Spogliatoio della vergogna, Bonucci si scusa, la Figc nicchia
Spogliatoio della vergogna, Bonucci si scusa. «Stavamo provando un momento di grande delusione e non abbiamo fatto caso a questi particolari che però fanno la differenza». Con queste parole Leonardo Bonucci si è scusato -senza se e senza ma – per la sporcizia lasciata dai giocatori azzurri negli spogliatoi dello stadio Barbera di Palermo. I fatti risalgono al dopo Italia-Macedonia del Nord. A suo dire, tanto ha pesato la frustrazione per quella che probabilmente è la più grave sconfitta della storia del calcio italiano.
Spogliatoio della vergogna, Bonucci si scusa, la Figc nicchia
In effetti le condizioni dello spogliatoio azzurro –dove sembrava essersi cambiata una mandria, non la nazionale campione d’Europa – erano francamente imbarazzanti. Bottiglie di plastica gettate a terra, cartacce ammassate ovunque, cestini rivoltati. Nulla di lontanamente vicino ad una condizione di decenza. Le foto di rifiuti sparpagliati per terra sono state diffuse da vari media. Ed hanno fatto irritare i tifosi, già naturalmente critici con gli azzurri per la seconda esclusione consecutiva dal mondiale.
“Chiediamo scusa”
«Chiediamo scusa, di sicuro la prossima volta faremo più attenzione», ha promesso il difensore della Juve intervenendo da Coverciano alla conferenza stampa del ct Roberto Mancini alla vigilia di Turchia-Italia. «Nelle prossime partite chiederemo più attrezzature per gestire e buttare via i rifiuti, chiediamo scusa per come abbiamo sbagliato», ha aggiunto sommessamente.
Nel frattempo la stessa FIGC ha fatto sapere di aver contattato il Palermo Calcio, società che normalmente utilizza l’impianto vicino alla spiaggia di Mondello dove si è disputata la partita contro i macedoni, per scusarsi dell’accaduto. Tuttavia la FIGC ha anche evidenziato che non tutto quello che era stato abbandonato non apparteneva ai calciatori e allo staff della Nazionale. Insomma: qualcuno (secondo quanto lasciato trapelare) avrebbe “caricato” la scena prima di mettere online il video. Che poi è diventato virale su internet.
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