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10:00 pm, 13 Luglio 22 calendario

M5S, Conte: “No al voto in Senato”. Governo a un passo dalla crisi

Di: Redazione Metronews
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Al Senato il M5S non voterà la fiducia al Governo. Il M5S domani quindi uscirà dall’Aula del Senato durante il voto di fiducia sul decreto Aiuti. Il Governo, con la decisione dei grillini, di fatto è dunque in bilico e a un passo dalla crisi.

Conte e il M5S

Il leader M5S Giuseppe Conte ha riunito per la seconda volta in una giornata caotica il Consiglio nazionale del M5S.  “A Draghi ho consegnato un documento politico, un contributo serio rispetto alle urgenze – ha detto Conte dopo la fine dell’incontro – ho forte timore di un settembre caldo in piazza. Serve una fase differente. Chiediamo un cambio di passo del Governo. Siamo disponibili a un dialogo, non a cambiali bianco. Non possiamo che agire con coerenza e linearità. Domani il M5S sarà coerente con le sue contrarietà. Non parteciperemo al voto in Senato“.

La Lega e Forza Italia

“Se il M5S esce fuori dall’aula la maggioranza non c’è più. Basta con litigi, minacce e ritardi, parola agli italiani”, aveva avvertito nel pomeriggio la Lega. 

Una telefonata c’è stata in serata tra Matteo Salvini e Silvio Berlusconi per commentare la situazione politica e ribadire «piena sintonia». I due leader si risentiranno domani: a maggior ragione in questa fase delicata, il centrodestra di governo prenderà decisioni comuni.

Meloni: “Elezioni subito”

«Guerra, pandemia, inflazione, povertà crescente, caro bollette, aumento del costo delle materie prime, rischi sull’approvvigionamento energetico, crisi alimentare. E il governo «dei migliori» è immobile, alle prese con i giochi di palazzo di questo o quel partito. Basta, pietà. Tutti a casa: elezioni subito». Lo dice la leader di FdI, Giorgia Meloni.

Letta: “Ora verifica, dopo le parole di Conte non si può fare finta di niente”

«E’ evidente che la scelta annunciata da Conte e M5s rimette in discussione molte cose, e in una maggioranza così eterogenea ci sono dei distinguo. Ma io non mi preoccupo, esiste il voto di fiducia che è fondamentale», dice Enrico Letta, dalla Festa regionale dell’Unità di Melzo. «Chiederemo di fare una verifica per capire se questa maggioranza c’è ancora o no. Non si può far finta di niente. E rispetto a quello che accadrà domani, bisogna che ognuno si assuma la sua responsabilità», anticipa il leader Pd.

«Credo sia evidente che questo è l’ultimo governo della legislatura. Bisogna dare il massimo perché dia i risultati migliori», aveva detto nel pomeriggio il segretario del Pd. «Le elezioni si faranno alla scadenza naturale ma intanto cerchiamo di ottenere questi risultati adesso. La riapertura del dialogo sociale apre una speranza e noi questa speranza vogliamo coglierla. C’è questa disponibilità, credo che non coglierla adesso e far precipitare tutto, andare a elezioni, non sia la scelta migliore»,  ha aggiunto Letta.

Renzi e il “ciao ciao al Sor Tentenna…”

«Con tutto quello che succede, stiamo dietro al Sor Tentenna… Conte se ne vuole andare dal governo? Decida. Con le mani, ciao ciao…». E’ la battuta con cui Matteo Renzi, a Tg2 Post, fotografa la fibrillazione nella maggioranza per le mosse del leader M5S. I M5S “faranno retromarcia”, ha previsto il leader di Italia viva. “Hanno troppa paura di andare a casa, faranno prevalere l’istinto di sopravvivenza, perché molti di loro passerebbero da 15 mila euro al mese al reddito di cittadinanza”.

Lo scenario dopo il voto al Senato

Voto del Senato, passaggio al Quirinale, nuovo voto delle Camere. Potrebbe essere questa lo scenario se il M5S guidato da Giuseppe Conte confermasse di non voler partecipare al voto di fiducia sul decreto Aiuti domani a Palazzo Madama, motivando la scelta con una ostilità al provvedimento ma non al governo, l’esecutivo rimarrebbe infatti in sella. Sia numericamente, sia politicamente.

Gli scenari che si aprirebbero però sono diversi.

Innanzitutto si dovrebbe capire se il non-voto dei grillini verrebbe accettato dagli altri partiti di maggioranza  o se coglierebbero la palla al balzo per chiedere un nuovo esecutivo, come ha fatto Silvio Berlusconi, oppure elezioni, come ha fatto Matteo Salvini e seppure con toni diversi anche Enrico Letta. Poi si dovrebbe capire se il premier accetterebbe un atteggiamento così freddo del M5S, che resta uno dei principali partiti che sostengono il suo esecutivo. Le elezioni dunque restano sempre una ipotesi sul tavolo.

Se invece i partiti accettassero il comportamento del M5S e Mario Draghi si facesse bastare il non voto contro il suo provvedimento, come molti consigliano in queste ore, le ipotesi si ridurrebbero a due.

Il premier potrebbe presentarsi comunque dimissionario dal Capo dello Stato per essere poi rinviato alle Camere, oppure potrebbe salire al Colle per un confronto con Mattarella ma senza dimettersi e chiedendo lui per primo un chiarimento alle sue forze politiche attraverso un nuovo voto di fiducia.

13 Luglio 2022
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