Morto Albert Pyun, regista di Capitan America
CINEMA Albert Pyun, il regista statunitense di B-movie a basso costo come La spada a tre lame, Cyborg e Capitan America, è morto sabato 26 novembre a Las Vegas all’età di 69 anni. L’annuncio della scomparsa è stato dato dalla moglie e produttrice Cynthia Curran. Secondo The Hollydood Reporter a Pyun erano state diagnosticate sclerosi multipla e demenza senile.
Il primo film di Pyun, La spada a tre lame
Nel 1982 il regista girò il suo primo film, La spada a tre lame interpretato da Lee Horsley, Kathleen Beller e Simon MacCorkindale. La pellicola fantasy guadagnò 39 milioni di dollari negli Usa (120 milioni di dollari oggi) e rimarrà il titolo di maggior incasso della sua carriera.
Tra i film successivi, il thriller distopico di arti marziali Cyborg (1989) di Jean-Claude van Damme; Capitan America (1990), con Matt Salinger nei panni del supereroe del titolo nel primo lungometraggio live-action incentrato sul personaggio principale della Marvel; il film d’azione futuristico Cyborg – La vendetta (1992).
Come regista ha diretto una cinquantina di film, tra i quali: Pericolosamente vicini, Sogni radioattivi, Un’aliena al centro della Terra, I cavalieri del futuro, Adrenalina.
Le collaborazioni celebri di Pyun
Nato alle Hawaii il 19 maggio 1953, Pyun ha lavorato come montatore di film commerciali prima di passare ai lungometraggi. Era noto per la sua prolifica produzione di progetti, molti dei quali diretti in video, e ha lavorato con nomi importanti come Kris Kristofferson, Burt Reynolds, Dennis Hopper, James Coburn, Christopher Lambert, Ice-T, Snoop Dogg, Charlie Sheen e Kathy Ireland.
In un’intervista rilasciata nel 2012 Pyun aveva dichiarato di aver finito per girare così tanti film post-apocalittici perché le location erano economiche e facili da trovare.
«I cyborg sono un modo per fare film con pochi soldi»
Sebbene fosse noto per aver diretto una serie di film sui cyborg, ha dichiarato che anche questa decisione è stata pragmatica: «Non ho alcun interesse per i cyborg – dichiarò il regista all’epoca – e non ho mai avuto alcun interesse per le storie o le ambientazioni post-apocalittiche. Mi è sembrato che queste situazioni rappresentassero un modo per fare film con pochi soldi e per esplorare idee che volevo davvero esplorare, anche se erano controverse».
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