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5:00 am, 17 Marzo 22 calendario

Zingaretti: «Questo Re di un carcere è ubriaco di potere»

Di: Patrizia Pertuso
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TV Da una parte il colonnello Kurtz di Apocalypse Now che, secondo Luca Zingaretti «umilmente somiglia molto al Re». Dall’altra l’impianto della tragedia greca con un personaggio al centro e tutt’intorno il Coro. Nel mezzo, un carcere che riprende il panopticon di Jeremy Bentham, un luogo in cui si riesce ad osservare tutto contemporaneamente.

Dal 18 marzo su Sky Atlantic (https://guidatv.sky.it/canali/sky-atlantic-hd/9095) e su NOW (https://www.nowtv.it/) andranno in onda gli otto episodi di Il Re, primo prison drama italiano, sceneggiato da Stefano Bises, Peppe Fiore, Bernardo Pellegrini e Davide Serino, e diretto da Giuseppe Gagliardi.

Luca Zingaretti, il Re

Il Re (Bruno Testori, direttore del carcere di San Michele) è Luca Zingaretti: «è un uomo che ha perso la bussola, un po’ come il colonnello Kurtz di “Apocalypse Now”; è partito per una missione con un obiettivo chiaro, ma strada facendo ha visto e ha fatto tanti errori che è arrivato a perdere se stesso. Avendo a che fare con la giustizia decide di farsi Dio, quel dio che una volta era l’origine del Re: si sostituisce ai giudici e decide chi far star bene e chi no».

Sicuramente, un personaggio politicamente scorretto che si muove tra diverse sfaccettature: nella vita privata è un ex marito che trova conforto tra le braccia della ex moglie (Barbora Bobulova); nel lavoro un uomo che crede in una giustizia “personalizzata”.

«A volte – continua Zingaretti – è necessario essere politicamente scorretti rispetto al pensiero dominante: o si rinuncia ad articolare le proprie idee, o qualcosa di politicamente scorretto si finisce per dirlo».

Le tre donne del Re

Accanto a lui, Re di questa pseudo tragedia greca, un Coro formato da tre donne: la ex moglie Gloria, il pubblico ministero Laura Lombardo (Anna Bonaiuto dice di lei: «rappresenta la bilancia della giustizia, è una donna che si è messa una corazza e che è entrata nel mondo degli uomini; ha una grande potenza morale ma è anche sarcastica, spiritosa, a vota irritante e antipatica») e Sonia Massini (Isabella Ragonese, unico ufficiale donna che diventa il comandante della penitenziaria).

Il carcere diventa protagonista

Il tutto è ambientato in un carcere che riprende una struttura abbandonata di Civitavecchia, vicino Roma, e il panopticon di quello torinese: anche lui, il carcere, a suo modo, è un protagonista, un luogo iconico da cui far partire luoghi fisici e spazi mentali. Un luogo che comprime fino a schiacciare i personaggi che si muovono in esso. «La sua architettura – spiega lo sceneggiatore Peppe Fiore – dà forma all’ossessione di Bruno rappresentando una giustizia arbitraria, ma al tempo stesso solida». Una solidità che solo il “potere” può continuamente rafforzare fino alla totale perdita di controllo.

«Il potere illimitato fa perdere la bussola»

«Se si dà potere illimitato ad un uomo – afferma Luca Zingaretti – quell’uomo perde la bussola». Inevitabile, allora, la domanda su Putin e su quello che sta accadendo tra Russia e Ucraina. «Sono attonito da questa situazione. Ora serve l’impegno di tutti: dobbiamo dire stop alla guerra – afferma Zingaretti -, il resto viene dopo. Fermate i bombardamenti, subito».

«Montalbano e Testori sono mondi diversi»

Infine, l’immancabile paragone tra il commissario Montalbano e il direttore del carcere Bruno Testori. «Sono due mondi separati, diversi, non comparabili – conclude Zingaretti -: Montalbano è una maschera, un personaggio della Commedia dell’Arte che racconta la sua visione della vita ma che in realtà non esiste nel mondo reale. Bruno Testori è ben ancorato alla realtà, con importanti problemi reali».

PATRIZIA PERTUSO

17 Marzo 2022 ( modificato il 16 Marzo 2022 | 16:37 )
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