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11:34 am, 10 Luglio 22 calendario

Stop al gas russo per 10 giorni, Europa in allarme

Di: Redazione Metronews
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Lo stop al gas dalla Russia per 10 giorni consecutivi allarma tutta Europa.

Stop al gas russo dall’11 al 21 luglio

La Russia chiuderà infatti  temporaneamente, dall’11 al 21 luglio, il gasdotto Nord Stream 1, la più grande infrastruttura di importazione di gas dell’Unione Europea e di proprietà della società russa Gazprom, che passa sotto il Mar Baltico dalla Russia alla Germania, per lavori di manutenzione annuale. Tale pausa ha alimentato il timore di un’ulteriore interruzione delle forniture di gas che comprometterebbe gli sforzi dei paesi dell’Eurozona per assicurarsi le forniture necessarie in vista anche del prossimo inverno. Alcuni come Klaus Mueller, capo del regolatore energetico tedesco, ipotizzano che il Cremlino possa usare l’occasione dei lavori di manutenzione programmata per chiudere definitivamente i rubinetti.

Nel frattempo, i governi europei si stanno affannando a riempire i depositi sotterranei di gas naturale. La Ue, che riceve circa il 40% del suo gas attraverso i gasdotti russi, sta cercando di ridurre rapidamente la sua dipendenza dagli idrocarburi russi in risposta all’invasione ucraina.

“Un incubo”

Il ministro dell’Economia tedesco, Robert Habeck, non ha nascosto la sua forte preoccupazione per il fatto che Mosca possa utilizzare i lavori di manutenzione del gasdotto Nord Stream 1 per interrompere completamente la fornitura di gas verso la Germania. Sabato all’emittente Deutschlandfunk il vicecancelliere ha parlato di uno «scenario da incubo”: «Tutto è possibile, tutto può succedere. E’ possibile che fluisca di nuovo più gas, anche più di prima. Ma può anche succedere che non arrivi proprio niente». «Sinceramente, dobbiamo sempre prepararci al peggio e lavorare un po’ per il meglio».

Come annunciato dall’operatore diverso tempo fa, il gas non fluirà più dalla Russia alla Germania fino al 21 luglio, quando riprenderà. Ma alcuni come Klaus Mueller, capo del regolatore energetico tedesco, ipotizzano che il Cremlino possa usare l’occasione dei lavori di manutenzione programmata per chiudere definitivamente i rubinetti.

In Germania spazi riscaldati comuni

In Germania, alcune città stanno organizzando spazi pubblici riscaldati per il prossimo inverno, in maniera da poter ospitare gratuitamente quanti, in vista della stagione fredda, non potranno permettersi di pagare le bollette rincarate dall’aumento del costo del gas. Lo scrive il quotidiano tedesco Bild am sonntag. Il quotidiano cita espressamente il caso di Ludwigshafen (Renania-Palatinato) dove si sta attrezzando un centro sportivo al coperto, che era stato precedentemente utilizzato per le vaccinazioni anti-Covid, e dove le persone potranno anche dormire. Ma anche le città Neustadt, Frankenthal e Landau.

“Taglio del gas russo? Scenario probabile”

Il ministro delle finanze francese, Bruno Le Maire, ritiene che il taglio delle forniture di gas russo, nel prossimo futuro, sia attualmente lo scenario più probabile. “Prepariamoci per un taglio del gas russo. Oggi è lo scenario più probabile”, ha detto sabato a un convegno economico, Rencontres économiques, ad Aix-en-Provence, nel sud della Francia.     “Ci troviamo di fronte a scelte complicate. Possiamo continuare a riscaldare le nostre piscine? Non potremo continuare a riscaldarci e a muoverci come se nulla fosse”, ha avvertito ancora.

Svizzera, priorità per il gas spetta alle industrie

La prospettiva di una carenza di gas per il prossimo inverno fa scattare in Svizzera la corsa per stabilire chi avrà diritto ad essere soddisfatto in modo prioritario ed è così che l’industria elvetica mette le mani avanti: spetta alle economie domestiche passare in secondo piano. Intanto il presidente dell’Unione svizzera delle arti e mestieri (Usam) Fabio Regazzi critica il Consiglio federale, che a suo dire non dà indicazioni sul tema e non permette quindi alle aziende di prepararsi. “Come imprenditore, so che la cosa peggiore è l’incertezza”, osserva parlando con il SonntagsBlick. Anche se in linea di principio, si può reagire a una carenza di energia “una possibile penuria di elettricità nell’ambito della quale è completamente ignoto quando e come avverrà il razionamento non è semplicemente calcolabile per le aziende”.
Frank Ruepp, presidente dell’Interessengemeinschaft Energieintensive Branchen (Igeb), il gruppo di lavoro dei settori industriali a forte consumo energetico, è già in trincea: “Senza gas tutto si blocca”, mette in guardia in dichiarazioni riportate dal SonntagsBlick. Intere catene di produzione dovrebbero essere chiuse. “La carta, ad esempio, possiamo produrla solo a pieno regime perché i processi sono ad alta intensità energetica”.
Ruepp chiede che le famiglie “non ricevano un trattamento privilegiato” in caso di razionamento del gas. A suo avviso i privati devono “assolutamente” farsi carico di una quota maggiore degli sforzi per il risparmio. “Non è possibile che l’industria debba chiudere mentre si alza il riscaldamento nelle case”. Sulla stessa lunghezza d’onda è Danilo Fiato, presidente dell’Associazione svizzera delle fonderie. “L’industria non può semplicemente accollarsi un tale deficit energetico”, puntualizza.

10 Luglio 2022
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