Parte l’Eurovision, poche parole e tanta (brutta) musica

TORINO – Prima semifinale per la 66° edizione dell’Eurovision Song Contest (la seconda giovedì) e primi 10 pezzi ammessi alla finale di sabato.
L’anteprima
Molto ma molto più kitsch di Sanremo. Da sempre l’Eurovision sia a livello organizzativo (ma soprattutto musicale) è il massimo del trash. L’Italia ha sempre cercato di snobbarlo prevalentemente per non avere l’onore (non onore) di ospitarlo l’anno seguente. Avere la manifestazione dentro casa comporta spese inimmaginabili. Ed è lecito pensare quanto (non) abbiano festeggiato i dirigenti Rai alla vittoria dei Måneskin lo scorso anno. Ma tant’è. L’ultima volta che il nostro Paese ospitò l’Eurovision fu nel 1991. Un flop totale con Toto Cutugno e Gigliola Cinquetti padroni di casa, a Cinecittà. Italia in gara con Peppino Di Capri, brutto pezzo subito dimenticato. Trent’anni dopo archiviata Roma, la scelta è caduta su Torino. Ma il tentativo di copiare il Festival di Sanremo inizia male fin dall’inizio. L’anteprima denominata “The sound of beauty” è appannaggio di Cristiano Malgioglio e Gabriele Corsi, portafortuna dell’Italia nella passata edizione. Imbarazzante e inutile con la povera Carolina Di Domenico relegata a una marchetta pubblicitaria con Alessandro Cattelan. Cattelan, sì, proprio lui alla prova definitiva per farsi amare dagli spettatori della prima rete. Il suo “Da grande” trasmesso nel 2021 fu snobbato dai più e il povero deejay venne rispedito a far solamente radio. E lì, spopola, nulla da dire. L’omonimo dell’artista Maurizio è uno dei tre presentatori. Con lui Mika e Laura Pausini.
La serata
La prima a salire sul palco è Ronela Ajati, rappresentante dell’Albania con il brano “Sekret”. Pezzo rivedibile ma artista impegnata, diventata un’icona della body positivity: “Non coprirti mai, non vergognarti del tuo corpo” è il suo motto. Nonostante questo, è stata di recente oggetto di insulti e dileggio social, attaccata dagli hater per l’aspetto fisico e poi “censurata” dai canali di comunicazione ufficiali di Eurovision per le pose equivoche tenute durante le coreografie . Lei aveva ironizzato: “L’Eurovision? Show per famiglie”.
Lettonia (abiti tricolori per gli interpreti), Lituania (con una Britney Spears alias Liza Minnelli pastrocchiata) e Slovenia non convincono, meglio la Svizzera. Standing ovation (ampiamente prevista) per la band ucraina Kalush Orchestra con “Stefania”. In realtà il pezzo sembra “Busindree reel” di Hevia… Bulgaria e Paesi Bassi da dimenticare. La Moldavia, invece, copia (male) i Ramones. Il Portogallo porta Maro (vincitore nel 2017) ed è subito “Saudate saudate”. Buona l’esibizione della Croazia. Mia Dimsic convince con “Guilty pleasure”, pessima la Danimarca. Suggestive le tre sorelle islandesi Sigga, Beta ed Elín vestite da cowgirl. Austria imbarazzante. Affascinante la voce dell’interprete greca. Subwoolfer, norvegese, suona molto meglio in radio che dal vivo. La gara si chiude con la voce più bella della serata: la sorpresa armena Rosa Linn con la sua “Snap” piena di vocalizzi e atmosfere country. Peccato la pacchianata scenografica ampiamente prevista e presente ogni anno. A proposito di kitsch, spicca (more solito) Cristiano Malgioglio. Urletti, strepitii continui con Corsi e la Di Domenico impegnati in una fatica immane per tenerlo a bada.
L’omaggio alla Carrà e Diodato
La nota più positiva della serata è legata alla rapidità. Tante canzoni al centro dello spettacolo, dopo gli ospiti. Niente intermezzi pubblicitari. Se Sanremo fosse così durerebbe al massimo tre ore a sera. Impossibile? Sì, per l’Italia sì. Si vota durante gli ospiti e poi tutti a nanna. Pare semplice.
Voting lines are open e spazio all’omaggio per Raffaella Carrà eseguito da Laura Pausini e da tutto il pubblico.
Voting lines are closed e l’emozione per un cantante con la C maiuscola. Diodato (nella foto durante la spettacolare performance) fa entrare la musica vera nelle case degli italiani. Canta “Fai rumore” al pianoforte, poi si alza e conquista Torino e il pubblico a casa vorrebbe votare lui e chiudere ogni pagliacciata negli scantinati più bui e lontani. Dardust, invece, fa ballare tutti.
Alla finale di sabato andranno: Svizzera, Armenia, Islanda, Lituania, Portogallo, Norvegia, Grecia, Ucraina, Moldavia. Fuori gli altri sette. E giovedì tocca al “nostro” Achille Lauro e alla “maltese” Emma Muscat per un super derby a tre in finale con Mahmood & Blanco.
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