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7:15 pm, 28 Gennaio 23 calendario
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Addio a Tavecchio, presidente tra gaffes e riforme

Di: Redazione Metronews
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Lutto nel mondo del calcio. A 79 ani si è spento oggi nell’ospedale di Erba, a causa di una polmonite, Carlo Tavecchio, presidente della Figc da agosto 2014 e novembre 2017. Trentanove mesi da presidente vissuti tra gaffes e riforme per Tavecchio, nato nel ’43 a Ponte Lambro (Como), cittadina di cui fu sindaco per quasi vent’anni, dove risiedeva e dove lunedì si svolgeranno alle 15 i funerali. La politica era una sua grande passione, ma è nel calcio che raggiunse la sua notorietà.

Una carriera vissuta pericolosamente tra gaffe razziste, riforme, un buon europeo ed una storica mancata qualificazione al mondiale del 2018, che gli costò le dimissioni, quella dell’ex numero uno dei Dilettanti, Lega che guidò ininterrottamente per 15 anni dal 1999 al 2014, prima di approdare alla guida del calcio che conta.

Insulti razzisti e gaffes

Che l’era di Tavecchio in Figc fosse nata all’insegna della polemica si vide subito, con il passaggio a vuoto dell’ex presidente della Lega Dilettanti, poco prima di prendere il posto di Abete alla Federcalcio. Quel  razzista «Optì Poba» che mangiava le banane infilato in un discorso contro il crescente numero di calciatori stranieri lo costrinse alle scuse pubbliche. Tavecchio divenne comunque presidente della Federcalcio (nonostante un audio dove insultava omosessuali «Non ho nulla contro i gay ma teneteli lontani da me, io sono normale» ed ebrei, quell’«ebreaccio» riferito all’imprenditore romano Anticoli) e iniziò il lavoro del post Mondiale con un colpo inatteso: l’ingaggio di Antonio Conte alla guida della nazionale. Contratto innovativo, con diritti di immagine inclusi, intervento dello sponsor.

L’Italia calcistica ripartì e si qualificò in anticipo agli Europei. Torneo continentale in cui quell’Italia da lavori in corso riescì a eliminare la Spagna e finire la corsa ai quarti, ma ai rigori davanti alla grande Germania.

Conferenza stampa delle dimissioni di Carlo Tavecchio nel 2017

Le riforme

La Figc di Tavecchio uscì rafforzata dall’Europeo e lavorò ai cambiamenti normativi: varò il tetto alle rose con indicazioni precise sul numero di italiani e provenienti dal vivaio. Fu il primo passo delle riforme, che proseguì con le norme sul fair play finanziario e il lancio dei centri federali; ma al centro crimaneva la madre di tutte le riforme, la riduzione della serie A a 18 squadre, lanciata e però subito incagliata nelle secche della Lega. 

Ma i guai erano sempre dietro l’angolo: Felice Belloli, successore di Tavecchio alla guida dei Dilettanti, nel verbale di una riunione del direttivo definì “4 lesbiche” le calciatrici. Nuova bufera e Tavecchio, ancora sotto pressione, ne escì costringendo Belloli a lasciare.

Rieletto il 6 marzo, dopo aver battuto lo sfidante Andrea Abodi, Tavecchio sperava di essersi messo alle spalle i guai peggiori. Restavano quelli delle Leghe: commissario di quella di A, ha cercato di scavallare anche gli ultimi ostacoli.

Senza Mondiale, addio Figc

Ma il peggio doveva ancora arrivare: per scongiurarlo aveva definito un’apocalisse l’eventualità che l’Italia non andasse ai mondiali. L’incubo invece diventò realtà, tra le lacrime del ragioniere di Ponte Lambro che si fece re del calcio italiano.

28 Gennaio 2023
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