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9:06 pm, 3 Novembre 22 calendario
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Regionali Lazio, Zingaretti non molla il campo largo

Di: Redazione Metronews
Regionali Lazio Zingaretti
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Rilanciare l’alleanza del campo largo per vincere le prossime elezioni regionali del Lazio. È l’ennesimo appello del presidente uscente della Regione Lazio e deputato Pd, Nicola Zingaretti, intervistato al “Corriere Tv”.

Regionali Lazio, Zingaretti non molla il campo largo

Nel Lazio «è credibile, votato il Collegato di bilancio, andare al voto a febbraio. Le forze politiche che oggi governano la Regione rappresentano la maggioranza dei cittadini, il 25 settembre hanno preso il 49,5% e le destre il 45%. Credo che sia di buon senso dire: facciamo di tutto per rilanciare questa alleanza, sarebbe un bene per i cittadini del Lazio. Dobbiamo fare di tutto per provarci. Non si tratta di costruire una alleanza, si tratta di non romperla, perché noi governiamo insieme da tre anni e lo vediamo nei dati. Dall’economia alla gestione del Covid, questa maggioranza funziona, governa bene. Sfido tutti ad andare nei social, non ci sono polemiche sulla maggioranza nel Lazio». Queste le parole di Zingaretti.

«Proviamo ad andare avanti, mi sembra che i tentativi ci siano, mi auguro che siano positivi. Questa maggioranza funziona, e sono convinto che il 99,9% degli elettori di queste forze politiche sono d’accordo a restare insieme».

Rebus candidati

Per quanto riguarda i nomi dei candidati «è molto importante che ci siano personalità di sintesi a livello di valori, ed è tanto più importante davanti a un Governo che sta già mostrando i suoi palesi limiti», ha concluso Zingaretti. Un nome che metta tutti d’accordo però non è all’orizzonte.

«Nessuno sta decidendo per il Pd chi sarà il candidato alla presidenza della Regione Lazio. La posizione è nota, pubblica e decisa all’unanimità: confronto e impegno per costruire insieme alle forze dell’attuale maggioranza regionale la candidatura più unitaria e autorevole per continuare a vincere. Il resto sono ricostruzioni prive di fondamento». È quanto hanno sottolineato oggi Francesco Boccia responsabile enti locali Pd e Bruno Astorre segretario Pd Lazio.

Sulla stessa linea il movimento di Giuseppe Conte: «Il Movimento 5 stelle sta elaborando una proposta per i cittadini laziali collegata alle eventuali dimissioni dell’attuale presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti. La proposta che il Movimento 5 stelle presenterà sarà centrata su un programma politico radicalmente progressista, volto a trovare soluzioni all’altezza delle sfide che il territorio laziale pone. La girandola di nomi che viene alimentata ogni giorno con papabili candidati è una lotteria a cui Conte e il M5s non hanno mai contribuito e a cui non sono interessati a partecipare».

“Campo larghissimo” destinato a naufragare

L’idea di riproporre il “campo larghissimo”, quello che ha visto governare insieme alla Pisana Pd, M5s, Italia Viva, Azione, Sinistra civica ecologista e Demos, a oggi sembra destinata a naufragare. Tra smentite e prove di forza manca l’accordo. Resta l’alleanza Pd e M5s ma il tempo stringe. Le dimissioni di Nicola Zingaretti da governatore del Lazio, a seguito della sua elezione alla Camera, annunciate dopo l’approvazione del collegato al bilancio in Consiglio, oramai sono dietro l’angolo, probabilmente alla fine della prossima settimana.

Il “modello Lazio”, anche se in “campo ristretto”, sembra essere l’unica alternativa per fermare l’urto del centrodestra, nettamente favorito. Infatti, guardando i risultati delle ultime elezioni politiche, le intenzioni di voto nel Lazio vedono il centrodestra al 45%, a trazione Fratelli d’Italia (32%).  Il centrosinistra è al 26% (con il Pd al 18%). Il M5s è al 15% e il Terzo Polo all’8%.

Il “campo larghissimo”, con dentro il Terzo polo, sarebbe davanti al centrodestra di 4 punti percentuali, con il 49%. Mentre l’alleanza Pd e liste civiche con il M5s arriverebbe a toccare il 41% dei consensi circa, e quindi almeno a giocarsela con la coalizione guidata da Giorgia Meloni. Di questo possibile scenario sono ben consapevoli sia Enrico Letta che Giuseppe Conte e per tale ragione i rappresentanti locali, di fatto, auspicano che alla fine un accordo si trovi, a costo di escludere il Terzo polo. In ogni caso i loro leader, Carlo Calenda e Matteo Renzi, non hanno mai voluto saperne di un accordo che tiene dentro il M5s: «Si scelga tra populismo e riformismo”, le parole lapidarie più volte ribadite da Calenda».

Sia lui che Renzi inoltre ricordano che a far cadere il governo Draghi furono proprio Conte e i 5 Stelle, che non votarono il decreto Aiuti che al suo interno prevedeva i poteri straordinari conferiti al sindaco di Roma Gualtieri per realizzare il termovalorizzatore. Un’opera che i pentastellati hanno sempre contestato.

3 Novembre 2022
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