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10:28 pm, 12 Agosto 22 calendario

Trump sotto indagine per spionaggio

Di: Redazione Metronews
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Donald Trump è indagato per spionaggio.

Dalla perquisizione dell’Fbi nella residenza di Donald Trump in Florida emerge che gli agenti federali stanno indagando su una potenziale violazione dell’Espionage Act relativa alla conservazione illegale di documenti sensibili. Il mandato e il relativo materiale, pubblicato con l’ordine di un giudice della Florida, ha mostrato che gli agenti hanno portato via dalla casa dell’ex presidente Usa un numero significativo di documenti etichettati come «top secret».

Trump e lo spionaggio

Tra i documenti sequestrati ci sarebbero, secondo il dipartimento Giustizia, segreti riferiti alla sicurezza nucleare del Paese e informazioni sulla Francia. Trump, secondo i media americani, rischia di essere incriminato per violazione della legge che regola i casi di spionaggio.

I documenti sequestrati nel resort in Florida dell’ex presidente Usa, Donald Trump, «erano tutti declassificati» e dunque non più top secret, ha dichiarato lo stesso Trump in un post pubblicato sulla sua piattaforma social, Truth. «Primo punto – ha scritto Trump – erano tutti declassificati. Secondo, non avevano bisogno (gli agenti dell’Fbi, ndr) di sequestrarli. Potevano averle senza politicizzare e fare irruzione a Mar-a-Lago. I documenti erano in un posto sicuro, con una sicura aggiuntiva messa su loro richiesta».

I documenti sequestrati

Il mandato di perquisizione nel resort di Donald Trump non è più un segreto: è stato pubblicato dopo il via libera dei legali dell’ex presidente Usa e del dipartimento di Giustizia. Ma il mistero del documento, svelato dopo quattro giorni di alta tensione politica, si è trasformato in un clamoroso caso di spionaggio.
Nei quindici contenitori di documenti sequestrati lunedì a Mar-a-Lago da una trentina di agenti Fbi ci sarebbero informazioni top secret, manoscritti, dossier legati a segreti nucleari e un report sulla Francia. L’Attorney general Merrick Garland starebbe valutando la possibile violazione dell’Espionage Act, che regola i casi di spionaggio a danno degli Stati Uniti, ma anche l’intralcio alla giustizia.

Tra il materiale sequestrato c’è anche un documento email dal titolo «Executive grant of clemency re: Roger Jason Stone, Jr», riferimento alla grazia concessa da Trump a uno dei suoi amici più stretti, incriminato e condannato per falsa testimonianza.
Il mandato federale mostra che il tycoon era da tempo sotto inchiesta per la rimozione e distruzione di documenti, ostruzione alla giustizia e violazione alla legge sullo spionaggio. Soprattutto quest’ultimo caso può portare al carcere. La pubblicazione è arrivata dopo quattro giorni di polemiche in cui la famiglia Trump aveva denunciato l’Fbi di aver tenuto nascosto il mandato. Non era così.
I legali dell’ex presidente ne erano in possesso e lo stesso blitz a Mar-a-Lago non sarebbe stato «a sorpresa», come ha sostenuto il tycoon. Persone vicine all’ex presidente avrebbero consegnato una copia del mandato al sito di estrema destra Breitbart, perchè ne divulgasse i contenuti, inclusi i nomi – indicati sul mandato – dei responsabili dell’Fbi che hanno condotto l’operazione. Questa scelta mette a rischio l’incolumità degli agenti federali coinvolti nell’operazione. Il dipartimento Giustizia, invece, ha oscurato i nomi nel documento che ha pubblicato.

I commenti in questa ennesima giornata convulsa sono arrivati soprattutto dai Democratici. Per la Speaker della Camera, Nancy Pelosi, se «Trump ha portato via dalla casa documenti segreti è un fatto grave». Il tycoon, però, in un post pubblicato sulla propria piattaforma social, ha respinto le accuse: «Primo, erano tutti documenti declassificati. Secondo, potevano prenderli quando volevano, bastava chiederli, senza politicizzare con l’irruzione a Mar-a-Lago». «Erano conservati al sicuro – ha aggiunto – c’era anche una doppia sicura messa su richiesta dell’Fbi».
Se fossero declassificati, però, non ci sarebbe stato bisogno di tenerli in un posto «al sicuro». Ma questo Trump non lo ha chiarito e nemmeno i media di destra, come Fox News, che hanno rilanciato le parole di Trump, mettendo tutto il resto in secondo piano, a cominciare dal caso della «foto taroccata» che mostrava Bruce Reinhart, a Ghislaine Maxwell, l’ex amante e socia del milionario e pedofilo Jeffrey Epstein, morto in carcere nel 2019. In realtà l’immagine di Reinhart, rilanciata giovedì in prima serata davanti a milioni di telespettatori, è stato inserita con il photoshop, ma è servito alla rete trumpiana per mettere in dubbio la moralità del giudice federale e di tutta l’operazione.
Fox ha, invece, ripreso l’accusa lanciata dal tycoon ieri riguardo la fine di milioni di documenti «portati via» alla fine del mandato presidenziale di Barack Obama, nel 2017. «Che fine hanno fatto – aveva chiesto Trump sempre sul social Truth – i 3,3 milioni di documenti di Obama? I media delle fake news vogliono nascondere questa notizia». I National Archives, l’archivio di Stato, hanno risposto ufficialmente oggi, spiegando che i «documenti sono più di trenta milioni e sono tutti conservati a Chicago» in un luogo sicuro, come è successo da protocollo con ogni presidente degli Stati Uniti. A parte uno.

12 Agosto 2022 ( modificato il 13 Agosto 2022 | 9:35 )
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