Regionali Lazio
4:00 am, 31 Gennaio 23 calendario
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Mario Ciarla: «Made in Lazio, un valore aggiunto per le imprese»

Di: Paolo Chiriatti
Mario Ciarla
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Nato a Roma nel 1973, laureato in ingegneria elettrotecnica, Mario Ciarla vanta una lunga esperienza politica locale. Già consigliere nell’ex Municipio XII, è stato eletto in Campidoglio con il Pd nel 2006. È entrato in regione come consigliere nel 2013. È stato vicecapo di Gabinetto nel secondo mandato di Nicola Zingaretti e presidente di Arsial, l’Azienda regionale per lo sviluppo e l’innovazione dell’agricoltura nel Lazio. Incarico che ha lasciato per candidarsi alle prossime amministrative con il centrosinistra.

Trasporti

Il Tpl, in particolare a Roma, è in eterno affanno. Come dare una svolta?

«Facendo quello che la Regione ha fatto con il Co.Tral., un’azienda che non è solo sana dal punto di vista finanziario, ma che offre un servizio di qualità e puntuale. A Roma il sindaco Gualtieri ha presentato un Piano urbano per la mobilità sostenibile che va in questa direzione. In più può contare sui fondi per il Giubileo. Regione e comune possono lavorare in sinergia».

È possibile offrire come avviene in altri Paesi un’offerta di servizio pubblico gratuita?

«Penso sia giusto estendere la gratuità ai giovani, anche per educarli alla mobilità sostenibile. Ma un servizio senza costi per tutti è un obiettivo ambizioso. Il 70% del Tpl è sostenuto dalla tassazione. Potrebbe essere gratis solo in un secondo momento, una volta raggiunti standard qualitativi soddisfacenti».

Rifiuti

La raccolta differenziata, specie nella Capitale, stenta a decollare e la realizzazione di nuovi impianti è ostacolata dalle resistenze dei cittadini. Come se ne esce?

«L’aumento della differenziata, la riduzione dei rifiuti e la realizzazione degli impianti sono temi connessi. Chi è contrario al termovalorizzatore dice che disincentiva la differenziata. Non è vero: in tutte le regioni dove sono stati realizzati è aumentata. Inquina e costa molto di più non fare nulla. Basti pensare alle emissioni dei mezzi pesanti che devono conferire gli scarti di Roma altrove. L’assenza di impianti e di decisioni favorisce la criminalità e gli sversamenti illegali. E poi se dovessimo chiedere direttamente ai romani se vogliono o no il termovalorizzatore, sono convinto che l’80% direbbe di sì».

Sanità

L’emergenza Covid ha mostrato pregi e difetti della sanità laziale. La gestione della pandemia ha mostrato i limiti su altri fronti: liste d’attesa lunghissime per gli esami specialistici e i pronto soccorso presi d’assalto. Come invertire la rotta?

«Il Lazio è stato tra le regioni che hanno gestito meglio il Covid. È un fatto che nessuno contesta e ha dimostrato che il servizio pubblico può funzionare. Basterebbe fare un confronto con quello che è successo in Lombardia e con la parabola dell’ex assessore Giulio Gallera. Le liste d’attesa e i pronto soccorso in affanno scontano dieci anni di commissariamento della sanità laziale. Un’eredità dei governatori di destra. Oggi possiamo ragionare sugli investimenti e sulle assunzioni, in particolare dei più giovani, in questo comparto».

Ambiente e agricoltura

Il Lazio ha una forte vocazione nel settore primario, la Capitale è il comune agricolo più grande d’Europa. Un tema affrontato poco durante questa campagna elettorale. Non potrebbe rappresentare un’opportunità di sviluppo?

«Il Lazio vanta eccellenze nella produzione agricola riconosciute, ma non quanto dovrebbero. A Marzo dopo 15 anni la Regione tornerà al Pro Wine di Dusseldorf. È la più importante fiera vinicola d’Europa. È un risultato importante. Abbiamo vitigni autoctoni eccezionali ma ancora poco visibili. Ci sono nuove leve imprenditoriali che stanno mostrando una grande passione nel settore agroalimentare. Ma occorre una visione istituzionale e politica. Penso a un ufficio per il Made in Lazio. Potrebbe aiutare le imprese nel vincere bandi e finanziamenti, o dare visibilità agli investitori. Sarebbe un valore aggiunto, uno strumento per abbattere la dispersione e il frazionamento degli imprenditori».

Autonomia e poteri

Il governo ha in agenda l’autonomia rafforzata per le regioni. È la strada giusta per riformare gli enti locali?

«Per come è stata impostata mi sembra più una deriva tattica. Un favore alla Lega, storicamente forte nelle regioni economicamente più avanzate. Una riforma così importante dovrebbe avere una rilevanza costituzionale. Per come è pensata porterebbe a un aumento delle disuguaglianze. Un esempio? Gli stipendi degli insegnanti, più alti al nord, più bassi al sud».

Palazzo Chigi sta lavorando anche  alla riforma del sistema di governo, spingendo sul premierato. Secondo lei l’elezione diretta dei presidenti di regione ha funzionato?

«Non dobbiamo confondere la funzione politica e amministrativa con chi la esercita. L’elezione diretta dei presidenti regionali ha mostrato che contano le persone. Nel Lazio né Francesco Storace né Renata Polverini hanno governato per due mandati consecutivi, Zingaretti sì. Quindi la stabilità e la continuità di governo sono connesse alla qualità dei governatori. Un presidente di regione è qualcosa a metà tra un sindaco e un premier. Risponde alle esigenze di un territorio più ristretto ed è chiamato ad amministrare. Ma deve padroneggiare la politica perché ha il potere di emanare leggi, anche se locali. E mi chiedo se i candidati presidente nel Lazio degli altri schieramenti hanno questa preparazione».

 

31 Gennaio 2023
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