Lavoro
6:57 pm, 6 Giugno 22 calendario

Salario minimo, in arrivo la direttiva, governo e parti sociali divisi

Di: Redazione Metronews
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Potrebbe arrivare nella notte  a Strasburgo  l’approvazione finale del Parlamento europeo e del Consiglio nel trilogo della direttiva sul salario minimo proposta dalla Commissione europea nel 2020 e già approvata in prima lettura dall’Europarlamento e dal Consiglio. E’ stata già calendarizzata una conferenza stampa per martedì mattina in previsione dell’accordo. La proposta del Parlamento europeo (approvata il 25 novembre 2021 con 443 voti a favore, 192 contro e 58 astensioni) mira a stabilire dei requisiti di base per garantire un reddito che permetta un livello di vita dignitoso per i lavoratori e le loro famiglie rafforzando contemporaneamente la contrattazione collettiva.  La direttiva dovrebbe poi essere recepita dai singoli paesi. Il salario minimo è già applicato in 21 paesi dell’Unione, non lo è in sei, tra cui l’Italia. Gli altri sono Danimarca, Cipro, Austria, Finlandia e Svezia.   In Germania la scorsa settimana il salario minimo è stato portato a 12 euro l’ora a partire dal 1° ottobre. In molti Paesi è previsto invece una soglia mensile minima. Utilizzando come riferimento una settimana lavorativa di 39 ore Eurostat ha messo a confronto  i diversi Paesi. A godere delle buste paga minime più generose sono  Francia (1.603 euro), Germania (1.621 euro), Belgio (1.658 euro), Paesi Bassi (1.725 euro), Irlanda (1.775 euro) e Lussemburgo (2.257 euro).

I deputati europei propongono due possibilità per raggiungere l’obbiettivo: un salario minimo legale (il livello salariale più basso consentito dalla legge) o la contrattazione collettiva fra i lavoratori e i loro datori di lavoro. Inoltre, il Parlamento vuole rafforzare ed estendere la copertura della contrattazione collettiva obbligando i Paesi Ue con meno dell’80% dei lavoratori coperti da questi accordi a prendere misure efficaci per promuovere questo strumento.

Maggioranza divisa

In Italia il tema divide le forze politiche e le parti sociali. Mentre M5s, Pd e Leu spingono per il salario minimo, Forza Italia, Lega e Fdi sono contrari e spingono invece sulla riduzione del cuneo fiscale, così come fa Confindustria che precisa che un salario minimo a 9 euro all’ora non tocca i contratti di Confindustria  che sono tutti superiori. Divisi anche i sindacati con Uil e Cgil favorevoli e Cisl che invece spinge sulla contrattazione collettiva.

La proposta del M5s

Dal 2018 è già sul  tavolo della commissione lavoro del Senato la proposta di legge per il salario minimo fissato a 9 euro l’ora del M5s. «Siamo felici che anche altre forze politiche abbiano finalmente compreso l’urgenza di adottare una legge sul salario minimo in Italia -si legge in un comunicato dei  senatori e le senatrici del M5S della commissione Lavoro di palazzo Madama – Ben prima che l’Europa manifestasse l’utilità di armonizzare le legislazioni interne dei 27 Stati membri con una direttiva sui salari minimi in Ue, il Movimento 5 Stelle aveva presentato una proposta di legge. E’ al Senato, in commissione Lavoro. Reca la firma della senatrice del MoVimento 5 Stelle Nunzia Catalfo ed è stata assunta a testo base per proseguire l’iter normativo e arrivare finalmente a una legge di dignità che oltre 4,5 milioni di lavoratori poveri attendono da decenni. Siamo in attesa dei pareri dei ministeri competenti e torniamo a sollecitarli con una certa urgenza, perchè le famiglie italiane non possono più aspettare».

La proposta del Governo sul salario minimo

«Ho sottoposto alle parti sociali, da diverse settimane, un ‘ipotesi che consentirebbe, come tappa intermedia verso una definizione complessiva di una normativa in materia, quello di utilizzare il Trattamento economico complessivo (Tec), o comunque il trattamento economico contenuto nei contratti nazionali più rappresentativi, come salario minimo». E’ questa, come ribadisce oggi il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, la proposta che il governo ha messo sul tavolo del confronto con sindacati e imprese nelle scorse settimane. «Quanto proposto consentirebbe quindi da subito di elevare salari nei diversi comparti di quei lavoratori che oggi stanno sotto quanto previsto dai salari comparativamente più rappresentativi. Una risposta perciò che avrebbe un effetto immediato e senza produrre neanche effetti di carattere inflattivi fuori controllo».

 

 

6 Giugno 2022 ( modificato il 7 Giugno 2022 | 13:22 )
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