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2:13 pm, 4 Aprile 22 calendario

Stop a gas russo, l’Austria si tira fuori. Berlino: “Non si può”

Di: Redazione Metronews
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L’Austria non vuole lo stop a gas e petrolio russi. Il ministro degli Esteri austriaco, Alexander Schallenberg, ha fatto sapere che il suo Paese non appoggerà un eventuale embargo dell’Ue sulle consegne di gas russo.

L’Austria e il gas russo

Schallenberg, che ha parlato alla radio pubblica Orf, ha ribadito la precedente posizione del Paese e ricordato che l’Unione ha altri strumenti per punire il governo di Mosca. L’Austria non è favorevole a imporre nuove sanzioni» alla Russia «riguardanti il gas» perché «siamo molto dipendenti dal gas russo e tutte le sanzioni che colpiscono noi più della Russia non vanno bene, per questo siamo contrari alle sanzioni sia sul petrolio che sul gas», ha dichiarato anche il ministro austriaco della Finanze, Magnus Brunner, al suo arrivo alla riunione dell’Eurogruppo. «Quello che è successo è orribile», ha aggiunto il ministro riferendosi a quanto accaduto nella città ucraina di Bucha «ma quando si parla di sanzioni bisogna restare calmi e se queste fanno più male a te che alla controparte, non è il modo giusto di procedere». Brunner si è detto infine favorevole a nuove sanzioni che riguardino altri settori.

La Germania: “Al momento non si può”

L’embargo sul gas russo avrebbe conseguenze economiche per la Germania. Il monito arriva dal portavoce del ministero dell’Economia di Berlino, che avverte: «Agire con prudenza». Ulteriori sanzioni contro la Russia, ha affermato, «saranno concordate nei prossimi giorni».

“Vogliamo essere meno dipendenti dalle importazioni di energia dalla Russia in poco tempo: la Germania sosterrà ulteriori sanzioni, dobbiamo fare più pressione su Putin e tagliare i legami economici”, ma “al momento non è possibile tagliare il gas”, avverte il ministro delle Finanze tedesco Christian Lindner, a margine dell’Eurogruppo a Lussemburgo, parlando delle nuove sanzioni che l’Ue intende adottare contro Mosca per la guerra in Ucraina. “Serve un po’ di tempo: dobbiamo distinguere tra petrolio, carbone e gas al momento”, conclude.

Cingolani: “Diversificare”

Sugli accordi di fornitura del gas da parte di altri paesi “è chiaro che dobbiamo correre qualche rischio ma diversificare vuol dire anche che la probabilità che tutti i impazziscono nello stesso momento è bassa. Nel frattempo facciamo le nostre future scelte energetiche, auspicabilmente verso l’indipendenza del paese”, spiega il ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani. Secondo Cingolani, “noi paghiamo errori di lunga data. Abbiamo chiuso la produzione di gas nazionale su una spinta ecologista, pensando di inquinare di meno, ma abbiamo comprato dall’estero la stessa quantità di gas e alla fine non abbiamo fatto una cosa sana né ecologicamente né industrialmente. Ci siamo quindi legati a doppio filo ad un solo grande fornitura, la Russia” e risultati adesso sono sotto gli occhi di tutti.
“Cercheremo, dunque, come sta facendo tutta l’Europa di diversificare le fonti. Rispetto ai partner europei abbiamo qualche vantaggio: abbiamo 5 gasdotti di cui 3 collegati dalle rotte sud ed est e lì il nostro operatore principale ha delle grandi attività” e questo ci porta avere una possibilità di accesso più facile rispetto ad altri operatori di altri paesi europei” conclude Cingolani.

Il blocco dell’import

Sul blocco dell’import al gas e al petrolio dalla Russia “l’Italia non si tirerà indietro”, ha detto Luigi Di Maio, sottolineando che il nostro Paese “non ha mai posto alcun tipo di veto sui pacchetti di sanzioni e non porremo alcun veto”. Per il ministro degli Esteri, che si trova a Zagabria per la Trilaterale dell’Alto Adriatico, “i fatti atroci e tragici di Bucha dimostrano che non solo la guerra non è finita, ma che l’intensità e le atrocità di questa guerra continuano ad aumentare”. Secondo le notizie che giungono dall’Ucraina, a Bucha vi sono stati “410 civili morti e bambini usati come scudi umani”, ha proseguito il ministro. L’Italia, con i suoi partner, continuerà a fornire alla Corte penale internazionale “tutte le prove che servono per dimostrare fino alla fine e a trovare tutti i responsabili di questi crimini di guerra”, ha aggiunto il ministro.

4 Aprile 2022
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