Milano
2:24 am, 12 Ottobre 22 calendario
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L’Umanitaria ricorda Riccardo Bauer, l’antifascista integrale

Di: Sergio Rizza
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A quarant’anni dalla scomparsa, avvenuta a Milano il 15 ottobre 1982, la Società Umanitaria ricorda Riccardo Bauer, figura d’eccezione dell’antifascismo italiano.

La Società Umanitaria ricorda Riccardo Bauer giovedì 13 ottobre

Giovedì 13 ottobre, alle 18, nella Sala Facchinetti dell’Umanitaria (ingresso da via San Barnaba 48), con Ferruccio De Bortoli, Marcello Flores e Alberto Martinelli, sarà presentato il libro “Riccardo Bauer, un ideale che diventa destino. Lettere 1916-1982”, appena pubblicato per i tipi di GuadoEdizioni-Società Umanitaria a cura di Alberto Jannuzzelli (presidente dell’Umanitaria) e Claudio A. Colombo (responsabile dell’archivio). Si tratta di una parte consistente dell’epistolario, recentemente riordinato, di questo padre della Patria dagli ideali cristallini, di lotta integerrima, la cui vita viene ripercorsa secondo quattro capitoli essenziali: la Grande Guerra; la prima opposizione al fascismo e gli anni di carcere e di confino; la Resistenza; l’impegno nella politica dell’Italia repubblicana e nelle attività dell’Umanitaria.

Una figura di antifascista integrale e di educatore civile

Riccardo Bauer fu davvero una figura di intensità eccezionale. Fu integralmente votato agli ideali di libertà, alla protezione dei diritti umani e politici, alla promozione culturale e professionale delle classi lavoratrici intesa come “chiave” essenziale della più ampia partecipazione democratica. Fu un educatore civile.

Bauer sottenente nel 1916 (foto Società Umanitaria)

Bauer: la Bocconi, il confino, il carcere, la Resistenza

Nato a Milano nel 1896, bocconiano, volontario nella Grande Guerra, si oppose in modo strenuo, fin dalla prima ora, al fascismo. Profondamente liberale, sodale di Piero Gobetti, l’autore della “Rivoluzione liberale” di cui condivideva l’attenzione per l’emancipazione delle classi lavoratrici (Gobetti stesso conosceva il russo, ammirava Lenin ed era amico intimo di Gramsci), Bauer si impegnò presto nella Società Umanitaria.

Bauer durante l’esilio a Ventotene, dopo il 1939 (foto Società Umanitaria)

Dopo le “leggi fascistissime” del ’25-’26 Bauer aiutò il socialista Filippo Turati a fuggire in Francia, subì il confino a Lipari (da dove favorì un’altra fuga, quella di Carlo Rosselli), a Ustica, a Ventotene. Tra i fondatori di Giustizia e Libertà, fece lunghi anni di carcere, fino a quando, nel ’43, alla caduta del fascismo, venne liberato a Roma da Regina Coeli. Si fermò quindi nella capitale, dove si legò a Ugo La Malfa, divenendone fraterno amico (fu Bauer a insegnare al suo figlioletto Giorgio a leggere l’orologio, come racconta Paolo Soddu nella sua fondamentale biografia del leader repubblicano edita da Carocci) e dove entrò nella Resistenza come capo militare del CLN assieme a Sandro Pertini e Luigi Longo. Gestì politicamente l’attentato di via Rasella e ne difese sempre la legittimità, come puntualizzò nel ’96 lo storico Arturo Colombo citando, dello stesso Bauer, “Quello che ho fatto. Trent’anni di lotte e di ricordi” (Laterza-Cariplo 1987). Aderì subito al Partito d’Azione.

Un altro scatto del periodo di Ventotene (foto Società Umanitaria)

La Consulta Nazionale. E, dopo, il rifiuto di cariche pubbliche

Dopo la guerra, alla fine del 1945, entrò nella Consulta Nazionale, che lasciò nel ‘46. Rifiutò sempre, da allora in poi, di rivestire cariche pubbliche, pur rimanendo sempre legato in qualche modo alla politica e a Ugo La Malfa. Rifiutò persino, nel 1974, dopo l’approvazione della legge sul finanziamento pubblico ai partiti, l’invito del leader repubblicano a far parte del Comitato dei garanti del PRI, previsto dalla stessa legge: «Mi trovo», scrisse in una lettera riportata nella biografia lamalfiana di Soddu, «in una decisa posizione polemica contro quella legge, persuaso come sono che non impedirà nessun intrallazzo politico, risolvendosi in una farisaica commedia all’italiana».

Le contestazioni all’Umanitaria alla fine degli anni ’60.

Bauer, una vita per l’Umanitaria, il lavoro e la cultura popolare

Preferì dunque dedicarsi, in via esclusiva, alla “sua” Umanitaria e alla ricostruzione della sua sede e delle sue attività nel dopoguerra. Non solo insegnamento dei mestieri ed educazione professionale, ma anche cultura, «perché senza cultura non c’è democrazia», diceva Bauer. Di qui, il suo impegno per rimettere in piedi i cartelloni del rinato “Teatro del Popolo” e la stretta collaborazione con il “Piccolo” di Paolo Grassi. Molti anni più tardi, però, Bauer fu travolto dalla contestazione studentesca. L’Umanitaria venne anche occupata. «Studente dell’Umanitaria, dopo tre anni non sei nessuno. Sei solo un perfetto ingranaggio» recitavano le scritte sui cartelli della protesta. Bauer si dimise irrevocabilmente. Era il 1969.

La storia (in breve) della Società Umanitaria

La Società Umanitaria, oggi in via Daverio, alle spalle del Palazzo di Giustizia, fu fondata a Milano nel 1893 grazie al lascito testamentario di un mecenate mantovano, Prospero Moisé Loria. Già in quegli anni Milano era la capitale economica d’Italia, ma le condizioni di vita e di lavoro erano durissime per i non privilegiati. «Il salario giornaliero medio di un operaio», ha scritto lo storico Alfredo Canavero nel volume “Il ’98 a Milano. Fatti, personaggi, immagini” edito da Mazzotta nel 1998 come catalogo per una mostra commemorativa all’Umanitaria sui moti repressi da Bava Beccaris, «giungeva a stento alle 2 lire, che venivano assorbite per tre quarti dai consumi alimentari. Soprattutto il prezzo del pane era particolarmente elevato, anche a causa del dazio sul grano, che garantiva una significativa entrata per il bilancio statale e permetteva ai grandi proprietari terrieri del Meridione di continuare nella coltura estensiva senza subire la concorrenza dei cereali esteri».

Proprio in quel contesto di povertà estrema «doveva operare l’Umanitaria», ha scritto Massimo Della Campa nello stesso volume, con lo scopo di «limitare le ingiustizie in atto nella pubblica e privata beneficenza» e di dare «un vero e proprio mezzo di riscatto e di elevazione, sia come Casa per il Lavoro, sia come Scuola di Arti e Mestieri».  Dai primi anni ’80, la Regione avocò a sé l’istruzione professionale. Ma l’Umanitaria seppe reinventarsi: con convegni, laboratori didattici, corsi di formazione e aggiornamento professionale, attività culturali, come racconta Claudio A. Colombo in una bella storia a puntate, in video, dell’istituzione milanese.

L’addio a Riccardo Bauer e il ricordo di Leo Valiani

L’Umanitaria fu il contesto perfetto per l’opera e gli ideali di Riccardo Bauer, per tutta la vita. Quando morì, Leo Valiani scrisse sul “Corriere della sera”: «Fu una grandissima figura morale. Gli stava a cuore non il successo, ma il compimento del dovere. Era un italiano del più puro Risorgimento, nella tradizione di Mazzini per l’audacia dell’iniziativa e per l’etica del sacrificio, così come nella tradizione di Cattaneo per il rigore negli studi e per l’esigenza della concretezza operosa».

12 Ottobre 2022
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