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5:57 pm, 6 Aprile 22 calendario

Il retroscena: la firma di Draghi dietro le sanzioni a Russia Bank

Di: Redazione Metronews
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Le sanzioni alla Banca centrale russa portano la firma di Mario Draghi. Lo riporta il Financial Times in un articolo dal titolo “La militarizzazione della finanza: come l’Occidente ha scatenato shock and awe sulla Russia”.

La “firma” di Draghi

In Europa è stato il premier italiano a spingere l’idea di sanzionare Russia Bank  al vertice di emergenza Ue la notte dell’invasione. L’Italia, grande importatore di gas russo, era stata spesso titubante in passato riguardo alle sanzioni. Ma il leader italiano ha sostenuto che le scorte di riserve della Russia potrebbero essere utilizzate per attutire il colpo di altre sanzioni.

E il fatto che tutto sia arrivato all’ultimo minuto, ricostruisce il quotidiano londinese, è stato fondamentale per garantire che Mosca fosse colta alla sprovvista. Con un preavviso sufficiente, la Russia avrebbe infatti potuto iniziare a spostare alcune delle sue riserve in altre valute.

Lo “shock and awe”

Un funzionario dell’Ue ha affermato al giornale che siccome Mosca aveva iniziato a effettuare ordini, le misure dovevano essere pronte prima dell’apertura dei mercati di lunedì in modo che le banche non elaborassero alcuna operazione. «Abbiamo colto di sorpresa i russi: quando l’hanno scoperto era troppo tardi», afferma il funzionario al quotidiano finanziario.

La presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, ha cercato il consenso tra i governi occidentali per la più vasta e punitiva serie di sanzioni finanziarie ed economiche mai inflitte a un avversario. Un accordo era vicino ma, a Washington, ricostruisce Ft, la segretaria del Tesoro Janet Yellen stava ancora rivedendo i dettagli della misura più drammatica e più market-sensitive: sanzionare la stessa Banca centrale russa.

Ursula von der Leyen chiede a Draghi di parlare con Janet Yellen

Gli Stati Uniti erano stati la forza trainante della spinta alle sanzioni ma, mentre Yellen studiava attentamente i dettagli, gli europei erano intenzionati a chiudere il più in fretta possibile in quanto preoccupati che i russi potessero venire a conoscenza dei piani.

Così von der Leyen ha chiamato Mario Draghi e gli ha chiesto di discutere i dettagli direttamente con Janet Yellen. «Eravamo tutti in attesa, e ci chiedevamo: «Perchè ci vuole così tanto tempo?», riferisce un funzionario dell’Ue. «Poi è arrivata la risposta: Draghi deve fare la sua magia su Yellen». L’attuale segretario al Tesoro Usa, che presiedeva la Federal Reserve, e Draghi, ex capo della Bce, «sono veterani di una serie di crisi drammatiche. Per tutto il tempo, hanno mostrato calma e stabilità verso il nervosismo dei mercati finanziari», scrive il quotidiano londinese.

In questo caso, invece, il piano concordato da Yellen e Draghi di congelare una gran parte dei 643 miliardi di dollari di riserve in valuta estera di Mosca era qualcosa di molto diverso: stavano effettivamente dichiarando guerra finanziaria alla Russia.

La conferma della ricostruzione dal premier

La ricostruzione del Financial Times che vede Draghi come il primo leader in Europa ad aver indicato la strada delle sanzioni alle banche russe “è vera, sì e così, e non c’erano paesi contrari. Più che sanzioni alle banche russe -erano anche alle banche russe- erano sanzioni sulla possibilità di congelare le riserve della Banca centrale russa depositate o presso altre banche centrali o in banche normali in giro per l’Europa”. Lo conferma lo stesso presidente del Consiglio, in conferenza stampa sul Def.

6 Aprile 2022
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