Roma
5:47 pm, 14 Dicembre 22 calendario
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Dopo la strage Campiti parla solo degli attriti con il consorzio

Di: Paolo Chiriatti
Campiti
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Claudio Campiti, l’uomo che ha ucciso quattro donne domenica mattina nel bar di Fidene, ha parlato davanti ai pm degli attriti con il consorzio Valleverde, ma ha taciuto sui punti chiave della strage. Questa mattina infatti era previsto l’interrogatorio di garanzia alla presenza del gip, nel carcere di Regina Coeli.

Dopo la strage Campiti parla solo degli attriti con il consorzio

Campiti ha ricostruito gli anni vissuti nello scheletro della villetta mai ultimata nel comprensorio tra Ascrea e Rocca Sinibalda, sul lago del Turano. L’ex imprenditore ed ex assicuratore di 57 anni versava in difficoltà economiche e si era ridotto a vivere nello scantinato del manufatto, senza acqua e con allacci abusivi alla rete elettrica.

Ha parlato delle pretese ingiustizie subite, come il mancato allaccio alla rete idrica e il permesso che il comune di Rocca Sinibalda gli aveva negato. Ha raccontato dell’ostilità di vicini e rappresentanti del consorzio. Ma non ha risposto ai magistrati su come ha organizzato la sua personale e feroce vendetta. Nessuna risposta su come ha portato fuori la Glock del poligono di Tor di Quinto. Non una parola su come ha sparato, né sull’eventuale piano di fuga che aveva in mente. Scena muta sui seimila euro che aveva con sé, nonostante fosse disoccupato e risultasse in gravi difficoltà economiche, tanto da percepire il reddito di cittadinanza. Il sospetto degli investigatori è che qualcuno possa averlo aiutato finanziariamente in questi anni.

Il gip: «Nessun pentimento di Campiti»

Durante l’interrogatorio di convalida Claudio Campiti «non ha dato segno di resipiscenza alcuna ed il livore ed il risentimento che sono emersi, fanno ritenere che se rimesso in libertà non desisterebbe da ulteriori condotte violente e sanguinarie». È la motivazione che si legge nell’ordinanza con la quale il gip di Roma Emanuela Attura ha convalidato il fermo del pluriomocida di Fidene e confermato la misura cautelare in carcere. «Deve, quindi, essere condivisa – si legge ancora – la richiesta avanzata dal pubblico ministero, essendo la misura indicata unica adeguata a salvaguardare le esigenze cautelari e proporzionata all’estrema gravità dei fatti».

L’avvocato: «Situazione grave? No, gravissima»

«La situazione è grave? Non è grave. È gravissima». Lo ha detto l’avvocato Alessandro Poli, legale di Claudio Campiti, l’uomo che domenica ha ucciso quattro donne e ferito altre tre persone nel quartiere Fidene a Roma, a cronisti lasciando il carcere di Regina Coeli dopo l’udienza per la convalida del fermo.

Accuse pesanti

Con il decesso di Fabiana De Angelis il quadro accusatorio nei confronti di Campiti è ancora più grave. Nella convalida dell’arresto gli inquirenti gli contestano l’omicidio plurimo e il tentato omicidio plurimo, aggravati dai futili motivi e dalla premeditazione. Campiti si era esercitato assiduamente al poligono di Tor Di Quinto, ora sotto sequestro dopo che l’uomo era andato via con l’arma affittata presso l’armeria della struttura. Accuse pesanti alle quali si aggiungono quelle minori: il porto abusivo d’arma da fuoco e l’appropriazione indebita della Glock.

La difesa di Campiti potrebbe puntare sulla semi infermità mentale, ma contro questa ipotesi giocano contro gli attestati di idoneità psicofisica che l’uomo aveva ottenuto per poter sparare nel poligono. E l’abilità dell’ex assicuratore nel maneggiare le pistole (era in grado di centrare 30 volte su 30 un bersaglio) e un altro elemento che lo avvicina a un’eventuale condanna per ergastolo. Quando domenica mattina ha sparato contro gli amministratori del consorzio in quella maledetta riunione di condominio nel gazebo del bar “Il posto giusto” ha messo in atto un’esecuzione spietata, centrando con precisione chirurgica le sue vittime.

 

14 Dicembre 2022
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