crisi di governo
1:15 pm, 18 Luglio 22 calendario

Draghi alle Camere con voto fiduciario e chiama

Di: Redazione Metronews
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Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, renderà comunicazioni alle Camere con voto fiduciario con chiama.

Le comunicazioni di Draghi alle Camere

È quanto emerso dalla Conferenza dei capigruppo della Camera, che tornerà a riunirsi domani, alle 16.30, per stabilire tempi e modalità del dibattito, alla luce delle decisioni che verranno prese Senato.

Draghi infatti dovrebbe riferire inizialmente a Palazzo Madama, secondo la prassi in base alla quale le comunicazioni vengono rese nel ramo del Parlamento dove il Governo ha ottenuto la prima volta la fiducia e dove si sono manifestate le condizioni che hanno portato all’apertura della crisi. Successivamente il premier depositerà il testo del discorso alla Camera.

Draghi prima al Senato

Saranno i senatori i primi ad ascoltare le comunicazioni del premier Mario Draghi, mercoledì prossimo. E’ quanto hanno concordato il presidente di Palazzo Madama, Elisabetta Casellati e il presidente della Camera, Roberto Fico. Sarebbe stato scelto infatti di seguire la prassi che prevede come le comunicazioni del premier vengono rese nel ramo del Parlamento dove il governo ha ottenuto la prima volta la fiducia e dove si sono manifestate le condizioni che hanno portato all’apertura della crisi.
A Montecitorio, questa mattina, durante la Capigruppo, M5S e Pd avevano chiesto che Draghi si recasse in primo luogo a Montecitorio, dove si sarebbero manifestati i primi segnali di crisi per la decisione del Movimento Cinque stelle di non partecipare alla votazione finale sul Dl Aiuti. Richiesta che aveva visto il centrodestra contrario.
Nel pomeriggio il confronto tra Casellati e Fico ha sciolto il nodo sulla strada da seguire, con il presidente della Camera che ha confermato a sua volta la linea indicata già in capigruppo.

Perché votare prima alla Camera?

Perché se si votasse prima al Senato, dove i contiani del M5S sono molto compatti, l’immagine plastica offerta dal voto sarebbe quella di una coalizione sostenuta in larga parte dal centrodestra più il Pd. E Draghi, si ragiona a Montecitorio, si vedrebbe costretto a confermare la decisione annunciata. Un ostacolo aggirabile, viene però aggiunto. Se i M5S dissidenti annunciassero l’addio a Conte prima del voto – come ormai sembra probabile – fuori dall’Aula, certificherebbero già quel «fatto politico» che si attende. Mario Draghi, a quel punto, potrebbe revocare le dimissioni e incassare il voto favorevole prima al Senato e poi alla Camera.

18 Luglio 2022
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