: colpa della siccità

Di: Redazione Metronews
coltivazione del riso
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La coltivazione del riso è messa in crisi dai cambiamenti climatici.

In Italia, a causa della siccità verranno coltivati quasi 8mila ettari di riso in meno per un totale di appena 211mila ettari, ai minimi da trenta anni. È quanto afferma la Coldiretti sulla base delle previsioni nel sottolineare che le preoccupazioni per il riso sono rappresentative delle difficoltà in cui si trova l’intera agricoltura nazionale. «Il riso – sottolinea la Coldiretti – è una coltura che per crescere e garantire l’equilibrio ambientale e faunistico di interi territori ha infatti bisogno di acqua. Il crollo di oltre il 30% la produzione del riso in Italia nell’ultimo anno a causa del “meteo pazzo” sta spingendo gli agricoltori ad abbandonare le risaie con effetti preoccupanti sull’ecosistema, l’economia e l’occupazione. La perdita del riso non fa altro che aumentare il problema della carenza idrica perchè la sua coltivazione garantisce dei veri e propri bacini idrici risultando determinante per l’ambiente ma per tutto l’agroecosistema. Un vero shock con oltre diecimila famiglie tra dipendenti e imprenditori impegnati nell’intera filiera, ma anche per la tutela dell’ambiente e della biodiversità».

Coltivazione del riso abbandonata

Sono 200 infatti le varietà iscritte nel registro nazionale, dal vero Carnaroli, con elevati contenuto di amido e consistenza, spesso chiamato «re dei risi», all’Arborio dai chicchi grandi e perlati che aumentano di volume durante la cottura fino al Vialone Nano, il primo riso ad avere in Europa il riconoscimento come Indicazione Geografica Protetta, passando per il Roma e il Baldo che hanno fatto la storia della risicoltura italiana.

Con 1,5 milioni di tonnellate all’anno  l’Italia garantisce il 50% dell’intera produzione di riso della Ue di cui è il primo fornitore, con una gamma di varietà e un livello di qualità uniche al mondo. Gli italiani  consumano in media fra i 5 e i 6 kg di riso a testa. In Italia con 9 risaie su 10 sono concentrate fra la Lombardia, Veneto e il Piemonte al nord dove è caduto il 40% di pioggia in meno rispetto alla media storica secondo l’analisi Coldiretti su dati Isac Cnr.

Fiumi e laghi in grave difficoltà

L’allarme siccità riguarda in realtà tutte le coltivazioni alla vigilia delle semine 2023 con il fiume Po a secco che al Ponte della Becca (Pavia) si trova a -3,3 metri rispetto allo zero idrometrico, con le rive ridotte a spiagge di sabbia come in estate. La situazione del più grande fiume italiano è rappresentativa delle difficoltà in cui si trovano tutti gli altri corsi d’acqua del settentrione con i grandi laghi che hanno percentuali di riempimento che vanno dal 34% del lago di Garda al 38% di quello Maggiore fino ad appena al 21% di quello di Como ma si registra anche lo scarso potenziale idrico stoccato sotto forma di neve nell’arco alpino ed appenninico. La situazione – sottolinea la Coldiretti – è peggiore di quella dello scorso anno quando si è registrato una perdita di almeno 6 miliardi di euro nei raccolti a causa della siccità. Con il Po a secco – precisa la Coldiretti – rischia un terzo del Made in Italy a tavola che si produce proprio della Pianura Padana dove si concentra anche la metà dell’allevamento nazionale.

Produzioni del Made in Italy a rischio

Dal grano duro per la pasta alla salsa di pomodoro, dai grandi formaggi come Parmigiano reggiano e il Grana Padano ai salumi più prestigiosi come il prosciutto di Parma o il Culatello di Zibello fino alla frutta e alla verdura la produzione della food valley – continua la Coldiretti – rappresenta la punta di diamante del Made in Italy alimentare in Italia e nel mondo. «Di fronte al cambiamento climatico è necessario realizzare un piano invasi per contrastare la siccità ed aumentare la raccolta di acqua piovana oggi ferma ad appena l’11%» sostiene il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel precisare che «insieme ad Anbi e soggetti pubblici e privati abbiamo pronti una serie di interventi immediatamente cantierabili che garantiscono acqua per gli usi civili, per la produzione agricola e per generare energia pulita. Un intervento necessario – continua Prandini – anche per raggiungere l’obiettivo della sovranità alimentare con l’aumento della produzione Made in Italy, la riduzione della dipendenza dall’estero e la fornitura di prodotti alimentari nazionali di alta qualità e al giusto prezzo. L’irrigazione, infatti, può fare – conclude – la differenza consentendo anche di triplicare le rese in campo».

16 Febbraio 2023
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