I geologi: “Quello delle Marche sisma normale, le trivelle non c’entrano nulla”
Quello che si sta registrando è «un evento che possiamo considerare normale per le Marche, dove la fascia costiera-marittima rappresenta una delle tre zone sismo-tettoniche della nostra regione. Mi sento di escludere l’ipotesi che il sisma possa essere conseguenza delle trivellazioni in Adriatico, alla ricerca di gas e idrocarburi». Così il presidente dell’ordine regionale dei geologi, Piero Farabollini, a proposito delle scosse che dalle 7.07 di questa mattina hanno come epicentro il tratto di mare tra Fano e Pesaro.
“Le trivelle? Non comportano alcuno scuotimento sismico”
«La trivellazione di per sè non comporta alcuno scuotimento sismico, sono semmai le attività di estrazione e stoccaggio che possono farlo», ha detto ancora Farabollini, secondo il quale «i terremoti legati a queste attività sono di magnitudo più contenuta, generalmente mai oltre 4,5-5 e profondità massime di 3-4 chilometri».
Il presidente dei geologi delle Marche ha parlato dell’esistenza nella regione di faglie costiero-marittime che «possono produrre terremoti di magnitudo massima stimata di 6 M, a differenza delle faglie appenniniche dove si possono produrre sismi fino a 7 M». «Questi fatti ci dicono, quindi, che considerata la zona in cui si è prodotto, è stato un terremoto molto forte», ha aggiunto.
Per fare alcuni confronti, era dal 1930 che non si produceva un sisma così forte al largo della costa settentrionale marchigiana: l’evento al largo di Senigallia, il 30 ottobre 1930, raggiunse magnitudo 5.8, la stessa del terremoto al largo di Rimini nel 1916. «Nelle ore successive abbiamo assistito a diverse altre scosse, di intensità più contenuta, ed è probabile che ce ne saranno altre anche nel corso delle prossime settimane – ha concluso Farabollini -. Sono i cosiddetti ‘after shock’, che però non devono preoccupare perchè, dalle osservazioni e dai dati storici in nostro possesso, non si tratta di eventi che possono portare a un’altra scossa forte».
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