Roberto Napoletano: “Meloni tenga in vita il miracolo di Draghi”
Roberto Napoletano, direttore del Quotidiano del Sud, ne è convinto: «Giorgia Meloni è ad un bivio tra diventare la leader di un moderno conservatorismo o rappresentare solo l’ennesima effimera stagione politica. Il bivio si supera dicendo con chiarezza ai propri elettori la verità su cosa significa governare: significa proseguire il miracoloso lavoro “nascosto” della stagione Draghi avendo un’arma in più, che è quella di essere espressione del voto popolare. Giorgia Meloni deve parlare chiaro agli alleati e agli italiani, ribadendo che l’unica strada è proseguire sul percorso di riforme per rendere sostenibile la crescita – e il rimborso del debito – e riaffermando la collocazione strategica atlantica ed europeista del nostro Paese».
Il suo libro “Riscatti e ricatti”, appena pubblicato da “La nave di Teseo”, è un thriller politico che documenta nei dettagli quello che lei ha definito il “draghicidio”. Com’è andata?
«L’arma è stata il racconto catastrofista italiano, che ha nascosto il miracolo di Draghi. Abbiamo avuto record di crescita e occupazione, saldo attivo della bilancia commerciale e siamo stati i più veloci nella conversione energetica. Questo aveva generato un virtuoso meccanismo di fiducia degli investitori e dei consumatori. Dopo decenni eravamo ricomparsi sulla scena europea con Mario Draghi numero uno. Il movente è stato dunque che aveva fatto troppo bene e andava fatto cadere. A compiere il “draghicidio” sono stati Berlusconi e Salvini, senza nemmeno metterci la faccia».
Lei fa riferimento anche ad intrighi contro l’Italia, manovrati da chi?
«Draghi, con un passato autorevole di architetto della moneta unica, era il più titolato a guidare il percorso verso un’Europa federale. Stava ridando linfa ad una vera leadership politica quanto mai necessaria in una fase dove assistiamo su scala globale ad un conflitto di civiltà dove è in gioco la democrazia. Teneva testa al disegno affaristico egemonico della Germania, che ha deciso di guardare ad Est e che era a conoscenza delle vere mire espansionistiche di Putin ma non ha avvertito nessuno. Il silenzio della Merkel è stato assordante: lei sapeva ed ha la colpa di non aver avvisato gli altri. Le sanzioni di Draghi hanno fatto molto male alla Russia e il mondo autocratico aveva tutto da guadagnare dalla sua estromissione. È in corso una guerra mondiale delle materie prime, dal cui esito si deciderà chi guiderà il mondo dopo. Per questo è fondamentale scegliere bene oggi il proprio schieramento, come già fece Alcide De Gasperi nel dopoguerra con gli Usa».
Tornando all’Italia, come va la “scommessa” di Giorgia Meloni alle prese con la sua prima manovra?
«Dovrebbe difendere con forza ciò che di buono è stato fatto: due terzi della manovra sono in coerenza con quanto fatto da Draghi, ovvero fare il più possibile – con le risorse disponibili – per sostenere le famiglie e le imprese. Di buono ci sono stati anche la riforma dei servizi pubblici locali, più liberalizzatrice dell’impianto del governo precedente, e la semplificazione del codice degli appalti. Ho però la sensazione che Giorgia Meloni abbia difficoltà ad esplicitare quel che si sta facendo nella giusta direzione, perché va contro quello che si è promesso e raccontato in campagna elettorale. Deve avere il coraggio di parlare chiaro, per tenere in vita il miracolo di Draghi e non tagliare le gambe alla fiducia».
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