SERIE A
6:40 pm, 16 Maggio 22 calendario

Tra Roma e Mourinho un amore che va molto oltre i risultati

Di: Redazione Metronews
Mourinho Roma
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Tra Roma e Mourinho un amore che va molto oltre i risultati. Fiumi di inchiostro sono già stati versati sul rapporto quasi trascendente che si è instaurato tra Mourinho e Roma intesa come città, piazza calcistica e modo di vedere la vita. Perché si, è vero: a Roma può succedere anche che la realtà venga messa da parte, se c’è la magia. Lo abbiamo visto tutti il bagno di folla osannante avvenuto un attimo dopo aver pareggiato con il Venezia ultima in classifica, peraltro già retrocesso in Serie B. Un pareggio che ha regalato la quasi certezza di aver compromesso la corsa all’Europa, di aver raggranellato meno punti dell’anno scorso -unanimemente considerato un disastro – e per giunta di aver permesso il sorpasso alla Lazio. Eppure l’Olimpico era in estasi, pieno come un uovo di gente che si sbracciava ad applaudire l’artefice di questi risultati.

Oltre i risultati: tra Roma e Mourinho un rapporto inspiegabile

C’è la finale di Conference League, direte voi. Una finale conquistata dopo 31 anni dopo l’ultima (persa, tra l’altro). Ma la finale di Tirana, per quanto importante ed a suo modo storica, non basta a spiegare l’afflato mistico che circonda la figura di Mourinho a Roma. Un allenatore a cui si perdona semplicemente tutto.

E anche la fronda di bastian contrari che gracchia dalle radio locali è sostanzialmente ignorata dal popolo romanista. O passata per le armi di tanto in tanto sui social (“giornalai”, il termine più usato dai tifosi per far capire ai giornalisti da che parte stanno). Perché un Totem non si tocca. Specialmente a Roma. Non è Mourinho quello strano, è Roma. Che o ti odia o ti ama. Una via di mezzo non è possibile. Il vecchio allenatore, Paolo Fonseca, che pure raggiunse una semifinale di Europa League ed in campionato finì settimo a 62 punti (la Roma oggi ne ha 60 e se le va bene ne avrà 63 dopo un investimento di 100 milioni), fu ignorato dal popolo giallorosso, silurato dalla proprietà e dimenticato mezz’ora dopo la sua partenza da Fiumicino.

Senza la magia non si spiegherebbe lo stadio sold out 15 volte in questa stagione in 16 partite su 27. Mentre quando ci gioca la Lazio, all’Olimpico, sugli spalti arriva il deserto del Golan. La Lazio gioca in trasferta anche quando gioca in casa, dicono i tifosi giallorossi. Ma la Lazio è davanti alla Roma in classifica.

Mourinho forse ha fatto sentire “special” anche i tifosi giallorossi, ma questa situazione in fondo non se la spiega nemmeno lui. «Il rapporto col nostro pubblico è davvero speciale. Alla fine della partita abbiamo cercato di ringraziare la nostra gente. Ho vissuto stadi così ma dopo aver vinto un campionato».

Olimpico (sponda romanista) sold out in 16 partite su 27 quest’anno

Il caso Totti

Ok, Totti era Totti, nessun paragone. Ma per far capire l’aria che tira da queste parti vale la pena raccontare che chi scrive, il giorno dell’addio di Francesco Totti al calcio, fu mandato in un Roma Club di Testaccio, quartiere dove intorno alla Roma si fa ruotare l’esistenza. Qui, tra persone che piangevano o invocavano “Francè” davanti al vecchio televisore tenuto al muro da una sbarra di ferro, una cronista del New York Times venuta a constatare lo stesso fenomeno non smetteva di chiedersi come fosse possibile che tutti piangessero «come ad un funerale. Quando in America un campione va in pensione, il giorno dopo ne abbiamo un altro».

Cose che capitano solo a Roma. Ma quasi mai agli allenatori. Di solito infatti la Roma è “campione d’Italia” in agosto, mese della speranza, della rinascita, della rifondazione. Ma a novembre arriva il disgelo delle speranze, che lascia il posto alla realtà: a gennaio, mediamente, l’allenatore ha già rotto con i tifosi. Sempre che prima non si sia messo contro un Totem, come capitò a Spalletti con Totti. In questo caso la dichiarazione di guerra arriva anche prima. Eusebio di Francesco, che sfiorò una finale di Champions League e fu artefice della remuntada per 3-0 al Barcellona di Messi finì dall’Olimpo al tritacarne nel giro di qualche mese. E poi fu sostituito da Claudio Ranieri (altro totem giallorosso).

Abituata da secoli a veder passare Re, papi, condottieri, barbari, senza mai prenderli troppo sul serio, la Roma di sponda giallorossa oggi si siede sotto l’albero delle vittorie di Mourinho. Facendole anche un pò sue, e sperando che -chissà-  sia come l’albero degli zecchini di Pinocchio.

Il primo zecchino potrebbe arrivare a Tirana, tra una manciata di giorni. E se non dovesse arrivare, pazienza.
A Josè, qui, si perdona ancora tutto.

 

16 Maggio 2022
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