vaticano
9:58 am, 31 Dicembre 22 calendario

Morto Ratzinger, Papa emerito Benedetto XVI

Di: Redazione Metronews
condividi

Joseph Ratzinger, 95 anni, è morto oggi.

Le condizioni di salute di Ratzinger si erano aggravate nei giorni scorsi. L’annuncio dell’aggravamento delle condizioni di salute dell’anziano papa emerito, 95 anni, era stato dato dallo stesso Papa Francesco all’udienza generale di mercoledì scorso durante la quale aveva invitato a pregare per lui.

“Con dolore informo che il Papa Emerito, Benedetto XVI, è deceduto oggi alle ore 9:34, nel Monastero Mater Ecclesiae in Vaticano”,  fa sapere il portavoce del Vaticano Matteo Bruni.

Il Vaticano fa sapere che dalla mattina di lunedì 2 gennaio, il corpo del Papa Emerito sarà nella Basilica di San Pietro in Vaticano per il saluto dei fedeli.

I dilemmi del funerale

In queste ore, dopo la morte del Papa emerito, in Vaticano si sta decidendo come si dovranno svolgere i solenni funerali di Ratzinger. Con la morte del Papa emerito, si aprono infatti scenari inediti. Potrebbe essere lo stesso Bergoglio a presiedere i funerali solenni del suo predecessore. Il liturgista don Claudio Magnoli, consultore della Congregazione per il Culto divino e la Disciplina dei Sacramenti, interpellato nelle ore in cui la Chiesa era riunita in preghiera per il Papa emerito, ha spiegato: “Dal punto di vista liturgico, credo che quando avverranno le esequie verrà utilizzato sostanzialmente il rituale che si prevede per le esequie dei Papi dal momento che con Ratzinger parliamo di un Pontefice. La differenza sostanziale” rispetto a quando muore un Papa “è che probabilmente potrebbe presiederle il Papa regnante, dunque Bergoglio, mentre invece quando c’è la morte di un Papa è il decano dei cardinali a presiedere”. Il liturgista, tuttavia, non esclude nemmeno che possa rimanere il decano a presiedere solenni esequie se Papa Francesco non se la sentisse a causa dei noti problemi al ginocchio.
Altro aspetto inedito rispetto ai rituali di eventuali esequie è legato alla vestizione del Papa emerito. “Siccome Joseph Ratzinger anche in questi quasi dieci anni da papa emerito non ha rinunciato alla veste bianca – aveva osservato il liturgista – potrebbe decidere di tenere i paramenti pontifici. Si può ipotizzare anche che Ratzinger abbia dettato anche queste volontà in un testamento. O che deciderà forse il cerimoniale del Vaticano”. Il Papa emerito ha invece già indicato nel 2020 il luogo dove vuole essere sepolto. Lui ha scelto la tomba che fu di Giovanni Paolo II, nella cripta di San Pietro. Tomba che è libera perché l’urna e i resti di Wojtyla sono stati trasferiti in una cappella vicino alla Pietà di Michelangelo dopo la sua canonizzazione.

Ratzinger ottavo papa tedesco

Ratzinger è stato l’ottavo Papa tedesco, il primo dopo 950 anni. L’ultimo era stato Vittore II, ovvero Gebardo di Dollstein-Hirchsberg, eletto nel 1055 e morto due anni dopo. Fu lui a chiudere la stagione dei Papi tedeschi, i quattro pontefici scelti dall’imperatore Enrico III che malgrado i condizionamenti politici avviarono un’azione di riforma e moralizzazione della Chiesa.

Il primo era stato Clemente II, fatto Papa nel 1046 dal sinodo di Sutri e deceduto un anno dopo, che incoronò Enrico ma combattè anche il lassimo morale del clero. Gli succedette Damaso II, morto di malaria dopo appena 23 giorno dall’insediamento. A portare avanti le riforme fu così Leone IX, un alsaziano fatto Santo e che si festeggia proprio il 19 aprile. Vescovo di Toul, si impegnò nel risanamento morale della Chiesa: convocò subito un concilio in cui rinnovò la condanna di Clemente II per la vendita delle indulgenze e del nepotismo, nonchè per i concubinati clericali. Per la riforma ecclesiastica chiamò a Roma alcune delle figure più integre e dotte del monachesimo, da Ildebrando di Soana (poi divenuto Gregorio VII) a Umberto di Moyenmontier. Nel 1055 salì al soglio pontificio Vittore II, morto ad Arezzo nel 1057.

Abdicazione dopo 600 anni

Benedetto XVI con la rinuncia al soglio pontificio, annunciata l’11 febbraio 2013, è stato il primo Pontefice ad abdicare dopo 600 anni. I casi storici di rinuncia non mancano soprattutto nei tempi più remoti del Papato: San Clemente, quarto pontefice romano, arrestato ed esiliato per ordine di Nerva nel primo secolo dopo Cristo, abdicò dal Sommo Pontificato indicando come suo successore Evaristo, affinchè i fedeli non restassero senza pastore.
Nella prima metà del III secolo, Ponziano lo imitò poco prima di essere esiliato in Sardegna; al suo posto venne eletto Antero

Silverio, 58esimo vescovo di Roma, fu deposto da Belisario e in punto di morte (11 marzo 537) rinunciò in favore di Vigilio, fino ad allora considerato un usurpatore. Vi sono poi molti altri casi, più problematici, in cui si discute se vi sia stata rinuncia tacita, come nel caso di Martino (VII secolo).
Altro caso più difficilmente inquadrabile è quello di Benedetto IX, che prima venne deposto in favore di Silvestro III, salvo poi riassumere la carica per poi rivenderla a Gregorio VI, il quale, accusato di simonia, fece atto di rinuncia dopo aver ammesso le sue colpe. Siamo nella prima metà dell’anno Mille. Il più celebre caso di rinuncia all’ufficio di Romano Pontefice fu quello di Celestino V, detto anche «il Papa che fece per viltade lo gran rifiuto», che portò all’elezione di Bonifacio VIII nel 1294.
Poichè Celestino V fu un Pontefice non affine a Dante Alighieri, egli nella sua Divina Commedia lo pone, probabilmente, nell’Antinferno tra gli ignavi, ossia tra coloro «che visser sanza ‘nfamia e sanza lodo», non facendo propriamente il male ma nemmeno operando il bene, così che tanto la misericordia divina li sottrae all’Inferno quanto la giustizia li esclude dal Paradiso. Anche se non è certo chi il Sommo Poeta volesse indicare nel seguente passo. Secondo alcuni critici potrebbe trattarsi di Ponzio Pilato, Esaù o Giano della Bella.

Per gli storici, fu l’allora cardinale Benedetto Caetani (il successivo Papa Bonifacio VIII), esperto di diritto canonico, a redigere una Bolla contenente tutte le giustificazioni per un’abdicazione del Papa. Caetani, sostengono gli storici, intravedeva la possibilità di ascendere egli stesso al soglio pontificio, cosa che poi avvenne.
Nel 1415 un altro Papa, Gregorio XII, eletto all’epoca dello Scisma d’Occidente a Roma, dopo molti anni di lotte e di contese giuridiche, belliche e diplomatiche, fece atto di sottomissione ai decreti emessi dai padri conciliari, durante il Concilio di Costanza, che era stato convocato dall’antipapa Giovanni XXIII e presieduto dall’Imperatore Sigismondo per dirimere ogni questione. Uno di questi decreti intimava a tutti i contendenti di abdicare, nel caso che non si trovasse una soluzione e non si raggiungesse l’accordo fra i tre pretendenti al Soglio. Davanti al rifiuto di Benedetto XIII (rappresentante dell’obbedienza avignonese) e alla fuga di Giovanni XXIII (poi ricondotto in Concilio e deposto), alla fine Gregorio XII acconsentì ad abdicare, dopo aver riconvocato con una sua bolla il medesimo Concilio.
All’abdicazione però non seguì l’elezione di un nuovo Papa, che si verificò passati due anni e solo successivamente alla scomparsa di Gregorio XII, dopo la quale venne convocata un’assemblea mista di cardinali e di padri conciliari, che elesse Martino V nel 1417.

 

31 Dicembre 2022 ( modificato il 1 Gennaio 2023 | 16:09 )
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il giornale
Più letto del mondo