Blitz anti ‘Ndrangheta infiltrata nella Capitale
Veri e propri “patti mafiosi”, volti a garantire gli accordi imprenditoriali per infiltrare l’economia romana. Sequestri complessivi per 100 milioni di euro sono stati messi in atto dagli uomini della Dia, coordinata dalla Dda di Roma, nell’ambito di una operazione che ha portato all’arresto di 26 persone accusate di fare parte di una “locale” ‘Ndrangheta che operava da anni nella Capitale tra patti mafiosi e decine di prestanome. Per tutti gli arrestati “sussistono i gravi indizi cautelari, dal punto di vista soggettivo ed oggettivo come indicati dall’accusa – evidenzia il gip Gaspare Sturzo -È evidente come sussista anche l’aggravante dell’agevolazione mafiosa contestata”, aggiunge, chiarendo il ruolo dei prestanome impiegati “al fine di non fare emergere la struttura dai patti mafiosi volti a garantire gli accordi imprenditoriali per infiltrare l’economia romana mediante iniziative imprenditoriali dirette e controllate da Vincenzo Alvaro quale ‘mente commerciale della Locale”.
L’intercettazione
«Bisogna trovare un polacco, un romeno, uno zingaro a cui regalare 500/1.000 euro a cui intestare sia le quote sociali e le cose e le mura della società». Lo dice il boss Vincenzo Alvaro a un altra persona nel corso di un dialogo intercettato e riportato nell’ordinanza di custodia cautelare che ha portato a 26 arresti. «Poi tutte queste cose – prosegue il dialogo tra i due indagati – che dicono e ti attaccano sono tutte minchiate… io ho fatto un fallimento di un miliardo e mezzo e ho la bancarotta fraudolenta… mi hanno dato tipo l’articolo 7 e poi mi hanno arrestato… mi hanno condannato… e ancora devo fare l’appello… vedi tu… è andato in prescrizione… le prescrizioni vanno al doppio delle cose…».
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