giustizia
7:52 pm, 31 Gennaio 23 calendario

La storia del 41 bis carcere duro applicato a 728 detenuti

Di: Redazione Metronews
La storia del 41 bis
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La storia del 41 bis, il regime del “carcere duro” previsto dall’ordinamento penitenziario e introdotto con la legge 10 ottobre 1986, numero 663 (la cosiddetta Gozzini, dal nome del suo promotore), è tornata al centro del dibattito in seguito al caso dell’anarchico Alfredo Cospito, da oltre tre mesi in sciopero della fame e da lunedì trasferito a Milano. Questa disposizione riguardava inizialmente le situazioni di rivolta o altre gravi emergenze. Dopo la strage di Capaci del 1992 fu introdotto un secondo comma che rendeva possibile l’applicazione del regime speciale ai detenuti per reati di criminalità organizzata, con scadenze temporali di volta in volta prorogate. L’obiettivo della norma era quello di impedire ogni legame e contatto tra il detenuto e l’organizzazione criminale del territorio di cui faceva parte. In occasione del decennale di Capaci, il 24 maggio 2002, il Consiglio dei ministri approvò un disegno di legge che prevedeva la proroga per ulteriori quattro anni e l’applicazione del 41 bis anche ai reati di terrorismo (anche internazionale) ed eversione. Il Parlamento, con la legge 23 dicembre 2002 numero 279, rese permanente il 41 bis, cancellando ogni limite temporale.

La storia del 41 bis e delle sue modifiche

Il 41 bis prevede la possibilità per il ministro della Giustizia di sospendere l’applicazione delle normali regole di trattamento dei detenuti che a quel punto si trovano a vivere in una cella singola, sotto stretta sorveglianza degli agenti penitenziari 24 ore al giorno, avendo a disposizione due ore al giorno di socialità in gruppi composti da massimo quattro persone e la possibilità di un colloquio al mese con i propri familiari videosorvegliato di un’ora dietro a un vetro divisorio. Il detenuto sottoposto al carcere duro prende parte ai processi in cui è imputato collegandosi in aula in videoconferenza. L’ultimo 41 bis in ordine di tempo è stato firmato dal guardasigilli nei confronti di Matteo Messina Denaro, il boss della mafia arrestato il 16 gennaio scorso dopo una latitanza di quasi 30 anni e rinchiuso a L’Aquila. Alla data del 31 ottobre scorso, secondo i dati del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, erano 728 i detenuti (12 donne e 716 uomini) sottoposti al regime di carcere duro, l’1,3% sugli oltre 56mila presenti in carcere. La capienza dei posti disponibili per i detenuti sottoposti al regime speciale è pari a 790 posti in 12 istituti penitenziari, di cui 742 in sezione ordinaria e 48 in area riservata, nonchè 20 posti nell’unica sezione femminile e 5 posti nell’unica sezione Casa lavoro a Tolmezzo. Di recente istituzione, il 5 luglio scorso, la sezione 41 bis presso l’istituto penitenziario di Modena con capienza di 8 posti. Il carcere con il maggior numero di detenuti al 41 bis (143) è quello dell’Aquila, in Abruzzo (dove è al momento rinchiuso Matteo Messina Denaro). Al secondo posto il carcere Opera di Milano, al terzo quello di Sassari (dove fino a lunedì era Cospito).

31 Gennaio 2023
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