open
7:55 pm, 30 Marzo 22 calendario

Cassazione: “Open non agiva come partito”

Di: Redazione Metronews
condividi

La Corte di Cassazione ha censurato la motivazione del Tribunale del Riesame di Firenze sui sequestri nell’ambito dell’inchiesta sulla Fondazione Open nella parte in cui la ritiene “non una fondazione politica bensì una fondazione di partito e dunque un’articolazione politico-organizzativa del Partito democratico e, segnatamente, della corrente renziana, in quanto ha operato in una posizione di strumentalità alla realizzazione del suo progetto politico”.

E’ quanto scrivono i giudici della Sesta sezione penale della Suprema Corte che lo scorso 18 febbraio hanno annullato senza rinvio l’ordinanza del Tribunale del Riesame di Firenze e il decreto di perquisizione e sequestro emesso dalla Procura fiorentina il 20 novembre 2019 nei confronti di Marco Carrai, uno degli indagati per finanziamento illecito ai partiti dell’inchiesta sulla Fondazione Open, che vede tra gli imputati anche l’ex premier Matteo Renzi, gli ex ministri Maria Elena Boschi e Luca Lotti e l’avvocato Alberto Bianchi, che ne è stato presidente. I supremi giudici avevano ordinato la restituzione a Carrai, assistito dall’avvocato Massimo Dinoia, di quanto gli era stato sequestrato.

Renzi: “Magistrati smentiti per la quinta volta”

«Per la quinta volta la Cassazione smentisce i magistrati di Firenze. L’inchiesta Open si sta rivelando uno scandalo ogni giorno più grande. Il tempo è galantuomo, certo, ma quanta pazienza ci vuole», scrive su twitter il leader di Iv Matteo Renzi.

Open, la censura della Cassazione

Secondo la Cassazione, il Tribunale del Riesame “nel qualificare la Fondazione Open non si è uniformato ai principi di diritto affermati nelle precedenti sentenze e non ha considerato la disciplina dettata per le fondazioni”, “avendo omesso di accertare se la Fondazione Open avesse avito un’operatività diversa da quella apparente e dichiarata, fungendo da strumento surrettizio volto ad aggirare il divieto di finanziamento illecito ai partiti”.

La Corte di Cassazione censura il Tribunale del Riesame anche per non essersi confrontato “con le deduzioni difensive che avevano messo in rilievo il costante impegno, organizzativo e finanziario, profuso dalla Fondazione nel sostenere annualmente gli eventi della Leopolda, incontri a carattere eminentemente politico con programmazione di numerosi laboratori, eventi di discussione, occasioni di partecipazione della società civile, diretti a stimolare il confronto su temi oggetto delle attività espressamente previste dallo statuto della Fondazione, senza peraltro alcun collegamento con le attività del Partito democratico”.
Secondo i supremi magistrati, così facendo il Riesame ha omesso “di accertare se, e in che misura, vi fosse deviazione dagli scopi statutari della Fondazione nello svolgimento delle sue attività”.
La disciplina delle fondazioni, ricorda la Cassazione, “riconosce espressamente e consente che queste possano raccogliere fondi, erogare somme a titoli di liberalità e contribuire al finanziamento di iniziative di partiti, movimenti politici o loro articolazioni interne o di parlamentari o consiglieri regionali, in misura superiore al 10% dei propri proventi di esercizio dell’anno precedente. Il giudice del rinvio dunque – sottolineano sempre i supremi giudici – avrebbe dovuto in via preliminare verificare se l’attività della Fondazione Open avesse esorbitato o meno dall’ambito fisiologico della fondazione politica delineata dal legislatore e solo successivamente verificare se l’eventuale presenza di una attività distonica rispetto al modello legale consentisse di considerare la stessa quale ‘articolazione politico-organizzativa del Partito Democratico (corrente renziana)'”

30 Marzo 2022 ( modificato il 31 Marzo 2022 | 21:04 )
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il giornale
Più letto del mondo