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1:26 pm, 2 Ottobre 22 calendario
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Brasile: Bolsonaro contro Lula, scontro tra titani alle urne

Di: Redazione Metronews
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Il Brasile elegge il suo prossimo presidente in un clima di forte tensione, in uno dei voti più polarizzati della sua storia che vede come principale protagonista il controverso capo di Stato uscente Jair Bolsonaro. Il 67enne ex capitano dell’esercito, già deputato per 27 anni, punta alla riconferma per un secondo e ultimo mandato consecutivo, ma i sondaggi non sono dalla sua parte. Come nel 2018 il presidente di estrema destra, soprannominato il “Donald Trump dei Tropici”, può contare sul sostegno degli influenti evangelici, ma rispetto a quattro anni fa la sua posizione è più debole. In effetti nelle ultime indagini Bolsonaro è accreditato del 34% delle intenzioni di voto contro il 48% per il suo grande rivale, l’ex presidente di sinistra, Luis Inacio Lula da Silva, già al potere dal 2003 al 2011. Un distacco netto che alimenta nervosismo in Bolsonaro, sostenuto incondizionatamente dalla moglie Michelle de Paula Firmo Reinaldo, che di recente ha presentato il marito come «un prescelto da Dio», inviato per salvare il Paese e anche le donne. Eppure il presidente brasiliano è noto per le sue dichiarazioni infelici che alimentano polemiche, anche fuori dai confini nazionali, di natura sessista, razzista e omofoba, creando divisioni e tensioni in patria.

La gestione catastrofica della pandemia

A gravare negativamente su Bolsonaro – in lizza con Braga Netto, ex generale dell’esercito scelto come suo vice – è la sua gestione catastrofica della pandemia: scettico sul Covid-19, ha definito a lungo la malattia una «piccola influenza», rifiutando i confinamenti e altre misure restrittive, invitando i brasiliani a continuare a vivere lasciando le loro case.
Il Brasile è stato il secondo Paese più colpito al mondo dalla pandemia e conta oltre 686 mila morti: diverse indagini sono state aperte per dimostrare o meno la responsabilità del presidente uscente, fortemente critico anche nei confronti dei vaccini.

La mancata tutela per l’Amazzonia

L’altra brutta pagella per Bolsonaro riguarda la mancata tutela dell’Amazzonia, principale polmone verde per l’intera umanità, delle sue risorse e dei popoli indigeni. In effetti diverse denunce per «crimini contro l’umanità» sono state presentate contro di lui alla Corte penale internazionale (Cpi), mettendo in avanti il suo ruolo nella deforestazione dell’Amazzonia, esplosa in media del 75% all’anno, oltre che lo sfruttamento delle risorse quali soia e bestiame da parte della lobby dell’agribusiness, per non parlare del numero record di attivisti per l’ambiente uccisi durante il suo mandato.
Tuttavia nel capoluogo di Manaus, Bolsonaro gode ancora di un forte consenso, anche se su scala nazionale un brasiliano su due lo disapprova. Tra gli altri motivi di criticità sulla persona e l’operato del presidente uscente c’è il fatto di essere un convinto sostenitore del porto d’armi, un deciso oppositore dell’aborto e del matrimonio omosessuale. Il presidente uscente ha anche affermato più volte che il nazismo sarebbe una corrente di sinistra e che potrebbe «perdonare» l’Olocausto. Inoltre mostra regolarmente i suoi dubbi sul cambiamento climatico e si è espresso a favore del ritiro del Brasile dall’accordo di Parigi. Altra macchia nera al suo curriculum: eletto nel 2018 con la promessa di tolleranza zero contro la corruzione, si ritrova invece coinvolto in molti casi e i suoi figli sono indagati per corruzione.

Bolsonaro terzo leader mondiale più popolare sui social

Durante la campagna elettorale, oltre ai comizi su vasta scala, Bolsonaro ha puntato molto sui social, essendo il terzo leader politico al mondo più popolare su Facebook e sulle principali piattaforme social ha di gran lunga più follower del rivale Lula. Tra le misure chiave del suo programma di governo c’è l’aumento del budget dell’esercito e della polizia, l’allentamento delle misure di accesso alle armi da fuoco oltre alla difesa di un «uso responsabile» delle risorse naturali. Al momento il suo obiettivo è quello di andare al ballottaggio, puntando come al suo solito, su una retorica molto diretta e virulenta, avvertendo che con il ritorno di Lula «il ladro» – in riferimento ai casi di corruzione del Partito dei Lavoratori (Pt, sinistra) – presto il Brasile assomiglierà al Venezuela. Attacchi che oggi sembrano fare meno presa sui brasiliani rispetto al passato. Ad ogni modo il fatto di avere i sondaggi contro rende Bolsonaro sempre più nervoso. In una nota diffusa dal suo Partito liberale e rilanciata da diversi media, viene paventato il rischio di brogli su vasta scala, sospettando che i dipendenti del governo «abbiano l’assoluto potere di manipolare i risultati delle elezioni senza lasciare nessuna traccia». La scorsa settimana il presidente uscente ha già espresso dubbi sull’affidabilità delle urne elettroniche, affermando di essere vittima di persecuzione da parte del Tribunale superiore elettorale (Tse), senza però fornire nessuna prova alle sue tesi. Diversi osservatori ed analisti paventano il rischio che, pur di rimanere al potere, Bolsonaro possa cercare di invalidare l’esito del voto o renderlo dubbio.

2 Ottobre 2022
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