Iran
1:30 pm, 30 Settembre 22 calendario

Iran, la denuncia di Amnesty sugli 83 morti

Di: Redazione Metronews
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IRAN Sono almeno 83 le persone uccise nelle proteste in Iran per la morte della 22enne Mahsa Amini. Lo ha riferito Iran Human Rights, Ong di iraniani in esilio con base a Oslo, mentre Amnesty International ha finora raccolto i nomi di 52 persone (tra cui cinque donne e almeno cinque minorenni) uccise dalle forze di sicurezza iraniane dal 19 al 25 settembre, due terzi delle quali solo il 21 settembre, il giorno del primo ordine emesso dai vertici delle forze armate.

I mezzi usati per stroncare le proteste per Amnesty International

In una dettagliata analisi resa pubblica oggi, l’organizzazione per i diritti umani ha documentato la tattica delle autorità iraniane per stroncare le proteste: da un lato l’impiego dei Guardiani della Rivoluzione, delle forze paramilitari basij, del Comando per il mantenimento dell’ordine pubblico, della polizia antisommossa e di agenti in borghese; dall’altro, il ricorso alla forza letale e alle armi da fuoco con l’obiettivo di uccidere manifestanti e nella consapevolezza che il loro uso avrebbe potuto causarne la morte.

Le prove di torture verso i manifestanti

Amnesty International ha anche raccolto prove, oltre che di torture ai danni di manifestanti e semplici passanti, di aggressioni sessuali ai danni delle donne in piazza. Alcune di loro sono state picchiate sul seno, altre sono state scaraventate a terra dopo che si erano tolte il velo.

I documenti della repressione in possesso di Amnesty

Inoltre, Amnesty International è entrata in possesso di documenti emessi dai vertici delle forze armate iraniane in cui si istruiscono tutti i comandi provinciali ad “affrontare severamente” le persone che manifestano dall’indomani della morte di Mahsa Amini mentre era detenuta dalla polizia morale.

In un primo documento, emesso il 21 settembre, il quartier generale delle forze armate parla di “affrontare severamente gli antirivoluzionari e coloro che creano disordini”. Già quella sera, l’uso della forza letale durante le proteste aveva causato decine di morti.

Con un secondo documento, datato 23 settembre, il comandante delle forze armate della provincia di Mazandaran – si legge in un comunicato – ordina di “affrontare senza pietà, anche arrivando alla morte, qualsiasi disordine provocato da rivoltosi e antirivoluzionari”.

“Una falsa narrazione delle vittime”

Nel tentativo di assolvere se stesse, le autorità iraniane stanno promuovendo, per Amnesty International,  una falsa narrazione sulle vittime, descrivendole come “pericolose” e “violente” e addirittura arrivando a sostenere che siano state uccise da “rivoltosi”. Le famiglie delle vittime vengono minacciate per indurle al silenzio o vengono loro promessi risarcimenti se sosterranno pubblicamente, tramite videomessaggi, che i loro cari sono stati uccisi da “rivoltosi” al soldo dei “nemici” della Repubblica islamica dell’Iran.

Amnesty International ha visto immagini contenenti atti di violenza da parte di una minoranza di manifestanti, ma ciò non giustifica il ricorso alla forza letale.

Secondo il diritto internazionale, anche se alcuni manifestanti fanno ricorso alla violenza, le forze di sicurezza devono assicurare che coloro che protestano pacificamente possano continuare a farlo senza interferenze né intimidazioni. Le forze di sicurezza non devono usare armi da fuoco se non per difendere se stesse o altri da un’imminente minaccia di morte o ferimento grave e solo quando metodi meno estremi si siano rivelati insufficienti.

L’appello per escludere l’Iran dalla Coppa del Mondo

Un appello affinché l’Iran venga escluso dalla prossima Coppa del Mondo in Qatar è stato rivolto alla Fifa da Open Stadiums, un movimento che si batte per la fine delle discriminazioni contro le iraniane e perché possano frequentare liberamente gli stadi.

“Perché la Fifa dovrebbe dare allo Stato iraniano e ai suoi rappresentanti un palcoscenico globale, mentre non solo si rifiuta di rispettare i diritti umani e le dignità fondamentali, ma tortura e uccide la sua stessa gente?”, si legge nella lettera che Open Stadiums ha inviato al presidente della Fifa Gianni Infantino, nella quale si fa riferimento alla repressione delle proteste nate sulla scia della morte di Mahsa Amini.

Open Stadiums ha chiesto quindi di “escludere immediatamente” l’Iran dai prossimi Mondiali, dove Team Melli è stato inserito nel Gruppo B insieme a Inghilterra, Galles e Stati Uniti. Nei giorni scorsi diversi calciatori iraniani hanno espresso pubblicamente il loro appoggio a chi protesta.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

30 Settembre 2022
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