Kiev chiede un sottomarino alla Germania. L’ira di Mosca
Kiev alza la posta e chiede un sottomarino alla Germania, scatenando l’ira di Mosca. «L’Ucraina chiede sempre più nuove armi e l’Occidente sta incoraggiando queste richieste – ha commentato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov – la situazione è un vicolo cieco perché, ancora una volta, questo porta ad un’escalation e al fatto che sempre più Paesi sono direttamente coinvolti». I riferimenti sono alla richiesta avanzata dal viceministro degli Esteri ucraino, Andriy Melnyk, che in un tweet ha ricordato che la Germania produce uno dei migliori sottomarini al mondo – l’Hdw Classe 212A – ed ha invitato Berlino ad inviarne uno al suo Paese «così cacceremo la Russia dal Mar Nero». Ma dopo il via libera ai tank, i tedeschi non sembrano propensi ad alzare il tiro nelle forniture, tanto che il cancelliere Olaf Scholz ha frenato anche sulle ipotesi di invio di caccia, invitando ad una maggiore razionalità: «È necessario un dibattito serio – ha detto – e non una gara in cui forse i motivi politici interni giocano un ruolo più importante del sostegno all’Ucraina».
Ucraina chiede un sottomarino
È iniziato intanto l’addestramento dei soldati ucraini per l’uso dei carri armati britannici Challenger 2. «Gli equipaggi dei carri armati ucraini sono arrivati nel Regno Unito per iniziare l’addestramento», ha annunciato su Twitter il ministero della Difesa britannico, che ha pubblicato foto di militari ucraini che scendono da un aereo della Royal Air Force. Come riferito dall’ambasciatore ucraino in Francia, Vadym Omelchenko, l’Occidente ha ufficialmente approvato «la fornitura di 321 carri armati all’Ucraina». Una cifra che si avvicina a quella rivendicata dal comandante in capo delle Forze armate ucraine, Valery Zaluzhny, il quale aveva affermato che per portare a termine una nuova offensiva l’Esercito ha bisogno di almeno 300 carri armati. E per quanto riguarda il Regno Unito, il portavoce del Cremlino Peskov ha seccamente smentito le affermazioni dell’ex premier britannico Boris Johnson sul fatto che Vladimir Putin lo avrebbe minacciato personalmente di «un attacco missilistico contro Londra». «No, quello che ha detto Johnson non è vero, più precisamente, è una bugia», ha affermato Peskov.
Tensione per gli attacchi in Iran
Sul piano internazionale si è fatta sentire Pechino. Se gli Stati Uniti vogliono che la crisi ucraina finisca il prima possibile, «dovrebbero smettere di inviare armi e raccogliere i frutti della guerra». Lo ha dichiarato la portavoce del ministero degli Esteri cinese, Mao Ning. «È necessario promuovere quanto prima un allentamento della situazione in modo responsabile e creare un ambiente e condizioni favorevoli e necessari affinchè le parti interessate possano negoziare pacificamente», ha proseguito la portavoce, che ha definito gli Usa «il più grande promotore della crisi in Ucraina» che, con l’invio di armi aumentano «costantemente la durata e l’intensità del conflitto». E la situazione geopolitica resta tesa anche per le azioni militari compiute in Iran. «I servizi russi stanno analizzando le informazioni sugli attacchi dello scorso fine settimana in Iran, per avere un quadro più o meno chiaro di ciò che è accaduto. Ma in ogni caso, qualsiasi azione del genere contro uno Stato sovrano può solo essere condannata». Ha messo in chiaro Peskov. «Israele e Usa stanno lavorando per evitare che l’Iran abbia l’arma nucleare», ha detto con chiarezza il premier israeliano Benjamin Netanyahu, dopo aver incontrato a Gerusalemme il segretario di Stato Usa, Antony Blinken. Anche se la via preferita dagli Stati Uniti per evitare che l’Iran non si doti dell’arma nucleare «è la diplomazia», «ogni opzione rimane sul tavolo per garantire che ciò non accada», ha convenuto Blinken. Da parte sua l’Iran ha convocato l’incaricato d’affari ucraino a Teheran dopo i commenti del consigliere presidenziale di Kiev, Mykhailo Podolyak, sull’attacco con droni contro una struttura militare a Isfahan. Podolyak aveva ironizzato sull’attacco, sottolineando come «la logica della guerra è inesorabile ed omicida» e «presenta il conto in modo rigoroso agli autori e ai complici. L’Ucraina vi aveva avvertito».
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