Lavoro
8:27 pm, 16 Gennaio 23 calendario

Colf e badanti, scatta già da gennaio l’aumento del 9,2%

Di: Redazione Metronews
condividi

Nessun accordo raggiunto sull’adeguamento retributivo spettante a colf, badanti e baby sitter, scatta quindi subito l’adeguamento all’80% dell’indice Istat per quando concerne le retribuzioni minime che da gennaio aumenteranno quindi del 9,2%, e al 100% per le indennità di vitto e alloggio. «I sindacati, Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl, Uiltucs e Federcolf non hanno voluto accettare la proposta avanzata dalle associazioni datoriali rappresentate dalla Fidaldo di scaglionare gli aumenti dovuti nel corso dell’anno», si legge in una nota della Federazione Nazionale dei Datori di Lavoro Domestico (composta dalle associazioni Nuova Collaborazione, Assindatcolf, Adlc e Adldal) al termine della riunione della Commissione Nazionale per l’aggiornamento retributivo.

Scatta subito l’aumento per colf e badanti

Sono quindi state definite le nuove tabelle retributive applicate agli assistenti familiari colf, badanti e baby sitter. In sede di Commissione Nazionale, riunita al ministero del Lavoro in terza convocazione. L’aumento retributivo, per un assistente familiare che assiste persone non autosufficienti inquadrato nel livello C super con decorrenza dal mese di gennaio 2023, è pari ad un incremento tabellare di 94,42 euro. L’aumento retributivo, da riparametrare per gli altri livelli, va da un minimo di 61,10 per il livello A ad un massimo di 116,64 per il livello D super. Nel caso di una badante non convivente per persona non autosufficiente, che lavora per 30 ore settimanali, con l’adeguamento all’80% (85 euro in più al mese in busta paga) lo stipendio mensile passa da 926,9 euro del 2022, a 1012 del 2023. A questa cifra però vanno aggiunti rateo Tfr, tredicesima e ferie. Per la badante convivente a tempo pieno si passa da 1026 euro circa a 1120,76 (circa 95 euro in più in busta paga).

Sempre più giovani e maschi tra colf e badanti

Il lavoro domestico è caratterizzato da una forte presenza straniera (70% del totale), soprattutto dell’Est Europa, e da una prevalenza femminile (85%), anche se negli ultimi anni si è registrato un aumento sia degli uomini che della componente italiana. Lo sottolinea il quarto Rapporto annuale sul lavoro domestico a cura dell’Associazione Domina, secondo cui nell’ultimo anno sono aumentati soprattutto gli uomini immigrati (+22,1%), generalmente i primi beneficiari della «sanatoria». Secondo Lorenzo Gasparrini, Segretario Generale di Domina, «in Italia il lavoro domestico rappresenta non solo una necessità per le famiglie italiane ma anche, specialmente nei momenti di crisi economica, un’opportunità di lavoro per i giovani. Gli ultimi anni sono stati caratterizzati dall’aumento di giovani nel lavoro domestici. Non si tratta solo di stranieri, ma anche di giovani italiani che trovano in questo settore un ingresso nel mondo del lavoro. In particolare, nelle regioni del Sud caratterizzate da un alto tasso di disoccupazione giovanile, il lavoro domestico può rappresentare un ambito di lavoro sicuro, formativo e duraturo». Continua il segretario generale: «il lavoro domestico è cambiato, come molti segmenti della società, e non è più un comparto esclusivamente femminile e poco professionalizzato. Oggi gli uomini impiegati nel comparto sono quasi 150 mila, pari al 15% del totale. Si tratta di una componente molto dinamica, cresciuta di quasi il 30% negli ultimi sei anni. Poco nota, in particolare, la figura del ‘badantè: 40 mila lavoratori uomini addetti alla cura della persona. Si tratta di dinamiche importanti, che danno prova dell’Italia che cambia. E a cui anche le politiche per la famiglia, e per la non autosufficienza, dovrebbero adeguarsi»Ila

 

16 Gennaio 2023 ( modificato il 17 Gennaio 2023 | 14:57 )
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il giornale
Più letto del mondo