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10:45 am, 8 Luglio 22 calendario

Ucciso Shinzo Abe, Giappone sotto choc

Di: Redazione Metronews
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Shinzo Abe, il primo ministro più longevo della storia del Giappone, è morto oggi, assassinato a colpi di pistola sparati contro di lui da un ex militare mentre teneva un discorso a sostegno di un candidato del Partito Liberal Democratico, durante un comizio a Nara, nel Giappone occidentale.

Il momento dell’attentato a Abe

La morte di Shinzo Abe

Abe è stato raggiunto da due colpi di arma da fuoco ed  è arrivato in ospedale «senza segnali di vita», ha confermato un medico del Medical University di Nara in conferenza stampa, con «due colpi di pistola in due punti del corpo». Per tentare di salvarlo, ha proseguito il dottore dell’ospedale di Nara, sono state operate trasfusioni di sangue, «ma non siamo riusciti a tenerlo in vita».  I medici hanno confermato la morte dell’ex primo ministro giapponese.

Draghi: “Italia sconvolta”

«Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, esprime il più profondo cordoglio del Governo e suo personale per la morte di Shinzo Abe. L’Italia è sconvolta per il terribile attentato, che colpisce il Giappone, il suo libero dibattito democratico. Abe è stato un grande protagonista della vita politica giapponese e internazionale degli ultimi decenni, grazie al suo spirito innovatore, alla sua visione riformatrice. L’Italia si stringe ai suoi cari, al Governo e all’intero popolo giapponese». E’ quanto si legge in una nota di palazzo Chigi.

La Abenomics

Abe, 67 anni, ha ricoperto la carica per due mandati, dal 2006 al 2007 e dal 2012 al 2020, quando si è dimesso per motivi di salute, pur mantenendo una forte influenza sul partito, il Partito Liberal-democratico.

Abe è nato da una famiglia influente in politica: suo nonno, Nobusuke Kishi, era stato primo ministro, mentre suo padre, Shintaro Abe, aveva ricoperto la carica di ministro degli Esteri. Abe era entrato in politica nel 1993, eletto per la prima volta in parlamento due anni dopo la morte del padre, e aveva scalato posizioni nel Partito Liberal-democratico diventandone presidente nel 2006, quando assunse per la prima volta la carica di premier.

Sul piano interno, la principale eredità di Shinzo Abe è stata la sua politica economica, che da lui prende il nome di Abenomics, che puntava a ravvivare l’economia giapponese. L’iniziativa macro-economica per il rilancio del Paese si è composta di una politica monetaria espansiva senza precedenti, una forte spesa pubblica e riforme strutturali, che hanno ravvivato l’economia durante il suo primo mandato, perdendo, però, efficacia negli anni a seguire, con il prodotto interno lordo giapponese che ha registrato una contrazione nel 2015, mentre nel 2020 il Paese è entrato in recessione, ancora prima della crisi innescata dal Covid-19.

Gli anni dell’Abenomics appaiono ormai legati al passato. Lo stesso primo ministro attuale, Fumio Kishida, l’ha criticata l’anno scorso, all’inizio del suo mandato. «L’Abenomics ha chiaramente dato risultati in termini di prodotto interno lordo, utili societari e impiego, ma ha fallito nel creare un ‘circolo virtuosò», ha dichiarato al Financial Times Kishida, che punta ad aumentare i redditi di un’ampia fetta della popolazione per incentivare i consumi, con l’obiettivo di realizzare una «nuova forma di capitalismo» diversa dalle politiche «neoliberiste» degli anni Novanta e dei primi anni anni Duemila.

Falco in politica estera

Abe è noto anche per le sue linee da falco in politica estera e per il tentativo, non riuscito, di emendare la Costituzione pacifista giapponese. Nel 2014, però, con un cambiamento di portata storica, il suo governo ha reinterpretato la Costituzione per permettere ai soldati giapponesi di potere intervenire all’estero a sostegno degli alleati, anche nel caso in cui il Giappone non sia attaccato direttamente.

L’approccio da falco del primo ministro ha profondamente irritato Cina e Corea del Sud: in particolare, la sua visita al tempio Yasukuni nel 2013, dove sono sepolti anche quattordici generali giapponesi considerati criminali di guerra nella Seconda Guerra Mondiale, ha adirato Pechino e Seul. Fin dall’inizio del suo secondo mandato, a fine 2012, Abe ha dovuto affrontare rapporti con la Cina sempre più difficili per la disputa di sovranità sulle isole Senkaku, che la Cina rivendica con il nome di Diaoyu. La controversia si è protratta per due anni, fino a un accordo del 2014, che ha di fatto messo in stand-by, ma senza risolvere, la contesa tra Pechino e Tokyo sulle isole del Mare Cinese Orientale.

8 Luglio 2022
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