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2:03 pm, 6 Febbraio 23 calendario

Energia liberata spaventosa, Anatolia spostata di 3 metri

Di: Redazione Metronews
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Il terremoto in Turchia è stato così devastante che l’Anatolia si è spostata di circa 3 metri dopo la forte scossa registrata in Turchia alle 2:17 di stanotte.

Anatolia spostata

«In ogni terremoto si verifica un movimento sul piano di faglia, chiamato anche piano di frattura, che avviene lungo il confine tra le placche. Questo fenomeno è istantaneo e dipende dalla quantità di energia liberata durante l’evento sismico che provoca il terremoto stesso». Lo spiega Paolo Messina, ricercatore associato presso l’Istituto di geologia ambientale e geoingegneria del Consiglio nazionale delle ricerche, spiegando appunto che l’Anatolia si è spostata di circa 3 metri dopo la forte scossa.

«Generalmente – continua l’esperto – questi movimenti possono variare da pochi centimetri fino a diversi metri in funzione della magnitudo del terremoto. In questo caso, vista l’enorme quantità di energia accumulata, è stata osservata una traslazione della placca araba di circa tre metri verso Nordest-Sudovest rispetto a quella anatolica. Le due placche si interfacciano lungo il piano di frattura e hanno provocato un movimento relativo considerevole».

Uno dei terremoti più forti degli ultimi decenni

Con dieci province colpite, dalle pianure di Adana sulla costa mediterranea alle cime di 2.500 metri di Malatya, il terremoto di questa mattina presto in Turchia non è solo uno dei più forti ma anche uno dei più grandi degli ultimi decenni.


L’epicentro della scossa di magnitudo 7,4 è a Pazarcik, nella provincia di Kahramanmaras, secondo il servizio di emergenza turco Afad, anche se l’osservatorio sismico di Kandilli lo localizza a Sofalici, nella vicina provincia di Gaziantep, circa 40 chilometri più a sud. La città di Gaziantep, capoluogo di una delle due province più colpite, con due milioni di abitanti e nona città del Paese, è uno dei principali centri commerciali dell’Anatolia meridionale, situato su un altopiano di 800 metri a nord del confine siriano.

Gaziantep ospita un terzo degli 1,5 milioni di rifugiati siriani che vivono nelle province colpite dal sisma ed è il principale punto di passaggio per il commercio con la Siria. Anche Adana, la settima città più grande del Paese e uno dei suoi principali centri industriali, situata a 170 chilometri a ovest sulla pianura costiera mediterranea, ha subito danni, con il crollo di un condominio di 14 piani.

Le conseguenze sono state più gravi nella provincia montuosa di Kahramanmaras, con una popolazione di un milione di abitanti, e a Malatya, situata ad un’altitudine di 1.000 metri ai piedi di una catena montuosa che raggiunge i 2.500 metri.
Le forti nevicate in questa zona, con temperature sotto lo zero, complicano i soccorsi e aggravano la situazione dei sopravvissuti.
Anche a Diyarbakir, considerata la «capitale» delle regioni a popolazione curda dell’Anatolia sud-orientale, sono crollati diversi edifici, sebbene la città, che conta più di un milione di abitanti, si trovi a 250 chilometri a est dell’epicentro. Ma è qui che passa la faglia geologica dell’Anatolia orientale, che separa le placche tettoniche dell’altopiano anatolico dalle pianure arabe e si estende fino ad Adana, nel Mediterraneo.
Lungo questa faglia, nell’ultimo secolo sono state registrate decine di terremoti di magnitudo fino a 6 sulla scala Richter e sette di magnitudo 6-7, ma nessuno con la forza distruttiva del terremoto di oggi.
I maggiori terremoti in Turchia sono stati registrati sulla faglia Bitlis-Zagros, che si estende dalla punta orientale dell’Anatolia fino alle montagne dell’Iran, e sulla faglia dell’Anatolia settentrionale, che corre lungo la costa del Mar Nero fino al Mar di Marmara, a sud di Istanbul.
La prima è responsabile del terremoto di Van di magnitudo 7,2 che ha ucciso più di 600 persone nel 2011 e la seconda di quello di Izmit di magnitudo 7,6 del 1999 che ha devastato questa città a 80 chilometri a est di Istanbul, uccidendo più di 17.000 persone.

6 Febbraio 2023
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