Mottarone
6:23 pm, 23 Maggio 22 calendario

Mottarone un anno dopo, 14 morti in attesa di giustizia

Di: Redazione Metronews
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Un anno fa si consumava la tragedia del Mottarone, la caduta della funivia e la morte di 14 persone, con un unico sopravvissuto, il piccolo Eitan. Dodici mesi dopo le indagini non sono ancora finite, mentre familiari, inquirenti e autorità si sono incontrati per una commemorazione piena di dolore e commozione e per l’inaugurazione di una stele in fondo a quel vallone dove il 23 maggio 2021 precipitò la cabina numero 3 dopo una folle corsa. Il cammino del corteo con le autorità, le forze dell’ordine e gli uomini della protezione civile si è snodato silenzioso in mezzo al bosco fitto del Mottarone.  Quasi nessuno ha voglia di parlare. Chi lo fa, però, non nasconde anche un forte sentimento di rabbia. «Ci hanno abbandonati completamente, noi vogliamo giustizia e la vogliamo in fretta. Nessuno si è fatto sentire, dallo Stato non abbiamo ricevuto neppure le condoglianze: è peggio del Ponte Morandi». Sono le parole di Teresa Pelagi, nonna di Mattia Zorloni e mamma di Elisabetta Personini, mamma e figlio di Vedano Olona in provincia di Varese, che hanno perso la vita insieme al papà di Mattia, Vittorio Zorloni, nello schianto della cabina.

Su una stele i nomi delle 14 vittime

L’appuntamento era davanti alla stele di pietra grigia con i nomi dei morti. Presenti il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, la sindaca di Stresa Marcella Severino con tanti sindaci e amministratori della zona il procuratore capo di Verbania, Olimpia Bossi con la sostituta Laura Carrera, i rappresentanti delle forze dell’ordine e i soccorritori che per primi, quella domenica di maggio di un anno fa, sono giunti sul luogo dell’accaduto.
E poi numerosissimi congiunti e amici delle vittime. Tra loro Aya Biran-Nirko, la zia del piccolo Eitan, insieme ad altri parenti. Si sono si sono raccolti in silenzio piangendo davanti al cippo e hanno chiesto di rimanere da soli qualche istante mentre il corteo si dirigeva verso la chiesa della Madonna della Neve.

Mottarone, giustizia ancora lontana

Il parroco di Stresa don Gianluca Villa ha raccolto la domanda di giustizia di tutti: «Per favore, in nome delle lacrime dei parenti e in nome di Dio teniamo i piedi per terra per individuare volti, manovre, scelte irresponsabili portate avanti non da fantasmi del Mottarone ma da precise persone». Don Villa ha concluso con una immagine forte: «Una mancata giustizia – ha detto – sarebbe un diabolico freno a mano contro la speranza e un cazzotto allo stomaco per tutti coloro che credono e lottano per la giustizia». Commossa, la procuratrice Olimpia Bossi: «Abbiamo avuto sempre come nostro obiettivo quello di rispondere alla richiesta di giustizia». E poi se n’è andata: l’aspetta l’ultimo miglio prima della chiusura delle indagini. Appuntamento il 14 luglio al Tecnoparco per l’udienza finale dell’incidente probatorio, dopo una vicenda giudiziaria attraversata anche da colpi di scena e guerre intestine tra magistrate, che vede 14 indagati, tra i quali il titolare della società di gestione della Funivia Luigi Nerini, del direttore di esercizio Enrico Perocchio e del caposervizio Gabriele Tadini.

Le altre vittime

La stele ricorda le 14 vittime, nomi oscurati nella memoria pubblica dalla vicenda del piccolo Eitan Biran, unico sopravvissuto dello schianto mortale,  che oggi ha sei anni, che quella domenica ha perso il fratellini Tom, papà Amit, la mamma Tal Peleg di 26, israeliani di origine, ma da anni in Italia e i nonni paterni. Una vicenda resa più drammatica dal contrasto tra i familiari, culminato nel rapimento del bambino da parte del nonno.  Ma sulla cabina maledetta era salita anche una ventisettenne calabrese di Diamante, in provincia di Cosenza. Si chiamava Serena Cosentino, ed era arrivata nel Verbano da meno di due mesi: dopo la laurea alla Sapienza di Roma in scienze naturali e una specializzazione in monitoraggio e riqualificazione ambientale, aveva vinto una borsa di studio all’istituto di Idrobiologia del Cnr, che si trova proprio a Verbania, e si era trasferita, per lavorare a un progetto sulla presenza di microplastiche nel Lago Maggiore. Quella domenica era venuto a farle visita il suo fidanzato Mohammed Reza Shahisavandi, di trent’anni, iraniano di origine, che viveva, lavorava e studiava a Roma. Volevano festeggiare con una gita in montagna la guarigione di Serena dal Covid e l’allentamento delle misure restrittive: i loro sogni si sono spenti nel bosco del Mottarone. Come quelli, davvero vicini alla realizzazione di una coppia di Varese, Alessandro Merlo e Silvia Malnati, fidanzati da quasi dieci anni. Lei il 23 marzo si era laureata in Economia e management e all’inizio di maggio aveva lasciato il lavoro da commessa in un negozio di una catena di profumerie con il quale aveva contribuito a mantenersi agli studi. Lui dal 2018 lavorava in una azienda sanitaria in Svizzera. Vivevano insieme in una palazzina nel popoloso quartiere di San Fermo, e stavano pensando di mettere su famiglia. Anche Vittorio Zorloni e Elisabetta Persanini, 55 e 38 anni, venivano dalla provincia di Varese, da Vedano Olona. E anche loro stavano per sancire con le nozze già fissate per il 24 giugno un amore arrivato dopo la fine di un precedente matrimonio, e che aveva portato anche alla nascita, cinque anni prima della domenica dello schianto, di Mattia, il loro bambino. Papà e mamma sono morti tra le lamiere, mentre il bambino era ancora vivo quando sono arrivati i soccorritori. Mattia era insieme ad Eitan sull’elicottero volato verso Torino. Ma lui non ce l’ha fatta. Sulla lapide voluta dal comune di Stresa anche i nomi di Roberta Pistolato, 40 anni, e di suo marito, Angelo Vito Gasparro, 45. Un anno fa avevano scelto il Mottarone come luogo per festeggiare il compleanno della donna. I due erano originari di Bari ma si erano trasferiti a Castelsangiovanni, nel Piacentino. Lui guardia giurata, lei medico: negli ultimi tempi si era impegnata nella campagna vaccinale anti-Covid. E tutti ne ricordavano la gentilezza e la disponibilità.

 

23 Maggio 2022
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