vaiolo delle scimmie
4:22 pm, 31 Maggio 22 calendario

Vaiolo scimmie, Oms: “Europa epicentro epidemia, agire subito”

Di: Redazione Metronews
Vaiolo delle scimmie
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“La Regione europea dell’Oms rimane l’epicentro dell’epidemia di vaiolo delle scimmie più grande e geograficamente più diffusa mai segnalata al di fuori delle aree endemiche dell’Africa occidentale e centrale. Ora abbiamo un’opportunità fondamentale per agire rapidamente, insieme, per indagare e controllare velocemente questa situazione in rapida evoluzione”. Lo ha sottolineato Hans Kluge, direttore dell’Ufficio regionale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) per l’Europa, in una dichiarazione diffusa oggi.

Efficienza del monitoraggio

“Il crescere delle segnalazioni di nuovi casi” di vaiolo delle scimmie “non deve essere interpretato come un segno allarmante della capacità diffusiva del virus bensì come l’efficienza del sistema di monitoraggio e prevenzione presente nelle strutture sanitarie territoriali; un positivo retaggio dell’esperienza tratta dalla pandemia che stiamo ancora vivendo”. Usa parole rassicuranti Pierangelo Clerici, direttore dell’Unità operativa di Microbiologia dell’Asst Ovest Milanese e presidente dell’Amcli (Associazione microbiologi clinici italiani) nel descrivere la situazione con il Monkeypox virus in Italia.
Il rapido accumularsi di segnalazioni di casi sospetti e/o confermati, evidenziano i microbiologi clinici in una nota, indica che “anche il nostro Paese è interessato dalla diffusione di questo virus, che finora solo eccezionalmente si era diffuso da uomo a uomo. Questa eccezionalità richiede l’instaurazione di un attento monitoraggio e una pronta segnalazione di eventuali casi sospetti al proprio medico di famiglia all’insorgere dei primi sintomi”, invitano gli esperti.
I laboratori di microbiologia italiani, assicurano, “si sono rapidamente attrezzati per una pronta diagnosi eziologica, che va fatta tenendo presente la differenziazione da altre infezioni che presentano sintomi simili, in particolare le eruzioni cutanee causate dagli herpesvirus o quelle provocate da infezioni batteriche”. E’ stato costituito un gruppo di studio per caratterizzare il virus e predisporre risposte terapeutiche tempestive, spiegano. (segue)
(Lus/Adnkronos Salute)

(Adnkronos Salute) – Oggi, osservano i microbiologi, “non è noto come si sia verificato il primo contagio da animale a uomo” che poi è stato introdotto in Europa innescando l’epidemia in corso. “Il vaiolo delle scimmie – spiega Clerici – è una zoonosi silvestre che può comportare infezioni umane accidentali, che di solito si verificano sporadicamente nelle parti boscose dell’Africa centrale e occidentale. Fattori di rischio finora riconosciuto sono il contatto con animali vivi e morti e la caccia e il consumo di selvaggina, ma anche con animali da compagnia importati dall’Africa. In passato i casi rilevati al di fuori dell’Africa sono stati sempre riconducibili ad esposizione ad animali infetti. Animali che possono essere scimmie, ma che nella maggior parte dei casi sono roditori”.

Bassetti e il vaiolo delle scimmie

Sui casi di vaiolo delle scimmie “dobbiamo essere realisti e non siamo allarmisti” ovvero “con già 500 casi e 10 volte di più sottotraccia vediamo solo la punta dell’iceberg. A me preoccupa il fatto che il virus si è già diffuso in 25 paesi, ormai è un’epidemia globale e non fatto sporadico come avvenuto fino ad oggi. E’ probabile che molti casi siano passati sotto traccia, che non sia stata fatta una diagnostica e anche che i casi siano stati confusi con altro”. Lo ha affermato Matteo Bassetti, direttore Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova, facendo il punto della situazione.
“Sto dicendo da un pò di tempo che dovremmo fare come gli inglesi che hanno deciso misure intelligenti altrimenti la situazione rischia di scappare di mano. In Italia c’è chi ha deciso di non fare nulla – rimarca Bassetti – Ho detto che avremmo avuto una crescita dei casi e così è stato. Si deve intervenire nell’isolamento dei contatti, come avviene nel Regno Unito. Se sono stato a contatto stretto con un caso devo riguardarmi. Ovvero, nel momento immediatamente prodromico dobbiamo essere attenti e fare isolamento fiduciario non una quarantena ma attenzione. Se applicassimo rigorosamente queste misure nel giro di 3-4 settimane limiteremo la diffusione epidemica”. “Non è che oggi noi specialisti vogliamo parlare solo di malattie infettive, come qualcuno dice, è che non ci hanno ascoltato – aggiunge – Dopo il 2003 e l’Hiv-Aids abbiamo messo in guarda della possibilità di una nuova pandemia virale e che troppo presto avevamo chiuso il libro delle malattie infettive. Mentre ci si occupava unicamente solo di tumori, di malattie cardiache e metaboliche, lasciando le malattie infettive scoperte rispetto a investimenti, prevenzione e sensibilizzazione della popolazione. Evidentemente – conclude – questo è il risultato”.

31 Maggio 2022
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