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12:08 am, 1 Febbraio 23 calendario

Londra squassata da crisi e Brexit: ora due terzi vogliono rientrare nella Ue

Di: Redazione Metronews
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Londra ha ben poco da festeggiare: quello che molti analisti prevedevano sarebbe successo, nel giro di un paio di anni, a causa della Brexit così ostinatamente ma improvvidamente cercata e ottenuta, si sta drammaticamente avverando. Aggravato tra l’altro dalla crisi economica che colpisce tutta Europa per la guerra scatenata da Putin.

Dunque, mentre tutta la Gran Bretagna è colpita da una serie incredibile di scioperi, i sondaggi rivelano che l’entusiasmo iniziale per la demagogica Brexit, è sparito del tutto. E si vorrebbe a tutti i costi rientrare da mamma Ue.

Scioperi a rotta di collo

Gli agenti delle forze di frontiera hanno annunciato che si fermeranno per 4 giorni durante le vacanze scolastiche di febbraio, è l’ultimo sciopero in ordine di tempo. Circa 1.000 agenti nel porto meridionale inglese di Dover e nei porti francesi di Calais e Dunkerque incroceranno le braccia dal 17 al 20 febbraio.
Negli ultimi mesi il Regno Unito è stato colpito da un’ondata crescente di scioperi, con i lavoratori che protestano per i salari che non sono riusciti a tenere il passo con un’inflazione elevata da decenni. Domani saranno insegnanti e macchinisti a fermarsi.

Theresa May

Brexit, sondaggi in picchiata

Dunque tre anni dopo il divorzio dalla Ue, il premier britannico Rishi Sunak ha celebrato i progressi fatti dal Regno Unito ma nel Paese, secondo i sondaggi, continua a crescere il malcontento. «Nei tre anni trascorsi dall’uscita dall’Ue, abbiamo fatto passi da gigante nello sfruttare le libertà sbloccate dalla Brexit per affrontare le sfide generazionali», ha affermato il capo di Downing Street, citando «la campagna vaccinale» contro il Covid, «gli accordi commerciali con oltre 70 Paesi» e la «ripresa del controllo dei confini». Uno slancio che, dice Sunak, «non ha rallentato» durante i primi 100 giorni del suo governo, ha proseguito Sunak, assicurando che «questo è solo l’inizio: sono determinato a garantire che i vantaggi della Brexit continuino a potenziare le comunità e le imprese in tutto il Paese».

L’ex premier Johnson

La realtà invece appare in  controtendenza e l’umore nel Paese volge al peggio: stando al sondaggio di UnHerd, il 37% è fortemente d’accordo sul fatto che il Regno Unito abbia fatto male a lasciare l’Ue e il 17% moderatamente d’accordo, mentre solo il 19% è profondamente contrario a quest’affermazione.

Due terzi vogliono rientrare nella Ue

Ugualmente, in un sondaggio di Savanta per l’Independent, quasi due terzi degli intervistati si è detto a favore di un nuovo referendum per rientrare nel consesso europeo. In generale, riporta il sito WhatUkthinks citando diversi analisi, il 57% voterebbe per rientrare nell’Ue, mentre solo il 43% sarebbe favorevole a restarne fuori.

E non solo: gran parte del declino della popolarità della Brexit è stato registrato proprio tra coloro che nel 2016 hanno votato per il divorzio.

Brexit bocciata anche dai conservatori

Persino tra le fila dei conservatori, c’è chi boccia la Brexit su tutta la linea: è il caso di Guy Hands, esponente di rilievo della City, presidente e capo investimenti nella società di private equity Terra Firma ed ex donatore dei Tory, che in un’intervista alla Bbc ha denunciato «un completo disastro».

«La realtà è che è stata una situazione perdente per noi e per l’Europa. L’Europa ha perso di più (nei servizi finanziari) ma anche noi abbiamo perso», ha affermato, puntando il dito contro «un mucchio di bugie totali». «L’unico modo in cui la Brexit proposta da Boris Johnson potesse funzionare era una completa deregolamentazione del Regno Unito e uno spostamento verso una sorta di utopia di Liz Truss di uno Stato come Singapore e questo non sarebbe mai successo», ha aggiunto.

1 Febbraio 2023
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