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1:29 pm, 18 Dicembre 22 calendario

Salta la soglia 60 euro del Pos. Manovra in forte ritardo

Di: Redazione Metronews
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La soglia dei 60 euro sul Pos probabilmente salta: sono stati accantonati in commissione Bilancio della Camera gli emendamenti alla manovra sul Pos in attesa che il governo chiarisca le sue intenzioni sulla norma che introduce la soglia di 60 euro sotto la quale i commercianti possono rifiutare i pagamenti elettronici.

La soglia del Pos era del resto stata tra i provvedimenti della Manovra criticati e dunque “bocciati” dalla Commissione Ue nei giorni scorsi, come del resto quello sul contante a 5000 euro.

Giorgia Meloni

La soglia sul Pos e la Manovra

«Sapete benissimo che quello è un obiettivo del Pnrr e quindi lo stiamo trattando con la commissione», ha detto il presidente del Consiglio Giorgia Meloni rispondendo ai cronisti che le chiedevano dell’obbligo Pos sotto i 60 euro. «Se non ci sono i margini» di trattativa con la commissione europea per togliere l’obbligo di accettare il Pos sotto i 60 euro «ci inventeremo un altro modo per non far pagare agli esercenti le commissioni bancarie sui piccoli pagamenti».

«L’opposizione fa il suo lavoro, come è giusto che sia. Noi siamo stati molto disponibili anche a valutare nel merito le singole proposte che arrivavano, perchè se arrivano buone proposte non ci sono problemi ad approfondirle. Se invece l’approccio è pregiudiziale, il governo deve fare il governo e l’opposizione fa giustamente l’opposizione».

La commissione Bilancio della Camera riprenderà alle 15 l’esame degli emendamenti segnalati alla manovra, in attesa della presentazione del terzo pacchetto di modifiche del governo e dell’intervento del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, confermato per le 21.30 nonostante la richiesta delle opposizioni di anticiparlo al pomeriggio per avere delucidazioni sul caso Pos, su cui il governo starebbe proseguendo la sua riflessione.

Le possibilità in campo restano due: o la cancellazione totale della norma che introduce la soglia di 60 euro sotto la quale i commercianti possono rifiutare i pagamenti elettronici, o l’abbassamento del tetto a 30 euro.

Interlocuzioni sarebbero poi in corso tra i partiti e il governo su altri capitoli della legge di bilancio, nel tentativo di uscire dall’impasse registrata nelle ultime ore e di accorciare i tempi. Tra questi, viene riferito, ci sono anche le modifiche alle misure per opzione donna, che potrebbero essere approvate con una riformulazione del Governo a un emendamento del Pd. Anche se i lavori della commissione procedono a singhiozzo (dalle 10 di questa mattina sono stati interrotti già due volte per altrettante riunioni dell’ufficio di presidenza) a Montecitorio resta in piedi l’accordo tra i gruppi per chiudere i lavori della commissione alla mezzanotte di domani con il mandato al relatore, al termine di un rush per l’esame degli emendamenti del governo, dei relatori e dei subemendamenti, che dovranno essere presentati entro le 12 di domattina.

L’ipotesi è quella di iniziare la discussione generale nell’Aula mercoledì mattina, per lasciare tutta la giornata di martedì a disposizione degli uffici della Camera per preparare il fascicolo. Sul punto si dovrà però pronunciare la conferenza dei Capigruppo, già convocata per le 13 di domani.

Unimpresa: “Salvare il contante”

«L’eventuale eliminazione della norma sull’obbligo di accettare pagamenti con il Pos da 60 euro, rispetto agli attuali 30 euro, confermerebbe che si tratta di una misura poco rilevante sul piano pratico, ma servita al governo per strumentalizzare la bagarre politica e distogliere l’attenzione da una misura assai più rilevante per il Paese e per la nostra economica: mi riferisco all’innalzamento del tetto all’uso del contante fino a 5.000 euro. Se è possibile, a nostro giudizio, sacrificare la norma sul Pos, riteniamo invece fondamentale, per far ripartire i consumi, consentire un uso più ampio del denaro contante. Stiamo parlando, secondo recenti stime di esperti bancari, di un bacino di circa 200 miliardi di euro che gli italiani conservano nelle loro cassette di sicurezza in banca», dichiara il vicepresidente di Unimpresa, Giuseppe Spadafora.

«L’utilizzo del cash oggi fermo in banca potrebbe avere effetti positivi anche per le finanze pubbliche. Qualora fosse speso per acquisti di beni e servizi, entrando, quindi, nel circuito dei consumi e dell’economia, il denaro contante detenuto dagli italiani nelle cassette di sicurezza potrebbe arrivare, in ragione di circa il 50%, nelle casse dello Stato. La metà di quei 200 miliardi, insomma, se spesi, potrebbe diventare gettito fiscale. Almeno la metà di una somma usata per pagare qualsiasi oggetto o servizio – dall’abbigliamento ai viaggi, dai gioielli a prodotti hi-tech – si tradurrebbe, infatti, in tasse: anzitutto per quanto riguarda l’Iva, la cui aliquota ordinaria è pari al 22%, poi, una parte verrebbe versata all’erario sotto forma di Ires, Irpef o Irap. Qualcuno potrebbe sostenere che senza una tassazione volta a sanare l’eventuale evasione, si garantirebbe un indebito vantaggio per chi ha contanti da spendere. Francamente, in questo momento, è preferibile ragionare con pragmatismo e guardare ai risultati finali, che sarebbero positivi tanto per l’economia quanto per le casse dello Stato» aggiunge Spadafora.

18 Dicembre 2022
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