Il console ucraino contro il Godunov alla Scala
«Non inaugurate la stagione della Scala con l’opera russa Boris Godunov». È la richiesta contenuta nella missiva che il console ucraino a Milano, Adrii Kartysh ha inviato al sovrintendente della Scala, Dominique Meyer, al sindaco Giuseppe Sala e al presidente della Lombardia, Attilio Fontana. Kartysh ha chiesto infatti di «rivedere» la programmazione del teatro, non solo di non mettere in scena il prossimo 7 dicembre il Boris Godunov diretto dal maestro Riccardo Chailly, ma anche di evitare altri spettacoli russi per non assecondare «eventuali elementi propagandistici». Il console ha infatti puntato il dito anche contro gli spettacoli di musica russa e soprattutto il recital del soprano Anna Netrebko.
Kartysh nel testo ringrazia le autorità per «il manifesto sostegno, tuttora palpabile» verso l’Ucraina e gli ucraini dall’inizio della «guerra» che è stata «voluta dalla Federazione Russa, che continua a lacerare la nostra pace, sottraendo preziose vite umane in modi sempre più terrificanti». Ma sottolinea «grande disappunto e rammarico» all’interno della comunità ucraina in Italia in seguito alle scelte artistiche della Scala, che nei giorni scorsi si è tradotto con una raccolta firme online per chiedere di sostituire gli spettacoli russi.
Il Boris Godunov
E, mentre il console polemizza, oggi è stato presentato il manifesto dello spettacolo di Modest Musorgskij. L’immagine scelta dal regista Kasper Holten rappresenta lo zarevič Dmitrij assassinato dai sicari inviati da Boris Godunov per aprirsi la strada al trono. Un’immagine forte che sottolinea uno snodo fondamentale della drammaturgia dell’opera e anticipa i temi fondamentali della regia.
La storia
Aleksandr Puškin scrisse il Boris Godunov ispirandosi ai grandi drammi storici shakespeariani e questa impronta permane nell’opera che ne trasse Musorgskij: nello spettacolo scaligero lo spettro del fanciullo sgozzato a sette anni tornerà a minare la mente e il trono di Boris nello stesso modo in cui l’ombra di Banco perseguita Macbeth.
L’assassinio dello zarevič è al centro di una scena cardine dello sviluppo drammaturgico di Boris Godunov: il monaco Pimen, che sta per concludere la sua cronaca della storia russa, narra al novizio Grigorij la scena dell’infanticidio e il pentimento degli assassini che confessano di essere stati istigati da Boris. Grigorij maturerà così il disegno di conquistare la corona fingendo di essere lo zarevič miracolosamente scampato alla morte. Il tema della testimonianza veritiera dei fatti in opposizione alla propaganda dei potenti (ma anche alle frodi degli ambiziosi) attraversa tutto lo spettacolo di Kasper Holten.
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