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1:46 pm, 8 Novembre 22 calendario

Lavoro, 7 contratti su 10 ancora precari

Di: Redazione Metronews
Mascherine sul posto di lavoro
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Lavoro, 7 contratti su 10 ancora precari. È quanto emerge dal ‘Rapporto Inapp 2022 – Lavoro e formazione, l’Italia di fronte alle sfide del futurò presentato oggi alla Camera dei Deputati da Sebastiano Fadda, presidente dell’Inapp (istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche). All’evento è intervenuto il ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Marina Calderone: “Bisogna porre la massima attenzione al fenomeno della precarietà che può diventare precarietà di vita” ha detto il  il ministro . E per evitare questo rischio “bisogna puntare sullo sviluppo delle competenze”, ha aggiunto il ministro., visto che “la transizione verso nuovi modelli produttivi ha determinato l’esigenza di nuove competenze specialistiche e trasversali”.

Lavoro, 7 contratti su 10 ancora precari

Terminata l’emergenza Covid-19 il mercato del lavoro appare ancora intrappolato nella precarietà: dei nuovi contratti attivati nel 2021 sette su dieci sono a tempo determinato, il part time involontario coinvolge l’11,3% dei lavoratori (contro una media Ocse del 3,2%), solo il 35-40% dei lavoratori atipici passa nell’arco di tre anni ad impieghi stabili, i lavoratori poveri rappresentano ormai il 10,8% del totale. Il nostro poi è l’unico Paese dell’area Ocse nel quale, dal 1990 al 2020, il salario medio annuale è diminuito (-2,9%), mentre in Germania è cresciuto del 33,7% e in Francia del 31,1% e dove le politiche in tema di sostenibilità sono state adottate appena dall’8,6% delle imprese, di queste la gran parte solo per il miglioramento nella gestione dei rifiuti, dove invece resta una chimera la creazione di filiere ecosostenibili (appena 1,2%) e per la produzione/consumo di energie da fonti rinnovabili (3,1%).

Rischio povertà

Il 10,8% degli occupati è sotto la soglia di rischio povertà (contro una media Ue dell’8,8%).  Nell’ultimo decennio (2010-2020) il tasso di «lavoro povero» è stato pressochè costante con un valore medio pari a 11,3% e una distanza rispetto all’Unione europea superiore mediamente del 2,1%. L’8,7% dei lavoratori (subordinati e autonomi) percepisce una retribuzione annua lorda di meno di 10 mila euro mentre solo il 26% dichiara redditi annui superiori a 30 mila euro, valori molto bassi se comparati con quelli degli altri lavoratori europei. Se consideriamo il 40% dei lavoratori con reddito più basso, il 12% non è in grado di provvedere autonomamente ad una spesa improvvisa, (quindi non ha risparmi o capacità di ottenere credito), il 20% riesce a fronteggiare spese fino a 300 euro e il 28% spese fino a 800 euro. Quasi uno su tre ha dovuto posticipare cure mediche.

Salario medio annuale diminuito

L’Italia è l’unico Paese dell’area Ocse in cui il salario medio annuale è diminuito (-2,9%) nell’ultimo trentennio (1990-2020) a fronte di una crescita media dei Paesi Ocse del 38,5%. E’ uno degli aspetti che emergono dal ‘Rapporto Inapp 2022 – Lavoro e formazione, l’Italia di fronte alle sfide del futurò, presentato oggi alla Camera dei deputati dal presidente dell’Istituto Sebastiano Fadda. Nello stesso periodo la produttività è cresciuta del 21,9%, non sembrano dunque aver funzionato i meccanismi di aggancio dei livelli salariali alla performance del lavoro. Nell’ultimo decennio (2010-2020), in particolare, i salari sono diminuiti dell’8,3%.

8 Novembre 2022
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