Saman Abbas
5:32 pm, 23 Settembre 22 calendario

Il padre di Saman a un parente: «L’ho uccisa io, per il mio onore»

Di: Redazione Metronews
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«Io sono già morto, l’ho uccisa io, io l’ho uccisa per la mia dignità e il mio onore»: un mese dopo la scomparsa deall 18enne Saman dalla casa di Novellara, nella Bassa Reggiana, spunta questa terribile confessione del padre Shabbar, intercettato al telefono con un parente in Italia nel giugno 2021, quando già era fuggito in Pakistan. L’intercettazione è agli atti del processo per la morte di Saman Abbas, la ragazza di origine pakistana di cui si sono perse le tracce dalla notte tra il 30 aprile e il 1 maggio 2021: per gli inquirenti sarebbe stata assassinata, perchè rifiutava di sposare un cugino in patria e voleva andarsene di casa.   In un altro passaggio delle intercettazioni, il padre di Saman fa ancora riferimento alla sua dignità specificando «per me la dignità degli altri non è più importante della mia», e ancora, riferendosi alla fuga in Pakistan e al figlio lasciato in Italia: «ho ucciso mia figlia e sono venuto, io non guardo nulla di nessuno».

Cinque imputati per la morte di Saman

Il processo, che vede imputati i suoi familiari, è stato fissato per il 10 febbraio 2023: oltre ai genitori latitanti in Pakistan, il 46enne Shabbar Abbas e la 47enne Nazia Shaheen, entrambi ancora latitanti in Pakistan, alla sbarra ci sono tre familiari di Saman arrestati nei mesi scorsi all’estero, in Francia e in Spagna: lo zio 34enne Danish Hasnain, ritenuto l’autore materiale dell’omicidio, e i due cugini Ikram Ijaz (28enne) e Nomanhulaq Nomanhulaq (35 anni). Un delitto per l’onore, sullo sfondo di una ragazza che voleva vivere all’occidentale, che chiama in causa un’intera famiglia, avvolta nell’omertà.Lo stesso parente dell’intercettazione, che avrebbe ricevuto anche alcune telefonate minacciose dal padre della ragazza in cui sosteneva di essere stato rovinato, riferisce agli atti – secondo quanto si legge nell’informativa di 80 pagine dei Carabinieri del Comando provinciale di Reggio Emilia agli atti del processo – «che avrebbe giurato a Shabbar che non ne avrebbe parlato con nessuno».

Saman in Italia dal 2016

Saman era arrivata in Italia dal Pakistan nel 2016: a dare l’allarme della sua scomparsa, il fidanzato italiano Saquib, che non ha mai voluto crederla morta. Già un anno prima della sua scomparsa, la 18enne si era rivolta ai servizi sociali per denunciare i genitori per maltrattamenti e induzione al matrimonio. Poi era rientrata a casa, tentando di riavere i suoi documenti. Tra gli atti del processo, anche il filmato della telecamera di sicurezza che ha registrato gli ultimi istanti di vita di Saman, che esce di casa accompagnata dai genitori la notte della scomparsa.

Il corpo mai ritrovato

Il 22 settembre dello scorso anno, la prima svolta nelle indagini: l’arresto, a Parigi dello zio, tra i principali indiziati del presunto omicidio.  Più volte si è sembrati vicini alla soluzione del giallo, quantomeno con il ritrovamento del corpo della ragazza a lungo cercato nelle campagna dell’Emiliano, e altrettanti sono stati gli ‘stop’ all’indagine che però non si è mai fermata in ambito italiano, europeo e internazionale. Le ricerche della vittima sono state sospese il 12 luglio 2021, dopo 67 giorni col fiato sospeso, a Novellara, in provincia di Reggio Emilia, nell’area rurale dove si presume possa essere stato sepolto il corpo, nelle campagne vicino all’azienda agricola dove lavorano i parenti. Si è scavato in vari punti del terreno, cercato in serre, pozzi e porcilaie, anche con l’aiuto dei cani più addestrati messi a disposizione dalla polizia tedesca del land della Baviera: sono state usate tutte le ultime tecnologie, compresi due archeologi volontari.

Unico testimone il fratello di Saman

Solo testimone coraggioso contro la famiglia, il fratello 16enne di Saman, che ha confermato la sua testimonianza anche nel corso dell’incidente probatorio del 18 giugno dello scorso anno. Il minore ha confermato davanti al gip quanto aveva già riferito agli inquirenti in precedenza: ovvero che a uccidere la sorella sarebbe stato lo zio Danish Hasnain. Sarà ora il processo a dover chiarire ruoli e responsabilità.  Intanto, il fratello della ragazza scomparsa è stato affidato a una struttura protetta per il pericolo di ritorsioni. Recentemente, la Regione Emilia Romagna, tramite la Fondazione Vittime dei Reati, ha deciso di sostenerlo economicamente visto il difficile futuro che dovrà affrontare senza l’appoggio dei familiari.

Una legge in suo nome

Era stata approvata 5 mesi fa, solo alla Camera e con l’astensione di Fratelli d’italia, il disegno di legge che porta il nome di Saman e che riconosce il rilascio del permesso di soggiorno alle vittime del reato di costrizione o induzione al matrimonio. Non essendo stata nemmeno calendarizzata in Senato, non è ancora in vigore.

 

 

23 Settembre 2022
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