MilanOltre
9:45 am, 29 Settembre 22 calendario
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MilanOltre dove ognuno può essere ciò che vuole

Di: Redazione Metronews
MILANoLTRE
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La settimana del Festival MilanOltre di scena al Teatro Elfo Puccini vede protagonista il duo argentino Alfonso Barón & Luciano Rosso con due creazioni.

L’1 ottobre, alle ore 20.30, Un Poyo Rojo.  Un titolo che dal 2008 ha avuto una media di 120 rappresentazioni ogni anno e nasce nel contesto della discussione di un progetto di legge per la legalizzazione del matrimonio omosessuale in Argentina.

Dystopia in anteprima a MilanOltre

Il  giorno seguente (sempre dalle ore 20.30), in prima nazionale dopo il debutto di Madrid è in sala Shakespeare con Dystopia, spettacolo in cui ognuno può essere ciò che gli viene in mente e smettere di esserlo, un luogo in cui l’intolleranza non è ammessa, tranne l’intolleranza agli intolleranti.

In entrambi i giorni alle 16 in prima nazionale per Affollate Solitudini Teens, il progetto di MilanOltre dedicato alla dimensione creativa “più che emergente” con i giovani allievi, studenti degli ultimi anni dal Liceo Coreutico Tito Livio, Centro Aida, Centro Danza.

Alfonso Barón & Luciano Rosso

Libertà totale, formale, estetica e politica. Le caratteristiche della poetica irriverente di Alfonso Barón & Luciano Rosso al Festival con due creazioni. Il gruppo argentino presenta Un Poyo Rojo che nasce nel contesto della discussione di un progetto di legge per la legalizzazione del matrimonio omosessuale in Argentina.

Un Poyo Rojo è uno spettacolo fenomeno: creato nella periferia di Buenos Aires ormai quindici anni fa, da allora va in scena senza interruzione in gran parte del mondo. Il successo di questo spettacolo è stato così importante che il gruppo argentino, ha finito per
essere identificato con il nome dello spettacolo stesso, Poyo Rojo. Un Poyo Rojo è creato nel 2008 in un momento nel quale in Argentina era in esame un progetto di legge per la legalizzazione del matrimonio omosessuale. A quell’epoca la società era fortemente divisa, animata da dibattiti appassionati, di grande contraddittorio anche violento. In questo contesto, lo spettacolo da subito viene percepito come una reazione a ogni forma di imposizione e
costrizione.

Due uomini e una profonda attrazione

Una proposta semplice. Due uomini in preda a un’intensa attrazione sessuale l’uno per l’altro, nello spogliatoio di una palestra – tempio della virilità, se ne esiste uno – tentano di reprimere il desiderio. Finiranno per soddisfarlo, superando le contraddizioni e liberandosi di ogni forma di condizionamento. La libertà totale, formale, estetica e politica dello spettacolo è ragione dell’entusiasmo internazionale che esso suscita e continua a suscitare nei pubblici più diversi, per genere, età, condizione sociale, cittadini e rurali.

In Dystopia tutti disprezzano la proprietà privata, ma lavorano segretamente per ottenerla. Tutti odiano le differenze, ma cercano sempre di essere speciali. Idem per quanto riguarda i soldi, ma una volta ottenuti, nessuno li regala. Tutti detestano la religione, ma abbracciano i propri dogmi inventati giorno dopo giorno. Tutti ignorano la politica, ma per tutta la vita non fanno altro che votare per gli stessi leader che si alternano al potere. Si pensa anche che studiare sia la cosa più importante, ma poi si odiano i voti. In Dystopia ognuno può essere ciò che gli viene in mente e smettere di esserlo. Un luogo in cui l’intolleranza non è ammessa, tranne l’intolleranza agli intolleranti. E dal centro di questo luogo terrificante, un’invisibile torre d’avorio protegge tutta la sua popolazione.

No all’intolleranza con Dystopia a MilanOltre

Il nuovo spettacolo di Alfonso Barón, Hermes Gaido e Luciano Rosso è immaginato lungo le strade, negli aeroporti, nelle stazioni, nelle camere d’albergo di una tournée internazionale che non finisce mai. Dal 2008 la società è cambiata, i luoghi di tensione si sono moltiplicati e spostati, le rivendicazioni e le opposizioni si sono fatte più forti, sfociando spesso in eccessi e movimenti che rappresentano un interessante materiale di lavoro, che ci dà da pensare, pensare il mondo. L’obiettivo di Dystopia è quello di chiamare a raccolta questi elementi di tensione per disinnescarli con la risata e l’impertinenza.

Due giornalisti di un programma di informazione televisivo, brillanti e amichevoli, parlano di un mondo fantastico, privo di conflitti e opposizioni, un mondo asettico, nel quale ogni tentativo di pensare viene neutralizzato da un generale consenso ovattato. Lo spettatore è invitato dentro un universo che ricorda il mondo dolciastro e ansiogeno del film The Truman Show di Peter Weir.

Il pubblico assiste in diretta alla costruzione di una narrazione forzatamente orientata verso una visione esclusivamente positiva. Cosa fare allora dei mostri che abbiamo cacciato, ma che poco a poco cominciano a invadere il palcoscenico? I corpi degli attori finiscono per essere invasi da tutto ciò che avevano tentato di tenere lontano, dalle contraddizioni che avevano messo a tacere, e, così si trovano costretti a fare i conti con parti di sé talvolta orribili. La censura, da qualunque parte provenga, priva l’uomo della capacità di interrogare il mondo, e questi due personaggi ne fanno diretta esperienza.

 

 

29 Settembre 2022
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