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9:49 am, 4 Giugno 22 calendario

Tasse, nel 2021 pressione fiscale record al 43,5%

Di: Redazione Metronews
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Il 2021 è stato l’anno in cui la pressione fiscale ha raggiunto il record storico del 43,5%. Lo riporta la Cgia di Mestre. Osservando la serie storica, il “giorno di liberazione fiscale”  più  “precoce” è stato nel 2005. In quell’occasione la pressione fiscale si attestò al 39% e ai contribuenti italiani bastò raggiungere il 23 maggio (142 giorni lavorativi) per lasciarsi alle spalle tutte le scadenze fiscali.

Pressione fiscale, nel 2021 il giorno di “liberazione” 8 giugno

Osservando sempre il calendario, quello più in “ritardo“ si è registrato appunto nel 2021, visto che la pressione fiscale ha raggiunto il record storico del 43,5% e, di conseguenza, il “giorno di liberazione fiscale” è scoccato l’8 giugno.

Nel 2022 invece lunedì 6 giugno gli italiani, ovviamente in linea puramente teorica, “terminano” di versare le tasse e i contributi previdenziali allo Stato e da martedì, pertanto, scatta il cosiddetto tax freedom day. Rispetto al 2021, quest’anno l’ “appuntamento” arriva dunque un giorno prima. Dopo poco più di 5 mesi dall’inizio dell’anno, praticamente dopo 157 giorni lavorativi inclusi i sabati e le domeniche, il contribuente medio finisce di lavorare per assolvere tutti i versamenti fiscali dell’anno (Irpef, Imu, Iva, Tari, addizionali varie, Irap, Ires, contributi previdenziali, etc.) e da martedì 7 giugno “inizia a guadagnare per sé”.

L’Ufficio studi della Cgia ha individuato il 7 giugno come il “giorno di liberazione fiscale” dopo aver suddiviso la stima del Pil nazionale prevista nel 2022 per i 365 giorni dell’anno, ottenendo così un dato medio giornaliero. Successivamente, ha considerato le previsioni di gettito dei contributi previdenziali, delle imposte e delle tasse che i percettori di reddito verseranno quest’anno e sono stati rapportati al Pil giornaliero. Il risultato di questa operazione ha consentito di calcolare il “tax freedom day” dell’anno in corso.

La Cgia segnala inoltre che questo picco record di pressione fiscale non è ascrivibile ad un aumento del prelievo imposto l’anno scorso a famiglie e imprese, ma alla decisa crescita registrata dal Pil nazionale (oltre il 6,5%) che, dopo la caduta verticale registrata nel 2020 (-9%), ha contribuito ad aumentare notevolmente le entrate.

Tra i paesi più importanti in Europa  nel 2021 solo la Francia ha registrato una pressione fiscale superiore alla nostra. Se a Parigi era al 47,2 per cento del Pil, a Berlino si è attestata al 42,5 per cento e a Madrid al 38,8 per cento. Da noi, invece, il peso fiscale ha raggiunto la soglia record del 43,5 per cento.

Italia al sesto posto Ue

Tra i 27 dell’Ue, l’Italia si è collocata al sesto posto: ci hanno preceduto la Danimarca (48,1 per cento), la Francia (47,2 per cento), il Belgio (44,9 per cento), l’Austria (43,8 per cento) e la Svezia (43,7 per cento). L’anno scorso la media Ue si è “fermata” al 41,5 per cento, due punti in meno rispetto a noi. Nel 2022, invece, il peso del fisco, sebbene la crescita economica dovrebbe attestarsi attorno al 2,5 per cento circa, è destinato a diminuire di 0,4 punti percentuali. Ciò avverrà anche grazie alla riduzione delle imposte e dei contributi decisa dal governo Draghi.

Le principali misure approvate l’anno scorso sono: riforma dell’Irpef (-6,8 miliardi di euro di risorse); esonero contributivo di 0,8 punti percentuali ai lavoratori dipendenti con una retribuzione mensile lorda inferiore a 2.692 euro (-1,1 miliardi di euro); esonero pagamento Irap alle persone fisiche (-1 miliardo di euro). Se teniamo conto del leggero miglioramento in corso delle principali variabili economiche che si riflette sull’andamento del gettito, secondo il ministero dell’Economia nel 2022 lo Stato dovrebbe incassare quasi 40 miliardi di imposte e contributi in più rispetto al 2021. Segnaliamo che una parte di questo incremento di gettito è sicuramente ascrivibile anche al forte aumento dell’inflazione che, secondo le previsioni, quest’anno dovrebbe oscillare tra il 6 e il 7 per cento. “Pertanto, in un momento in cui le famiglie stanno subendo dei rincari spaventosi che rischiano di far crollare i consumi interni, sarebbe auspicabile che il Governo restituisse parte di questo extra gettito con meccanismi di fiscal drag. Una misura che rafforzerebbe il potere d’acquisto dei pensionati e dei lavoratori dipendenti, dando un sensibile sollievo soprattutto a coloro che attualmente si trovano in serie difficoltà economiche”, fanno notare gli esperti della Cgia.

4 Giugno 2022
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