Milano
12:54 pm, 15 Novembre 22 calendario

Studiare la storia sui quaderni e i temi dei bambini, arriva un museo

Di: Paola Rizzi
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Il più antico è datato 1773 ed è un quadernetto di esercizi di un bambino inglese. Il più recente è del 2012 ed è un quaderno di scuola di un bambino ghanese, con un ritratto della famiglia Obama stampato sulla copertina. In mezzo quasi 250 anni e 2500 tra quaderni, diari, temi, lettere di bambini e bambine di tutto il mondo raccolti in un archivio unico al mondo, l’Archivio dei quaderni di scuola, dal 2019 riconosciuto anche dalla Sovrintendenza Archivistica. Frutto della passione di un milanese, Thomas Pololi, all’inizio del 2023 diventerà un museo aperto al pubblico nell’attuale sede di via Broletto 18. Come iniziativa di lancio e di raccolta fondi, in questi giorni esce anche il primo libro che raccoglie una selezione di temi e lettere sulle vacanze di Natale, dal titolo Il prossimo anno faremo le vacanze di Natale sulla Luna, 20 euro, un secolo di feste raccontate in prima persona, errori ortografici compresi,  dai bambini.

Il Museo dei quaderni di scuola

Lo spazio di via Broletto sarà, spiega Pololi «uno spazio culturale dove sarà possibile esplorare le testimonianze di infanzia di bambini e bambine del passato di tutto il mondo, e che sarà anche un luogo aperto e “bambinista” (il corrispettivo bambino del femminismo), dove si progetteranno azioni e iniziative di empowerment concreto di bambini/e e ragazzi/e». Il tutto è nato un po’ per caso, 20 anni fa, quando Pololi fu invitato a leggere i suoi quaderni di bambino e allora gli venne l’idea dell’archivio, un modo per raccogliere, documentare e offrire a ricercatori, insegnanti e altri bambini le testimonianze concrete, cartacee, dello sviluppo della mentalità infantile nei secoli. La parte più consistente del materiale è costituita dai 1500 documenti italiani, il resto proviene da 35 paesi di tutti i continenti. Il più antico degli italiani è un quaderno del 1859 di un ragazzino ospitato in un convitto di Monza, donato dal nipote ora 90enne. «Le donazioni sono una parte importante del nostro archivio e infatti invito chi abbia nelle soffitte reperti di famiglia di donarli-dice Popoli – una parte è stata anche acquistata, soprattutto quelli esteri».

Due secoli di quaderni e temi da tutti i continenti

C’è per esempio una vasta raccolta di quaderni giapponesi e cinesi che ha richiesto la collaborazione di volontari per la traduzione. Una parte immane del lavoro è infatti la catalogazione e la traduzione del materiale per l’archivio digitale e che vede al lavoro una squadra di volontari, riuniti nell’associazione Quaderni aperti che organizza laboratori nelle scuole e nel territorio e mostre a tema, come quella sul racconto della guerra nei diari dei bambini, o quella sul Novecento visto con gli occhi dei più piccoli che si è appena conclusa a Rimini. Si può quindi viaggiare nel tempo e nello spazio, dal diario della bambina indiana tutto dedicato al suo attore preferito ai quaderni dei bambini cinesi con le immagini di propaganda, fino ai quadretti tutti missili e aerei degli Stati Uniti.

Storie di vita durante la guerra

L’archivio ha anche una versione social, su Facebook e su Instagram, dove vengono pubblicati frammenti di diario e di temi nel quale è possibile verificare l’incredibile ricchezza dei racconti dei più piccoli e anche la proprietà di linguaggio dei bambini di un tempo. Come sottolinea Pololi, anche forse per un fattore di classe: «Una volta solo le famiglie ricche potevano permettersi di conservare i quaderni e i temi dei figli, quindi probabilmente anche bambini che erano più seguiti». Non tutti, è un po’ sgrammaticato per esempio questo tema nel quale si capisce come la propaganda fascista finisce sulle pagine del quaderno di un bambino di quinta elementare di Cassano Magnago (Varese),  il 28 ottobre 1931, anniversario della marcia su Roma: «Questo giorno il sign. Direttore ci ha fatto il discorso sul 28 Ottobre. Appena finita la guerra mondiale nell’Italia vi erano degli uomini che non essendo stati combattenti, e non sapendo che l’Italia ha fatto molti sacrifici per guadagnarsi le terre perdute volevano fare ancora la bella nazione soggette allo straniero. Ma questo non poterono farlo quei sovversivi. Perché un uomo Benito Mussolini con ottantamila fascisti fondò i fasci di combattimento e marcio verso la citta Eterna il giorno 28 Ottobre 1922. Tremila fascisti caddero per la patria ma appena arrivato a Roma fu proclamato dal S.M. il Re Capo del Goveno fu il primo ministro. Ecco perché oggi si ricorda la data 28 Ottobre». C’è anche la notazione del maestro: «Buone le idee, ma devi esprimerle meglio».

 

Da leggere anche il racconto di una bambina costretta con la famiglia a fuggire in Svizzera, nel 1943, come lo descrive nel suo diario tutto ordinato.

15 Novembre 2022
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