elezioni 2022
12:48 pm, 24 Settembre 22 calendario

Chiuse le urne ecco tutti i passi per arrivare al nuovo governo

Di: Redazione Metronews
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Chiuse le urne, chi vince governa? No, non è così facile e sicuramente non è così immediato. Serve infatti almeno qualche settimana, da quattro a dodici stando ai precedenti, per passare dall’espressione della volontà popolare alla nascita di un governo. Certo, più è chiaro il risultato e meno tempo serve, ma ecco tutti i passaggi istituzionali e di prassi comunque necessari.

Il primo è la proclamazione degli eletti: una volta terminato lo scrutinio dei voti, nelle ore successive alle elezioni, si attende qualche giorno per la proclamazione degli eletti da parte degli uffici elettorali presso le Corti d’appello. Probabilmente quest’anno tale passaggio sarà un po’ complicato dalla presenza di una nuova e mai sperimentata legge costituzionale, che ha “tagliato” i parlamentari portandoli da 945 a 600.

Segue la prima seduta delle Camere, già fissata per il 13 ottobre con il decreto che ha deciso anche la data del voto, ma è ancora da decidere l’ora. In questa prima seduta si proclamano gli eletti e si procede all’elezione dei presidenti di Camera e Senato. Le modalità di elezione sono diverse per i due rami del Parlamento. Al Senato si chiude necessariamente entro il quarto scrutinio: primo e secondo voto sono a maggioranza assoluta dei componenti, terzo voto è a maggioranza assoluta dei senatori presenti, se nessuno raggiunge nemmeno questa maggioranza si procede al ballottaggio fra i due candidati che hanno ottenuto nel precedente scrutinio il maggior numero di voti e viene proclamato eletto quello che consegue un voto in più. Alla Camera al primo scrutinio servono i due terzi dei componenti, al secondo e terzo voto il quorum si abbassa a due terzi dei votanti, dal quarto scrutinio basta la maggioranza assoluta dei voti e si procede a oltranza. Dal 1948 ad oggi non si è mai superato il quinto scrutinio. Dunque l’elezione dei due presidenti non dovrebbe tardare oltre il 15 ottobre, che è un sabato.

Chiuse le urne inizia un lungo iter

Una volta eletti i presidenti di Camera e Senato, il Presidente della Repubblica convoca le consultazioni. Quest’anno se le elezioni dei presidenti non avranno intoppi, la finestra per le consultazioni si potrebbero aprire già dal 17-18 ottobre. Sempre per prassi salgono al Quirinale gli ex presidenti della Repubblica (in questo caso ci potrebbe essere una telefonata con il presidente emerito Giorgio Napolitano), i due presidenti appena eletti e i rappresentanti dei partiti presenti in Parlamento. Solitamente vengono sentiti i capigruppo a cui normalmente si uniscono i leader dei partiti. Se il risultato è chiaro le consultazioni sono veloci, due o tre giorni, e terminano con l’incarico a un presidente del Consiglio entro poche ore dalla conclusione. Anche in questa occasione il Presidente non ha nessuna intenzione di perdere tempo, visto che ci sono scadenze urgenti che incombono, dalla scrittura della manovra al vertice del G20 in Indonesia. Se il risultato è incerto, nessuna coalizione ha vinto in modo netto, si può procedere a più “giri” di consultazioni, il Presidente può assegnare incarichi esplorativi, solitamente ai presidenti delle Camere, e assegnare una sorta di pre-incarico a esponenti di spicco istituzionali. La formazione più lunga di un governo tocca il record di 88 giorni, per la nascita del governo Conte 1. A normare la formazione del governo c’è l’articolo 92 della Costituzione che recita: «Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei ministri e, su proposta di questo, i ministri». Una volta che il presidente della Repubblica conferisce l’incarico al presidente del Consiglio, questi solitamente accetta con riserva e conduce sue consultazioni con i partiti disposti a sostenere il suo esecutivo. Si comincia a formare un programma e a stilare una lista di ministri. Se il risultato è netto di solito in uno o due giorni anche queste consultazioni si concludono.

Dalle consultazioni alla fiducia

Se le consultazioni del premier incaricato hanno esito positivo, questo torna al Quirinale, scioglie la riserva e viene nominato presidente del Consiglio. All’uscita dallo studio alla Vetrata, dove ha appena parlato con il Capo dello Stato, il neo presidente del Consiglio legge la lista dei ministri. Va ricordato che i ministri sono nominati dal Presidente della Repubblica su proposta del presidente del Consiglio. Il giorno dopo o anche poche ore dopo lo scioglimento della riserva, il presidente del Consiglio e i ministri giurano al Quirinale nelle mani del presidente della Repubblica. Se il risultato fosse netto, dunque, e non sorgesse nessun intoppo politico, il governo potrebbe giurare già negli ultimi giorni di ottobre. Sceso dal colle del Quirinale, il premier va a Palazzo Chigi, sede del governo, dove è accolto dal premier uscente. Al primo piano, nel salone delle Galere, il premier uscente consegna al nuovo la campanella, il cui trillo dà inizio alla riunione del Consiglio dei ministri. Il premier uscente lascia Palazzo Chigi e il nuovo presidente del Consiglio riunisce per la prima volta il Consiglio dei ministri durante il quale si nomina il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e Segretario del Consiglio e si assegnano le deleghe ai ministri senza portafoglio. Il governo è ufficialmente in carica e può cominciare a varare decreti legge e disegni di legge, gli strumenti principali della sua attività. Una volta giurato il premier si prende uno o due giorni per scrivere il discorso programmatico con cui si presenterà alle Camere (questa volta si dovrebbe cominciare da Montecitorio) per chiedere la fiducia. Con i nuovi numeri dei parlamentari saranno ora necessari 201 sì alla Camera e 104 sì al Senato. Va precisato che il governo è già ufficialmente operativo anche prima della fiducia e, seppur non consigliato, il premier può già presenziare ai vertici internazionali. Va ricordato, ad esempio, che il 15 novembre è già in programma il summit del G20 in Indonesia.

24 Settembre 2022
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