Cinema
2:30 pm, 29 Novembre 22 calendario

Daniele Vicari: «Siamo tutti un po’ Orlando»

Di: Patrizia Pertuso
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CINEMA Sarà presentato stasera, fuori concorso, al Torino Film Festival il nuovo film di Daniele Vicari, Orlando con Michele Placido e Angelica Kazankova. Il primo dicembre sbarcherà nelle sale cinematografiche e lo stesso giorno Vicari e Placido saranno al cinema Anteo di Milano per una lezione-incontro.

A raccontare il film, ci pensa la stesso regista.

Vicari, chi è Orlando?

«Orlando è una persona che è a fianco e dentro ognuno di noi. C’è un Orlando in tutte le Regioni italiane, in tutti i luoghi soprattutto in quei luoghi fuori dalle grandi città. Orlando è una persona che è cresciuta combattendo con la terra, non si è mai confrontata veramente con il mondo contemporaneo e improvvisamente, per la prima volta nella sua vita, a 75 anni, deve prendere un treno, andare a Bruxelles che è una grande metropoli e fa tutta insieme un’esperienza che non ha mai fatto nel resto della sua vita, compreso essere padre».

Padre o nonno?

«La paternità è una questione astratta. Mi riferisco alla nipote ma essere nonno di una bambina che non ha altri punti di riferimento automaticamente si trasforma in una sorta di padre. Anche se è nonno si pone gli stessi problemi di un padre».

Nel personaggio di Orlando cosa c’è di Daniele Vicari?

«Ho conosciuto molti Orlando nella mia vita: ho vissuto in un paesino pieno di Orlando che parlano poco, lavorano come bestie, conducono una vita ridotta al minimo dal punto di vista dei consumi e si agganciano al mondo raramente ma sono le persone che ci danno da mangiare».

Sulla locandina del film si fa riferimento ad una “favola moderna”: come rientra questa “favola” nel suo percorso cinematografico socialmente e politicamente impegnato?

«Perché è una storia di affetti, di un amore puro, assoluto, incontaminato possibile solo tra un anziano e una bambina».

Perché?

«Sono entrambe persone escluse da quello che noi pensiamo sia il processo produttivo. Sono due persone che hanno lo stesso problema: cosa fare del loro futuro. Uno sapendo che il suo futuro sarà molto breve, la sua vita l’ha fatta, e la società non sa che farsene di lui. L’altra non sa ancora chi è. Quindi questo incontro li completa ed offre una prospettiva a tutti e due».

Orlando e Lyse possono essere due facce della stessa medaglia, dell’essere umani?

«Anche se appartengono a due generazioni molto distanti Orlando e Lyse hanno lo stesso problema: Orlando viene da un Dopoguerra in cui le persone non avevano nulla e quindi hanno dovuto lottare per avere da mangiare. Avevano quindi un futuro molto incerto. Lyse ha un futuro altrettanto incerto: anche lei ha la guerra a due passi da casa, e si pone molte domande sul futuro: deve combattere per raggiungere un equilibrio molto difficile per una persona sola. Orlando e Lyse hanno nel mio film anche lo stesso carattere: sono due entità che si scontrano e si completano».

Questa mancanza totale di una qualsiasi prospettiva futura è, secondo lei, un tratto sociale contemporaneo?

«Nel film la società che si muove intorno a loro è sostanzialmente indifferente al destino di queste due persone. Questo non significa che tutte le persone che hanno intorno siano indifferenti ma il modo in cui noi viviamo fa sì che persone come Orlando e come Lyse in qualche modo possano ritrovarsi da soli.

Il film è una favola perché le favole finiscono bene: in questo caso – e la cosa nasce da una domanda che mi sono rivolto durante la pandemia – il loro amore va a finire nel loro rapporto, nella loro relazione passando attraverso il loro carattere. Scoprono davvero chi sono relazionandosi fra loro. Questo è il motivo per cui in qualche modo anche se il destino li ha fatti nascere molto lontani nel tempo e nello spazio, devono confrontarsi per forza. Questo destino si chiama Europa: per Orlando è una cosa remota, lontanissima tanto che a un certo punto dice “Non voglio morire a 3 mila km da casa” come se il Belgio fosse dall’altra parte del mondo perché lui lo percepisce lontanissimo dal suo mondo. La bimba invece è nata e cresciuta lì: non si pone il problema dell’Europa perché è un’europea perfetta. Il pesce che nuota nell’acqua non si pone il problema dell’acqua».

Sembra più un grido d’aiuto più che una favola…

«Il film emotivamente è molto forte. Il mio avvicinarmi alle persone – chi fa il mio mestiere le chiama pubblico ma io le penso sempre come persone – attraverso sentimenti e il destino di questi sentimenti. Dicevo prima che questa impostazione nasce proprio dalla pandemia anche se l’idea del film è molto più vecchia. Durante la pandemia ho visto che noi con grandissima superficialità abbiamo lasciato a casa i bambini e gli anziani proprio perché li riteniamo improduttivi. La generazione di mezzo alla quale appartengo se l’è cavata durante la pandemia perché abbiamo dovuto lavorare comunque, farsi carico di tante cose mentre abbiamo parcheggiato a casa anziani e bambini che hanno sofferto terribilmente di solitudine. Questa solitudine è una solitudine pubblica, sociale. Il film attraverso questa favola, questa storia di amore filiale e paterno si interroga su cosa significa questa situazione che stiamo vivendo tutti? Ma non è un film pensoso, è volutamente molto narrativo, molto legato ai personaggi e alla loro vita quotidiana, alle loro aspirazioni».

Vicari, come si esce da questa solitudine pubblica e sociale?

«Stando insieme agli altri. È bello andare al cinema anche se ho sofferto tanto perché le sale erano vuote. Adesso che si stanno riempiendo riprovo quel piacere di andarci che va aldilà anche del film, quello di condividere con altre persone un’esperienza. Ho fatto anche strane amicizie andando al cinema in questo periodo: c’erano poche persone in sala e quindi sono riuscito a parlare con un sacco di gente che aveva bisogno di esprimere ciò che avevano provato vedendo il film. Mi sono mischiato a loro, in incognito – il bello di essere regista, tra l’altro, non famoso me lo permette – e li ho ascoltati. Mi hanno dato anche qualche idea…»

Quale?

«Chissà….».

PATRIZIA PERTUSO

29 Novembre 2022
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